Un’altra domenica vergognosa dell’oppio degli italiani. Il calcio ufficiale, quello che si ferma per Agnelli e per gli americani, ha dimenticato George Best. Nessun minuto di silenzio per l’asso irlandese che è stato onorato solo dagli striscioni delle curve.
Intanto il difensore del Lecce, Zoro, ha inscenato una scomposta sarabanda per protestare per gli ululati razzisti di cui sarebbe stato fatto oggetto dai tifosi dell’Inter. Ha fermato il gioco in preda a una vera e propria isteria. E i soliti fanfaroni buonisti ne hanno fatto un caso; tanto che il calcio domenica prossima si fermerà per qualche minuto. E via con la patetica!
Nessuno che si domandi però perché mai si possono insultare i napoletani, gli slavi, i tifosi delle altre città, i “terroni” e non se ne fa un caso. Farne un caso, di questi “bu” e solo di questi, è cosa piuttosto pietosa.
Rammentiamo che qualche anno fa Clarence Seedorf, allora giocatore del Real Madrid, intervistato dalla televisione spagnola, alla domanda “la infastidiscono i cori razzisti?” rispondeva sorridendo “No. Perché?”
E Danilovic che ogni qualvolta veniva fischiato e chiamato zingaro rispondeva mettendo a segno canestri strepitosi.
Non si tratta di pelle ma di palle. È una questione di palle, signor Zoro e signori lamentosi della domenica e del lunedì, sempre pronti a coprire narcotraffico, ingiustizia sociale e legale, pedofilia, usura, genocidi in atto e a scaricarvi la coscienza col buonismo a tre centesimi.
Di palle: quegli attributi che vorreste tagliare a tutti perché evidentemente v’infastidiscono nel vostro vivacchiare eunucoide quotidiano.
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