| coda di lupo |
| | CITAZIONE (Head//=\\Hunter @ 22/1/2005, 18:53) | CITAZIONE (coda di lupo @ 21/1/2005, 16:52) | CITAZIONE (Head//=\\Hunter @ 21/1/2005, 15:52) | Ecco, bravi tutti. Allora qualcuno si occupi di aprire un post per ogni morto sul posto di lavoro, dove tutti esporremo il nostro cordoglio. Nel frattempo se possibile, cerchiamo di capire se siamo abbastanza uomini da poter esprimere amarezza per la morte di una persona, il cui mestiere potrete anche non condividere, ma che implica una scelta di vita non molto diversa, nei presupposti e alla luce dei vostri discorsi, da quella di fare, per esempio, l'ultrà.
RIP
PS Vi hanno tolto la naja e adesso non vi vanno bene neanche i professionisti. E' grazie a chi scveglie di fare il soldato (e dico SOLDATO, non militare...) che l'avete sfangata, eh... Quanti discorsi inutili quando basterebbe dire "condoglianze"... Mi chiedo, a volte, cosa stia succedendo a questo Paese, ma leggendo certe prese di posizione sterili, fini a se stesse, arroganti, capisco che la colpa non è solo di chi sta in alto... |
poste le condoglianze alla famiglia, che mi sembra di nn aver negato, e posto pure il sentimento di umanità e cordoglio che accompagna la morte di una persona, ribadisco, orgogliosamente, il giudizio che do sulle persone che compiono quella scelta.
partendo dalle differenze sostanziali:
- chi va a fare la guerra, sa che rischia la vita. mi sembra che questo sia chiaro a tutti, vorrei sapere chiaramente chi ha l'ardire di negarlo. queste scelte si compiono in piena consapevolezza dei rischi a cui si va incontro, e nella piena consapevolezza degli stipendi che si potranno ricevere.
- chi va ogni mattina in un cantiere, senza un contratto regolare, senza le garanzie di diritti e tutele, senza alcun tipo di misura di sicurezza, nn lo fa per scelta, ma per necessità. a questa scelta è obbligato da un sistema che nn gli permette di avere la possibilità di un lavoro sicuro e garantito.
questa differenza è evidente e innegabile.
e ora veniamo alle differenze di merito:
ogni mattina milioni di lavoratori e di lavoratrici si alzano e affrontano una giornata di lavoro. servono il paese, senza andare in uno stato straniero a tentare di civilizzare, a indottrinare, a gettare bombe o a uccidere innocenti. loro meritano la gratitudine di tutti noi. loro meritano le onoreficenze delle istituzioni. loro meriterebbero anche di andare al lavoro al mattino, con la sicurezza di tornare a casa alla sera, sani.
chi va in guerra, nn onora ne il paese, ne la costituzione. va innanzitutto sapendo di andare in luoghi ad alto rischio, con una scelta netta, precisa. va, ricordiamocelo, nn a servire il nostro paese, ma a seguire gli ordini dettati dagli stati uniti d'america.
sull'equiparazione militare=ultras, mi sento sinceramente di soprassedere.
e veniamo poi alla questione della leva obbligatoria.
se può interessare, io ero contrario alla sua abolizione, proprio per la paura che mi fa il lasciare nelle mani di questi fanatici le redini dell'esercito della nostra repubblica. nn l'abbiamo sfangata, anche perchè sarebbe cmq rimasto il servizio civile obbligatorio. e nn vedo dove stia l'inferiorità nel servire il paese da civile, piuttosto che da militare. io ci vedo solo tanta lungimiranza e tanto buonsenso in più. |
Vedi sopra, ma su alcuni punti meriti risposta personalizzata. Chi va in guerra sa che rischia la vita e non serve che tu lo ricordi a nessuno. Il che, almeno dal mio punto di vista, basterebbe già a metterlo su un piedistallo più alto di chei sa invece solo difendere, anche se "orgogliosamente", le proprie chiacchiere virtuali.
Ciò premesso, non vedo in che modo questa sua consapevolezza personale mi debba impedire di soffrire per la sua morte, nel momento in cui questa avvenga sul serio, oppure mi obblighi a istituire un confronto con chi invece la vita la perde senza aspettarselo. Terreno per esercitazioni di masturbazione mentale, ma poco altro.
"chi va ogni mattina in un cantiere, senza un contratto regolare, senza le garanzie di diritti e tutele, senza alcun tipo di misura di sicurezza, nn lo fa per scelta, ma per necessità. a questa scelta è obbligato da un sistema che nn gli permette di avere la possibilità di un lavoro sicuro e garantito". Perchè? Potrebbe sempre fare il militare... Scherzi a parte (ma neanche tanto, visto l'assunto tuo di partenza...), fotografi una realtà innegabile, ma che ancora non capisco in che modo possa incidere sul rispetto che mi sento di dare al soldato morto. Seguendo il tuo ragionamento è allo stesso modo da rispettare poco anche chi SCEGLIE di studiare e fare, chessò, il commercialista. Oppure chi passa le ore a scrivere su un forum invece di scendere in strada a lavorare con quese categorie o a battersi per il oro diritti. Che poi la fotografi anche male questa realtà, visto che parli di cantieri, ma nei cantieri chi non ha contratto regolare ecc. è in realtà una minoranza, quando almeno dal punto di vista economicio fare il muratore è ancora molto ma molto preferibile, per esempio, a lavorare in fabbrica. E fabbrica o cantiere, ti dimentichi che spesso le condizioni di sicurezza ci sono, ma è il lavoratore stesso che per abitudine, routine ecc. non segue le procedure alla perfezione. Non si tratta certo della maggior parte dei casi, ma ci sono anche questi. E come la mettiamo? Rispetto o no in questo caso? E' sempre colpa del sistema oppure dei soldati italiani? o di chi? Io invece, che sono un ignorante, quando qualcuno muore in questa maniera, al di là delle domande che possa farmi, parto da una posizione limpida, precisa e piena: cordoglio.
"servono il paese, senza andare in uno stato straniero a tentare di civilizzare, a indottrinare, a gettare bombe o a uccidere innocenti" Sorvolando sul fatto che, non so tu, ma io sono proprio uno di quei milioni, quindi ti ringrazio, sulle attività del contingente italiano in Irak non ero ben informato. Ti sono grato per avermi aperto gli occhi. Vorrei saperne di più: hai visto di persona i tentativi di indottrinamento (a cosa?), le compiaciute uccisioni di innocenti ecc.? Oppure ne hai sputo da qualche testo di indubitabile affidabilità, che so, un ciclostilato in proprio di un centro sociale? In questo caso ti sarei grato se mi citassi passi e autori. E poi mi pare che siamo giunti al cuore del tuo pensiero, lasciamo erdere morti sul lavoro ecc. Siamo alla famosa equazione "soldato italiano=Berlusconi=fascista=invasore americano=stupratore=torturatorediinnocentiiracheni=...". Potevi dirlo subito. Mi sarei risparmiato un sacco di parole. Cercare di dimostrarti come credo la tua visione delle cose sia un po' distorta non penso servirebbe a nulla, per cui mi limito a dirti: sono certo che le cose non stiano così. E parlo del singolo soldato, non del contesto, per essere chiari.
"chi va in guerra, nn onora ne il paese, ne la costituzione. va innanzitutto sapendo di andare in luoghi ad alto rischio, con una scelta netta, precisa. va, ricordiamocelo, nn a servire il nostro paese, ma a seguire gli ordini dettati dagli stati uniti d'america."
Costituzione: potresti avere qualche ragione, ma a parte che il discorso lo lascerei ai costituzionalisti, ti rispondo con una domanda: tu pensi di onorare la costituzione, da cui emana tutto l'ordinamento giuridico italiano, diritto penale compreso, quando fai a botte con un genoano? Perchè non è che le leggi e i loro principi si possano usare una volta sì e una no, quando fanno comodo sì e quando fanno comodo no... Ricorda che chi la Costituzione l'ha scritta avrebbe avuto a cuore molto più la sorte del soldato italiano che di te, ultrà... Paese: forse non lo onorerà, ma a mio modo di vedere nemmeno lo disonora. E comunque mi sa che io e te diamo una valenza diversa al termine "onore". Ordini USA: hai quasi ragione. ma mi sa che tu, da persona evoluta quale sei, accrediti il soldato italiano di una cultura e di una coscienza storica e politica, nonchè di un potere di scelta, un po' superiori alla realtà dei fatti. Chi ubbidisce a Washington non porta la divisa, ma se ne sta in doppiopetto a Roma, il soldato che va in Irak invece ubbidisce a ciò che lui, a torto o a ragione, crede sia il suo Paese.
"sull'equiparazione militare=ultras, mi sento sinceramente di soprassedere.". soprassiedi pure se vuoi. Ma della tua sincerità non so che cazzo farmene. Nè tanto meno della spocchia che traspare dalla tua frase, che con me cade male tanto in termini di cultura, che di età, che di "vissuto". L'equiparazione era solo in senso lato ed era tra SOLDATO e ultrà. La spiego un po' nella risposta precedente e comunque immagino che non troveremmo terreno comune neanche qui. ho già detto come io pensi che i nostri concetti di "onore" si situino a mille miglia l'uno dall'altro. Il mio concetto di onore accomuna chiunque combatta, tenendolo saldo dentro di sè, rischiando qualcosa, per qualsiasi causa, con i pugni, i fucili d'assalto, i carri armati ecc. ecc. Quindi è più facile che veda più vicino a me un soldato che uno spocchioso ragazzino che digita su una tastiera. e adesso soprassiedi pure.
Leva. Nelle mani dei fanatici? Guarda che le "redini" dell'esercito le hanno in mano oggi gli stessi fanatici di ieri. Ah ma... Tu forse sei uno di quelli che pensano che un esercito di leva si sarebbe spontaneamente e proletariamente ribellato di fronte alla vile aggressione all'innocente popolo irakeno. Mentre questi fanatici (si parla sempre del singolo soldato) si sono vigorosamente sfregati le mani pregustando il tanto atteso bagno di sangue. e immagino che, visto come ancora una volta mi apri gli occhi, la accreditatissime fonti siano sempre le stesse, oltre naturalmente alla tua superiore conoscenza e capacità di valutare i fatti. Sperare che un giorno tu ti svegli dalla fiaba alla quale pensi di partecipare, ritengo sia sperare troppo. Servizio civile. D'accordo. Buonsenso e lungimiranza. Per alcuni anche una buona dose di strizza e di incapacità di rinunciare, anche per 10 o 12 mesi, al proprio stile di vita, agli agi, a trutto ciò che è oggi considerato "diritto acquisito e intangibile" della marmorea gioventù italica.
Saluti e sveglia |
Iniziamo col dire una cosa. Qui, chi si pone su un piedistallo, nn sono di certo io. Dall’alto della tua esperienza (che nn voglio mettere in dubbio, mi fido sulla parola) sembri pontificare, permettendoti di inserire qua e la nella discussione divagazioni molto discutibili sulla mia persona. Leggasi per esempio “..chiacchere virtuali..” , “..chi passa le ore a scrivere su un forum invece di scendere in strada a lavorare con quese categorie o a battersi per il oro diritti..”. Prima di tutto, chiariamo che tu nn sai nulla sulla mia persona e nn sai nulla su ciò che io posso o meno aver fatto nella mia vita, dal lavorare al scendere in piazza. Per questi motivi, ti chiederei gentilmente di evitare questi apprezzamenti. In più, nn vedo cosa possa portare di utile alla discussione, tanto che mi sforzerò di nn ricambiare con la stessa moneta.
-- “non vedo in che modo questa sua consapevolezza personale mi debba impedire di soffrire per la sua morte, nel momento in cui questa avvenga sul serio --
Nessuno ha negato la vicinanza alla famiglia, o il cordoglio. Ero stato piuttosto chiaro, lo avevo detto esplicitamente, ma poi, essendo tra persone che considero civili, le condoglianze le ho ritenute scontate e banali, e ho voluto superarle per intavolare un discorso un po’ più utile e costruttivo, mi era sembrato più interessante spostare il discorso su una analisi diversa. Evidentemente in alcuni casi è utile fare orecchie da mercante e far finta di nn aver letto…
-- “oppure mi obblighi a istituire un confronto con chi invece la vita la perde senza aspettarselo. Terreno per esercitazioni di masturbazione mentale, ma poco altro.” --
Io il confronto lo faccio eccome, perché la morte di una persona, posto il dolore, nn mi impedisce cmq di dare un giudizio storico circa quello per cui quella persona è morta. La persona che muore lavorando nn va in un altro paese a conquistare, ma resta nel suo per contribuire alla sua crescita. Da qui si muove il giudizio storico che si può dare su questi avvenimenti e prende origine pure il confronto tra le due situazioni. se queste le chiami masturbazioni mentali, nn so che dirti, credo però che faresti bene a pesare le parole con più attenzione.
-- “Seguendo il tuo ragionamento è allo stesso modo da rispettare poco anche chi SCEGLIE di studiare e fare, chessò, il commercialista.” --
No no. Nn ci siamo capiti. Il rispetto va alla persona in quanto tale, ma è il giudizio come ho detto sul suo agire che io prendo in considerazione. Nn sostengo la supremazia del muratore sul commercialista o viceversa, ma sottolineo come la scelta di andare in un paese straniero tentando di assoggettarlo ai voleri del proprio, o ai voleri di un terzo (nel caso, gli USA), sia sbagliato e ingiustificabile. Per questo il rispetto verso il loro lavoro, da parte mia, nn ci sarà mai.
Chiudiamo venendo alla leva e al servizio civile. Sulla leva il mio era un discorso di principio, e cmq resta una divagazione che nn è pertinente al discorso. Resta il fatto che io ero favorevole al servizio di leva obbligatorio, chiaramente con l’opzione del servizio civile. Sulla questione della strizza, della paura e della mancanza di spirito di sacrificio dei volontari del servizio civile, penso che sia l’ennesima caduta di stile dei tuoi commenti. Sicuramente ci saranno persone che nn sono mosse dai principi alti che hanno portato all’istituire il servizio civile, ma le tue frasi suonano come un insulto verso coloro che invece in questi valori credono e che fanno molto per aiutare persone in difficoltà.
Mettendoci la faccia, le mani, la volontà, senza bisogno di uno stipendio da xxmila euro e senza bisogno di fucili d’assalto, elicotteri o bombe intelligenti.
Saluti anche da parte mia.
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