VIVERE ULTRAS forum: I colori ci dividono, la mentalità ci unisce! (dal 23/01/04)

Canti popolari di sinistra, comunisti, partigiani, antifascisti

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1999
view post Posted on 2/6/2005, 12:52     +1   -1




EL PUEBLO UNIDO JAMAS SERA' VENCIDO


TESTO

Autore: Quilapayun - S. Ortega Anno 1970


El pueblo unido jamas sera vencido,
el pueblo unido jamas sera vencido!
De pie, marchar que vamos a triunfar.
Avanzan ya banderas de unidad,
y tu vendras marchando junto a mi
y asi veras tu canto y tu bandera
al florecer la luz de un rojo amanecer
anuncia ya la vida que vendra.

De pie, luchar,
que el pueblo va a triunfar.
Sera mejor la vida que vendra
a conquistar nuestra felicidad
y en un clamor mil voces de combate
se alzaran, diran,
cancion de libertad,
con decision la patria vencera.

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
con voz de gigante gritando: Adelante!
El pueblo unido jamas sera vencido,
el pueblo unido jamas sera vencido!

La patria esta forjando la unidad.
De norte a sur se movilizara,
desde el salar ardiente y mineral
al bosque austral,
unidos en la lucha y el trabajo iran
la patria cubriran.
Su paso ya anuncia el porvenir.

De pie cantar que el pueblo va a triunfar
millones ya imponen la verdad.
De acero son, ardiente batallon.
Sus manos van, llevando la justicia
y la razon, mujer,
con fuego y con valor,
ya estas aqui junto al trabajador.

Y ahora el pueblo que se alza en la lucha
con voz de gigante gritando: Adelante!
El pueblo unido jamas sera vencido,
El pueblo unido jamas sera vencido!



Il popolo unito non sarà mai vinto!
In piedi, cantiamo, che trionferemo,/ avanzano le bandiere dell'unità/ e tu verrai a marciare al mio fianco/ così vedrai il tuo canto e la tua bandiera fiorire.
La luce di un'alba rossa/ annuncia ormai la vita che verrà.
In piedi, marciamo, che il popolo trionferà;/ sarà migliore la vita che verrà.
Conquistiamo la nostra felicità;/ in un clamore, mille voci di lotta si alzeranno;/ diranno canzoni di libertà.
Con decisione la patria vincerà.
E ora il popolo che si alza nella lotta, con voce di gigante grida: avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
La patria sta forgiando l'unità; da nord e sud si mobiliterà,/ dalle saline ardenti e minerali, al bosco australe, uniti nella lotta e nel lavoro,/ andranno, la patria copriranno.
Il loro passo ormai annuncia l'avvenire.
In piedi, cantiamo, che il popolo trionferà.
Milioni ora impongono la verità;/ sono di acciaio, ardente battaglione, le loro mani portano la giustizia e la ragione.
Donna, con fuoco e valore, tu sei qui insieme al lavoratore.
E ora il popolo che si alza nella lotta, con voce di gigante grida: avanti!
Il popolo unito non sarà mai vinto!
 
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1999
view post Posted on 2/6/2005, 12:57     +1   -1




NOI VOGLIAMO DIO IN CAMICIA ROSSA

il canto è dell'aprile del 1945, cantato da alcuni partigiani appartenenti alle brigate garibaldine.
Si tratta ovviamente di una irriverente satira del notissimo inno ecclesiastico "Noi vogliam Dio ch'è nostro padre" e il canto in questa versione era noto, oltre che nel Piacentino, anche nel Novarese.
La registrazione è stata effettuata da Mario Di Stefano a Monticelli d'Ongina il 29 maggio 1975.


TESTO


Noi vogliam Dio in camicia rossa
e san Giuseppe con il mitra in man,
vogliam la Madonna in bicicletta
è la staffetta di noi partigian.

Deh, benedici o Stàlin
i nostri partigian,
vogliam Togliatti ch'è nostro padre,
vogliamo Lénin ch'è nostro re,
vogliam Togliatti ch'è nostro padre,
vogliamo Lenin ch'è nostro re.



 
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lecco
view post Posted on 2/6/2005, 13:09     +1   -1




FIGLI DELL'OFFICINA

Arrangiamento di un pezzo popolare, anche canto partigiano, poi diventato canto di rivolta. Il testo è un adattamento dell'inno degli anarchici .
Il testo originale fu scritto da Giuseppe Raffaelli e Giuseppe De Feo, anarchici carraresi, nel 1921, mentre si preparavano ad affrontare le squadracce fasciste con gli “Arditi Del Popolo”.

TESTO

Figli dell'officina
o figli della terra,
già l'ora si avvicina
della più giusta guerra,
la guerra proletaria
guerra senza frontiere...
Innalzeremo al vento
bandiere rosse e nere.
Dai monti e dalle valli
giù giù scendiamo in fretta,
pure le man dai calli
noi le farem vendetta.
Del Popolo gli Arditi
noi siamo i fior più puri,
noi salutiam la morte
bella vendicatrice,
noi schiuderem le porte
a un'era più felice.
Ai morti ci stringiamo
e senza impallidire
per l'Anarchia pugnamo
o Vincere o Morire...
Innalzeremo al vento
bandiere rosse e nere
 
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view post Posted on 2/6/2005, 16:27     +1   -1
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INSORGETE

Lasciate le fabbriche,
le scuole, le case,
correte correte
uniti all’attacco.
Brigate d’assalto
le armi impugnate
e contro i fascisti
e i tedeschi sparate.
Compagni insorgete!
Son qui i partigian.

I nostri migliori
finiti han la lotta,
colpiti, accoppati,
inchiodati alla gogna.
Noi non paventiam
la tortura e la morte;
avanti fratelli,
siam pronti, siam pronti.
A noi la vittoria.
Sorgete, Italiani!

Il sangue dei nostri
ci grida vendetta;
nulla può arrestare
il furor delle masse.
A Genova, Spezia,
Torino e Milano,
scacciate i nazisti
con l'arma alla mano.
Scacciate i nazisti.
Avanti, Italiani!
[/B]
 
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view post Posted on 2/6/2005, 16:33     +1   -1
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COMPAGNI FRATELLI CERVI

Metti la giubba di battaglia,

mitra, fucile e bombe a mano,

per la libertà lottiamo,

per il tuo popolo fedel.

E' giunta l'ora dell'assalto,

il vessillo tricolore,

e noi dei Cervi l'abbiam giurato

vogliam pace e libertà, e libertà.

Compagni, fratelli Cervi,

cosa importa se si muore

per la libertà e l'onore

al tuo popolo fedel.

E' giunta l'ora dell'assalto...

Compagni, fratelli Cervi...
 
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monadegiallorossa
view post Posted on 2/6/2005, 16:34     +1   -1




consiglio cantilotta.org
c'è tutto.
 
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1999
view post Posted on 2/6/2005, 18:43     +1   -1




LA LOCOMOTIVA


Autore F. Guccini


TESTO


Non so che viso avesse, neppure come si chiamava

Con che voce parlasse, con quale voce poi cantava

Quanti anni avesse visto allora

Di che colore i suoi capelli

Ma nella fantasia ho l’immagine sua

Gli eroi son tutti giovani e belli



Conosco invece all’epoca dei fatti qual era il suo mestiere

I primi anni del secolo, macchinista ferroviere

I tempi in cui si cominciava

La guerra santa dei pezzenti

Sembrava il treno anch’esso un mito di progresso

Lanciato sopra ai continenti



E la locomotiva sembrava fosse un mostro strano

Che l’uomo dominava con il pensiero e con la mano

Ruggendo si lasciava indietro

Distanze che sembravano infinite

Sembrava avesse dentro un potere tremendo

La stessa forza della dinamite



Ma un’altra grande forza spiegava allora le sue ali

Parole che dicevano “gli uomini son tutti uguali”

E contro ai re e ai tiranni

Scoppiava nella via

La bomba proletaria, e illuminava l’aria

La fiaccola dell’anarchia



Un treno tutti i giorni passava per la sua stazione

Un treno di lusso, lontana destinazione

Vedeva gente riverita

Pensava a quei velluti e agli ori

Pensava al magro giorno della sua gente attorno

Pensava a un treno pieno di signori



Non so che cosa accadde, perché prese la decisione

Forse una rabbia antica, generazioni senza nome

Che urlarono vendetta

Gli accecarono il cuore

Dimenticò pietà, scordò la sua bontà

La bomba sua la macchina a vapore



E un giorno come gli altri, ma forse con più rabbia in corpo

Pensò che aveva il modo di riparare a qualche torto

Salì sul mostro che dormiva

Cercò di mandar via la sua paura

E prima di pensare a quel che stava a fare

Il mostro divorava la pianura



Correva l’altro treno, ignaro e quasi senza fretta

Nessuno immaginava di andare verso la vendetta

Ma alla stazione di Bologna

Arrivò la notizia in un baleno

"Notizia d'emergenza, agite con urgenza

Un pazzo si è lanciato contro il treno”



Ma intanto corre corre corre la locomotiva

E sibila il vapore, e sembra quasi cosa viva

E sembra dire ai contadini curvi

Il fischi che si spande in aria

Fratello non temere, che corro al mio dovere

Trionfi la giustizia proletaria

E intanto corre corre corre sempre più forte

E corre corre corre corre verso la morte

E niente ormai può trattenere

L’immensa forza distruttrice

Aspetta solo lo schianto e poi che giunga il manto

Della grande consolatrice



La storia ci racconta come finì la corsa

La macchina deviata lungo una linea morta

Con l’ultimo suo grido d’animale

La macchina eruttò lapilli e lava

Esplose contro il cielo, poi il fumo sparse il velo

Lo raccolsero che ancora respirava



Ma a noi piace pensarlo ancora dietro la motore

Mentre fa correr via la macchina a vapore

E che ci giunga un giorno

Ancora la notizia

Di una locomotiva come un cosa viva

Lanciata a bomba contro l’ingiustizia
 
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1999
view post Posted on 2/6/2005, 18:46     +1   -1




LA GUARDIA ROSSA


TESTO

Quel che si avanza è uno strano soldato.
Viene da Oriente e non monta destrier./ La man callosa ed il viso abbronzato,/ è il più glorioso di tutti i guerrier./ Non ha pennacchi e galloni dorati,/ ma sul berretto scolpiti e nel cor/ mostra un martello e una falce incrociati:/ gli emblemi del lavor! Viva il lavor!


E' la Guardia Rossa/ che marcia alla riscossa/ e scuote dalla fossa/ la schiava umanità.
Giacque vilmente la plebe in catene/ sotto il tallon dell'iniquo padron:/ dopo millenni di strazi e di pene/ l'asino alfine si cangia in leon./ Sbrana furente il succhion coronato/ spoglia il nababbo dell'or che rubò,/ danna per fame al lavoro obbligato/ chi mai non lavorò, non lavorò.
E' la Guardia Rossa/ che marcia alla riscossa/ e scuote dalla fossa/ la schiava umanità.
Accorre sotto la rossa bandiera/ tutta la folla dei lavorator:/ rimbomba il passo dell'epica schiera/ sopra la tomba del mondo che muor./ Tentano invano risorgere i morti;/ tanto a che vale lottar col destin?/ Marciano al sole più ardenti e più forti/ le armate di Lenin! Viva Lenìn!
E' la Guardia Rossa/ che marcia alla riscossa/ e scuote dalla fossa/ la schiava umanità.
Quando alla notte la plebe riposa/ nella campagna e nell'ampia città,/ più non la turba la tema paurosa/ del suo vampiro che la svenerà./ Ché sempre veglia devota e tremenda/ la Guardia Rossa alla sua libertà:/ la tirannia cancrenosa ed orrenda/ più non ritornerà, non tornerà!
Ché la Guardia Rossa/ già l'inchiodò alla fossa, /nell'epica riscossa/ dell'umanità
 
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1999
view post Posted on 2/6/2005, 18:51     +1   -1




VIVA LENIN

Autore: Raffaele Mario Offidani

TESTO



Fuggite o schiavi la malinconia

Perché incomincia la felicità

Sullo sfacelo della borghesia

Nasce l'aurora della libertà



Si la bandiera di Lenin s'innalzerà

E nella terra e nel cielo

La legge di Lenin trionferà



L'imboscato guerrier nazionalista

Innaffia i suoi tartufi col Bordeaux

Il povero soldato trincerista

Son tanti mesi che non si sfamò



si grida il soldato si Lenin verrà

E i vili pescicani

Colpisce con la spada del destin



La pallida figliola della via

Sui marciapiedi il corpo trascinò

La vile e lussuriosa borghesia

Per un tozzo di pane la comprò



Si geme l'afflitta si verrà Lenin

Che mi darà il mio pane

E punirà l'infamia del destin



Nei pressi della lurida galera

Il figlio dell'ergastolano va

E al soffio della rossa primavera

Implora che gli renda il suo papà



Si grida il bambino si viva Lenin

Perché Lenin soltanto

Ritorna l'innocente al suo piccin



Venite libertari e socialisti

Le turbe degli oppressi a liberar

Il santo gonfalone dei comunisti

Sventoli vittorioso in ogni mar



Si grida la folla si Lenin verrà

Viva Lenin ch'è amore

Ch'è faro di giustizia e libertà



Si la bandiera di Lenin s'innalzerà

Nella terra e nel cielo

La legge di Lenin trionferà
 
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lotta dura
view post Posted on 2/6/2005, 19:36     +1   -1




rigurgito antifascista

(autore 99 posse)

Fichettini inamidati tutti turgidi e induriti
vanno per la strada tutti fieri ed impettiti
si sentono virili atletici e puristi
sono merda secca al sole luridi fascisti
Domenica allo stadio tutti a sfogare
frustrazioni accumulate in settimane ad obbedire
obbedire ad un potere strumentale al capitale
sissignore mi dispiace ho fatto molto male
Cala la notte e messe a posto le cartelle
reggono i calzoni con due comode bretelle
rasano la testa l’anfibio bene in mostra
coltello nella tasca e incomincia poi la giostra
Drogato negro, frocio comunista pervertito
terrone punk’ a bestia sadomaso travestito
è inutile nasconderti sarai individuato
e nel cuore della notte sarai sprangato
20 a 1 è la tua forza fascio infame
ti nascondi ed alle spalle mi colpisci con le lame
non ti fai vedere in faccia non serve a niente
con la tua puzza di merda ti distinguo tra la gente

rit. C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista

Stai a sentire verme schifoso
tu non mi campi a lungo ti mando a riposo
c’è una sola violenza che posso accettare
lotta di classe contropotere
Violenza dettata da necessità
necessità oggettiva quella di poter campà’
Campare liberato dal lavoro salariato
ma la tua violenza l’ho già spiegato
è l’azione più eclatante miserabile e impotente
di chi non può far niente disprezzato dalla gente

rit. C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista

Sei il braccio armato del padronato
che ti succhia fino all’osso e poi sei sei licenziato
miserabile servo dei servi di potere
tu questo lo sai bene e ti fa incazzare
vuoto come un cesso non ti sai organizzare
vigliacco depresso ed incominci a picchiare
dite rivoluzione fottutissimi vermi
ma siete solo servi dei servi dei servi
"Servi dei servi dei servi
nulla può smentire la parola dei bastardi
generati come automi o peggio bene di consumo
sistematicamente MERDA
per chi vende immagini ricicla stereotipi
a reti unificate per la brava gente
l’informazione di regime non vede e non sente niente
non si parla di chi è picchiato bruciato
mentre il fascista oggi è guardia dello stato
in nome di un valore finto uccide per istinto
come bestie feroci accecate dalla tua idiozia
99 POSSE e ZOU antifascismo militante
senza tregua la sola costante
in culo a quella gente che pensa incoerentemente
per questo chi mi ascolta non mi darà ascolto
l’unico fascista buono è il fascista morto"

rit. C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista

Dico non mi provocare dico non mi provocare
dico stammi lontano dico vattene a cacare
dico se mi incontri per la strada incomincia a scappare
tieni bene a mente dico non dimenticare
Tocca i compagni e sò’ cazzi da cacare
mi puoi fare l’agguato mi puoi sprangare
ma i compagni sono tanti ti verranno a cercare
in massa di giorno per fartela pagare
E allora non si scappa non c’è niente da fare
la rabbia dei compagni non la si può fermare
come non si può fermare il proprio stesso respirare
lottare e respirare perché è quello che siamo
respiri per non morire
lotti per continuare a campare
La lotta continua va avanti si evolve
e dopo tanti anni di infamie e di vergogne
sarete ricacciati per sempre nelle fogne

rit. C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista
C’ho un rigurgito antifascista
se vedo un punto nero ci sparo a vista

 
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view post Posted on 3/6/2005, 14:33     +1   -1
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Commando Ultras!

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La brigata garibaldi ...stupendo

è considerato l'inno quasi ufficiale delle brigate garibaldine della provincia di Reggio Emilia

Libertà... sì. Libertà... sì.
Noi siamo i partigiani fate largo che passa la brigata Garibaldi
la più bella, la più forte, la più ardita che ci sia,
quando avanza, quando avanza,
il nemico fugge allor
tutto rompe, tutto infrange
con la forza e con l'ardor.

Abbiam la giovinezza in coi., simbolo di vittoria
marciano sempre forte e non temiam la morte, la stella rossa in fronte la civiltà portiamo
ai popoli oppressi
la libertà noi porterem.

Fate largo, che passa la brigata Garibaldi
la più bella, la più forte la più ardita che ci sia
quando passa, quando avanza
il nemico fugge allor siamo fieri, siamo forti per cacciare l'invasor.

Col mitra e col fucile siam pronti per scattare ai traditor fascisti
ce la farem pagare
con la mitraglia fissa
e con le bombe a mano le barbarie commesse sul nostro popolo fedel.






 
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lotta dura
view post Posted on 3/6/2005, 18:49     +1   -1




borghesia

(autore claudio lolli)

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia,
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Sei contenta se un ladro muore, se si arresta una puttana,
se la parrocchia del Sacro Cuore acquista una nuova campana.
Sei soddisfatta dei danni altrui, ti tieni stretti i denari tuoi,
assillata dal grande tormento che un giorno se li riprenda il vento.
E la domenica vestita a festa, con i capifamiglia in testa,
ti raduni nelle tue chiese, in ogni città, in ogni paese.
Presti ascolto all'omelia, rinunciando all'osteria,
così grigia e così per bene ti porti a spasso le tue catene.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia,
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Godi quando gli anormali sono trattati da criminali,
chiuderesti in un manicomio tutti gli zingari e gli intellettuali.
Ami ordine e disciplina, adori la tua polizia
tranne quando deve indagare su di un bilancio fallimentare.
Sai rubare con discrezione, meschinità e moderazione,
alterando bilanci e conti, fatture e bolle di commissione.
Sai mentire con cortesia, con cinismo e vigliaccheria,
hai fatto dell'ipocrisia la tua formula di poesia.

Vecchia piccola borghesia per piccina che tu sia,
non so dire se fai più rabbia, pena, schifo o malinconia.

Non sopporti chi fa l'amore più di una volta alla settimana,
chi lo fa per più di due ore, chi lo fa in maniera strana.
Di disgrazie puoi averne tante, per esempio una figlia artista
oppure un figlio non commerciante o peggio ancora uno comunista.
Sempre pronta a spettegolare in nome del civile rispetto,
sempre li fissa a scrutare un orizzonte che si ferma al tetto.
Sempre pronta a pestar le mani a chi arranca dentro a una fossa,
sempre pronta a leccar le ossa al più ricco ed ai suoi cani.

Vecchia piccola borghesia, vecchia gente di casa mia,
per piccina che tu sia, il vento un giorno ti spazzerà via
 
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ultrapa
view post Posted on 6/6/2005, 14:34     +1   -1




In occasione dell'eccidio condotto dalle forze dell'ordine contro i conttadini siciliani che chiedevano l'applicazione di una legge datata 1948. Siamo 20 anni dopo, nel 1968, ad Avola, in provincia di Siracusa...

Avola, due dicembre 1968

Due dicembre, giorno bianco
per la gente in ufficio
e che si vede passare
solite carte e fatture.

Due dicembre, giorno bianco
per mia madre in cucina,
che cantando prepara
il pranzo e la cena.

Due dicembre, giorno nero
per la gente che è stanca
e che scende nelle strade
perché vuole un po' di pane.

Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.

Ma si sa, si sa che,
ma si sa, si sa che
loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.

Loro vengon coi fucili,
loro vengono coi mitra,
loro vengono in cento,
mai che siano da soli.

Due dicembre, giorno bianco
per mio padre, che è sereno:
oramai è assicurato,
ogni mese paga lo Stato.

Due dicembre, giorno bianco
per la gente che è tranquilla
e che approva con la testa
quello che scrive la stampa.

Due dicembre, giorno nero
per chi cerca una risposta,
per chi agisce e più non parla
e si difende come può.

Due dicembre, giorno nero
per chi chiede un aumento
e la risposta è solo una,
la risposta è di violenza.

Due dicembre, giorno nero,
da finire al cimitero,
da finirci, assassinati
da quei servi mal pagati.
 
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Steek Hutzee
view post Posted on 7/6/2005, 21:09     +1   -1




SVENTOLA BANDIERA ROSSA
(anonimo comunista)

T'amo, con tutto il cuore,
o mia bellissima rossa bandiera,
tu sei il vero amore
del derelitto che sospira e spera.
Quando morrò
ti bacerò
come si bacia l'amante sincera.
Io ti vedrò lassù
sulle rovine di un mondo che fu
bandiera rossa, sventolar ognor,
sul tuo gran popolo in rivolta.
E' vano ogni tormento
per ogni comunista assassinato,
sorgono nuovi a cento
ribelli da un terreno insanguinato.
Per l'oppressor
preda al terror
la nostra forza l'ha ormai schiacciato.
Io ti vedrò lassù
sulle rovine di un mondo che fu
bandiera rossa, sventolar ognor
sul tuo gran popolo in rivolta.
La vile guardia bianca
che i comunisti mette alla tortura,
orsù compagni avanti,
della sbirraglia non abbiam paura.
La libertà
trionferà
la nostra meta è ormai sicura.
Io ti vedrò lassù
sulle rovine di un mondo che fu
bandiera rossa, sventolare ognor.
sul tuo gran popolo in rivolta.
Bandiera rossa,
sventolerai lassù.

Edited by 1999 - 11/3/2006, 21:17
 
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Steek Hutzee
view post Posted on 7/6/2005, 21:13     +1   -1




Quilapayun - Segunda Declaración de La Habana

Fidel Castro


QUESTO E' UN DISCORSO DEL CHE, LETTO DA FIDEL DOPO LA SUA MORTE.
SOTTOFONDO LA MUSICA DEL GRUPPO SUDAMERICANO QUILAPAYUN.
E' STUPENDA, DA BRIVIDI, SCARICATELA.


Ahora esta masa anónima, esta América de color, sombría, taciturna que canta en todo el continente con una misma tristeza y desengaño, ahora esta masa es la que empieza entrar definitivamente en su propia historia, la empieza a escribir con su sangre, la empieza a sufrir y a morir, porque ahora por los campos y las montañas de América, por las faldas de sus sierras, por sus llanuras y sus selvas, entre la soledad o el tráfico de las ciudades, en las costas de los grandes océanos y ríos se empieza a estremecer este mundo lleno de corazones con los puños calientes de deseo de morir por lo suyo, de conquistar sus derechos casi quinientos años burlados por unos y por otros. Ahora sí, la historia tendrá que contar con los pobres de América, con los explotados y vilipendiados de América Latina, que han decido empezar a escribir ellos mismos para siempre su historia. Ya se les ve por los caminos un día y otro a pie, en marchas sin término de cientos de kilómetros, para llegar hasta los Olimpos gobernantes a recabar sus derechos. Ya se les ve, armados de piedras, de palos, de machetes, en un lado y otro, cada día, ocupando las tierras, afincando sus garfios en las tierras que les pertenecen y defendiéndola con sus vidas. Se les ve llevando sus cartelones, sus banderas, sus consignas, haciéndolas correr en el viento, por entre las montañas o a lo largo de los llanos. Y esa ola de estremecido rencor, de justicia reclamada, de derecho pisoteado, que se empieza a levantar por entre las tierras de Latinoamérica, esa ola ya no parará más. Esa ola irá creciendo cada día que pase, porque esa ola la forman los más, los mayoritarios en todos los aspectos, los que acumulan con su trabajo las riquezas, crean los valores, hacen andar las ruedas de la historia y que ahora despiertan del largo sueño embrutecedor a que los sometieron. Porque esta gran humanidad ha dicho basta y ha echado a andar. Y su marcha de gigante ya no se detendrá hasta conquistar la verdadera independencia, por la que ya han muerto más de una vez inútilmente. Ahora en todo caso los que mueran, morirán como los de Cuba, los de Playa Girón, morirán por su única, verdadera e irrenunciable independencia.
Patria o muerte, venceremos.
--------------------------------------------
Ora questa massa anonima, questa America di colore, scura, taciturna, che canta in tutto il continente con la stessa tristezza e disinganno; ora questa massa è quella che comincia ad entrare definitivamente nella sua storia, comincia a scriverla col suo sangue, comincia a soffrirla e a morire; perché ora per le campagne e per i monti d'America, per le balze delle sue terre, per i suoi piani e le sue foreste, fra la solitudine o il traffico delle città, lungo le coste dei grandi oceani e le rive dei fiumi comincia a scuotersi questo mondo ricco di cuori ardenti, pieni di desiderio di morire per "quello che è suo", di conquistare i suoi diritti irrisi per quasi cinquecento anni da questo o da quello.
Ora sì la storia dovrà prendere in considerazione i poveri d'America, gli sfruttati e i vilipesi, che hanno deciso di cominciare a scrivere essi stessi, per sempre, la propria storia. Già si vedono, un giorno dopo l'altro, per le strade, a piedi, in marce senza fine di centinaia di chilometri, per arrivare fino agli 'olimpi' dei governanti e riconquistare i loro diritti. Già si vedono, armati di pietre, di bastoni, di machetes, dovunque, ogni giorno, occupare le terre, immergere le mani nelle terre che gli appartengono e difenderle con la loro vita; si vedono con i loro cartelli, le loro bandiere, le loro parole d'ordine, fatte correre al vento, per le montagne e lungo le pianure. E quest'onda di commosso rancore, di giustizia reclamati, di diritto calpestato, che comincia a levarsi fra le terre dell'America latina, quest'onda ormai non si fermerà. Essa andrà crescendo col passar dei giorni; perché formata dai più; dalle maggioranze sotto tutti gli aspetti, coloro che accumulano con il loro lavoro le ricchezze, creano i valori, fanno andare le ruote della storia e che ora si svegliano dal lungo sonno di abbrutimento al quale li hanno sottomessi.

Perché questa grande umanità ha detto basta e si è messa in marcia.
E la sua marcia, di giganti, non si arresterà fino alla conquista della vera indipendenza per cui sono morti già più di una volta inutilmente. Ora, ad ogni modo, quelli che muoiono, moriranno come quelli di Cuba, quelli di Playa Girón; moriranno per la loro unica, vera e irrinunciabile indipendenza.

Patria o morte, vinceremo.

Edited by 1999 - 11/3/2006, 21:20
 
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