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Personaggi Storici

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Ribelle con le bretelle
view post Posted on 15/9/2006, 06:48 by: Ribelle con le bretelle     +1   -1




Rodrigo Diaz conte De Bivar (El Cid el Campeador)

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Dopo la fine del dominio romano, la Spagna venne occupata da varie tribù barbariche: i Vandali, gli Svevi e gli Alamanni. Ma furono i Visigoti che vi costituirono un regno che durò fino al 711 d.C., anno che segnò l'arrivo degli arabi.
Gli arabi, che nel 732, con la sconfitta di Poiters ad opera di Carlo Martello, dovettero rinunciare alla conquista dell'Europa occidentale, misero radici in Spagna e vi rimasero fino al 1492 quando Isabella di Castiglia e Ferdinando d'Aragona portarono felicemente a conclusione la "Reconquista".
La presenza degli arabi nella penisola iberica durò quindi più di sette secoli, tempo più che sufficiente per influenzare in modo pesante la cultura, l'arte, l'architettura della Spagna.
Ma non tutta la penisola era sotto il dominio arabo; la Spagna era divisa in vari regni, cattolici e mussulmani che lottavano fra di loro.
Fu in questo panorama che si mise in luce un personaggio entrato poi nella leggenda. Un personaggio che oltre ad essere considerato un paladino del cattolicesimo nella lotta contro i mussulmani, venne innalzato a simbolo del patriottismo spagnolo.
Il suo nome era Rodrigo Diaz conte di Bivar, meglio conosciuto con il nome di El Cid Campeador.
La leggenda, ripresa poi dalla letteratura nata attorno a questo personaggio, vuole che fosse un personaggio gentile, un marito amorevole e un ottimo padre di famiglia, un cavaliere coraggioso e fedele al suo paese.

Rodrigo nacque, intorno al 1040 d.C., a Bivar un paesino vicino a Burgos nel regno di Castiglia.
Proveniva da una famiglia della piccola nobiltà castgliana. Crebbe dunque alla corte del Re di Castiglia servendo il figlio, il principe Sancho. Ebbe dunque una buona educazione, come si addiceva ai figli della nobiltà.
La leggenda vuole che al momento del suo battesimo un monaco gli regalasse il cavallo che poi lo accompagnò in tutte le sue avventure: il famoso Babieca.
Il nome El Cid Campeador gli venne attribuito più avanti. E' composto da due parti: El Cid, nomignolo datogli dagli arabi e che significa "Il signore" in una lingua mista di spagnolo e arabo, Campeador, "Il campione", invece, gli venne dato dagli spagnoli dopo la vittoria in duello contro un nemico. Questo soprannome, quindi, dimostra che il personaggio godeva del rispetto e dell'ammirazione sia tra gli spagnoli che tra gli arabi.

Ferdinando I, alla sua morte avvenuta nel 1065, divise il suo regno fra i suoi figli. Il maggiore, Sancho II, ebbe a Castiglia e la città di Zaragoza, Alfonso VI ricevette Leon e la città di Toledo e l'altro figlio, Garcia, ricevette la Galizia e il Portogallo. Alle due figlie diede le città di Tora e di Zamora.
Com'era prevedibile i contrasti fra i fratelli scoppiarono poco dopo la morte del padre. Sancho II, essendo il figlio maggiore, si considerava il vero erede del padre e cercò di riunificare il regno, anche con l'uso della forza.
El Cid, ancora agli ordini di Sancho II, e che si era distinto nella guerra vinta contro il regno di Aragona, divenne, a soli 23 anni, capo dell'esercito castigliano .
Era il 1072 quando Sancho II, al culmine della gloria, venne ucciso da un soldato di Urraca.
.
A succedere a Sancho venne chiamato il fratello Alfono che, richiamato dall'esilio in Toledo, arrivò in Castiglia guardato con sospetto dai castigliani che non vedevano di buon occhio la sua presenza. Oltretutto da più parti si mormorava che Alfonso fosse in qualche modo coinvolto nell'assassinio del fratello.
I rapporti tra il nuovo monarca ed El Cid, non erano idilliaci; il cavaliere era un personaggio molto popolare, oltre ad essere un ottimo combattente, ma Alfonso VI temeva che un giorno potesse voler diventare il nuovo monarca della Castiglia.
Ma l'astuzia di Alfonso gli disse che per governare aveva bisogno dell'alleanza di Rodrigo Diaz e così lo legò alla casa regnante dandogli in sposa sua nipote Jimena. Correva l'anno 1074 d.C.
Alla prima occasione, però, Alfonso fece il modo di liberarsi dell'ingombrante alleato spedendolo in esilio. La ragione di questa espulsione di Rodrigo non è chiara; forse era dovuta alla gelosia dei nobili castigliana oppure c'entra una, forse falsa, accusa di essersi appropriato di denaro della stato oppure il monarca era arrabbiato per una spedizione militare, non autorizzata, che El Cid fece contro Granada. Fatto sta che nel 1081 Rodrigo Diaz si ritrovò solo e senza un padrone.
Nel 1086 iniziò la grande invasione degli Almoravidi, popolazione araba, provenienti dall'odierno Marocco. Nella grande battaglia di Sagrajas Alfonso VI, che cercava di opporsi all'invasione, venne sconfitto e capì che non poteva fare a meno del più forte cavaliere cristiano di quell'epoca. Richiamò così El Cid dall'esilio.
Qui inizia l'ultima parte della sua avventura umana, quella contrassegnata dalla conquista della città araba di Valencia.
Libero da qualsiasi vincolo, alla guida del suo esercito personale, si mosse in
direzione della città costiera.
La battaglia di Valencia fu lunga e cruenta e solo nel Maggio del 1094 la città si arrese. Ufficialmente El Cid governò per conto di Alfonso VI, ma il re di Castiglia era troppo debole militarmente per intervenire e reclamare la città. Quindi, di fatto, El Cid ebbe una larga autonomia e nei suoi atti governò come un vero e proprio monarca.
Il suo regno durò fino alla sua morte avvenuta il 10 Luglio 1099. Il suo corpo fu trasportato a Burgos e sepolto nella locale cattedrale
Le sue spoglie mortali riposano nella città natale, Bivar

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Brilla
l’acciaio lì nella sièrra‚
il campeador non teme la guerra.
Ei guarda avanti al suo destino:
c’è solo Himena sul suo cammino.
Lo sguardo duro: nemico impazza‚
il Cid impavido procede e ammazza.
Il braccio è fermo‚ come la fede:
nulla si può contro chi crede
Il sole muore‚Valencia è presa‚
Lancia ai suoi uomini
l’ultima intesa.

Il mare
culla la notte bruna‚
progetti e sogni sotto la luna:
un gran paese lotta con furia‚
viva Leon e viva l’Asturia.
Milizie avanzano‚la tromba suona‚
apron le porte‚ lì a Barcellona.
Sogna la moglie e pensa alla figlia‚
prima sconfigge il re di Siviglia.
Poi‚ in gran fretta‚ corre da Himena‚
la donna è in ansia
presso Cardena.

Leale
e nobile‚ in verità‚
dona ad Alfonso le tre città.
Poi‚ nella prima ei si rifugia:
nella fiorente e dolce Siviglia
ore ripone casa e famiglia.
Elvira e Sol diventan belle‚
pur la sua fama è alle stelle
i mori fremono‚ hanno timore
del nostro Cid‚ il gran signore.
L’amano tutti nella sua terra‚
corre il suo nome lì‚
nella Sierra.

E sprona El cid
il suo destriero‚
egli è gagliardo‚
lo sguardo è fiero.
Seguono in mille i cavalieri
tengono alti elmi e cimieri.
Sopra la torre Himena freme‚
ad ogni passo il cuore geme.
Tre donne son le donne
del suo signore‚
Elvira e Sol
sono il suo amore .

Giammai superbia
vinse la fronte‚
prese l’esilio
ma lavò l’onta
di quando il moro‚
in Andalusia‚
vinse re Alfonso
in guerra ria.
Ruy vince i mori
E dona al suo sire
Scettro pagano
e cristiano.

In Africa‚
torna il saraceno‚
Il grande Cid‚
In un baleno‚
dispiega le forze
sotto Granata:
prestigio al re
ha riportato.
Ma che raccoglie
Il mio Signore?
Invidia‚ in premio
al suo valore.


Quella notte
non voleva finire‚
il cid aveva scelto di morire.
Babieca sembrava impazzito‚
rullava forte il tamburo nemico.
Si accesero le luci del mattino
e Rodrigo in sella al suo destriero
era il primo di mille cavalieri.
Le sue truppe gridarono El Cid
e lanciarono l’urlo di guerra‚
il cavallo sfiorava la terra‚
contro il moro atterrito
volò.

Fu uno scontro
con la forza del tuono‚
ricacciato fu l’urlo pagano‚
fu lavato l’affronto lontano‚
con la morte del moro Yusuf.
Ancora oggi‚ tu odi in Castiglia‚
oltre Burgos ed oltre Siviglia‚
la canzone del Cid cantar‚
dedicata a Ruy de Vivar.
Quando storia diventa leggenda‚
A Sagratas ed in tutta la Spagna‚
il suo nome è forza che insegna
la giustizia‚ il valor e l’onor..


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La sua spada "Tizona" è conservata nel museo militare di Madrid...

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