My Webpagedi Max Greggio
come cazzo si fa a mette l'immagini dio boia
P
potta.
Il Devoto-Oli, laconicamente, definisce: sostantivo femminile, regionale triviale= vulva. Il Lotti ne fa ascendere l'etimo all'antica designazione della pentola di terracotta, confermato dall'inglese pot.
Noi non possiamo nascondere la nostra diffidenza nei confronti di chi si ostina a chiamare 'vulva' l'organo genitale femminile, termine parascientifico e foneticamente sgradevole che suggerisce un apparato insidioso e avvolgente come una pianta carnivora; pur non negando una infantile inclinazione per il dolce e morbido topa, evocatore di segreti pelami intravisti tra la coscia e il corpo in epoche pre-consumistiche, dobbiamo riaffermare il potere gnomico e paralizzante, tutto toscano, del lèmma 'potta'.
Ed intendiamo tralasciare i pur consistenti riferimenti classici per andare al nòcciolo della questione: non vi è dubbio che in area livornese il termine sviluppi un portato del tutto peculiare, laddove in altre regioni funge da sinonimo colorito dell'organo genitale femminile o da traslato figurato di esso.
A Livorno la 'potta' è in primo luogo veicolo semantico di ostentazione di sé stessa, assommando nel pube rigonfio e doviziosamente baffuto, pregi e difetti di chi lo possiede. «...Boia, che potta!...», diversamente da «... boia, che fìa!...», si pone come un giudizio etico sullo spessore complessivo delI'archetipo femminino piuttosto che come un criterio estetico di apprezzamento delle grazie muliebri.
È altresì nostra convinzione che nell'immaginario collettivo dei ceti subalterni livornesi la 'potta' esprima valori fondamentali di conforto e consolazione dalle afflizioni terrene nonché di laica trascendenza in ambito familiare, quasi fosse un Lare domestico.
http://www.vernacoliere.com/altro/sullatopa.phpsiccome un so mette le foto andate qui