CITAZIONE (pinocchio964 @ 17/1/2011, 16:13)
mi piace questa cosa dei milanesi che si lamentano tutti manco fossero come il povero tizio della canzone, delle mosche bianche....
va a sapere perchè, tutti quelli che abitano a milano si definiscono "milanesi veri", quelli che abitano nell'hinterland uguale. vabbeh. io pure sono nato e cresciuto a pavia, mi sento pavese, eppure mia mamma è della val tidone (pc) e mio padre di verrua po (pv).
mi piacerebbe capire come si fa ad essere un vero milanese, secondo i "veri milanesi": madre e padre milanesi bastano? o devono esserlo anche i nonni? bisogna vivere a milano o si può aver abbandonato la città per andare a vivere le ridenti località dell'hinterland, da baranzate fino a motta visconti?
no perchè qua tutti si lamentano ma poi fanno meno di zero per preservare le tradizioni: vanno a farsi tagliare i capelli (e massaggiare il cazzo) dai cinesi, vanno al mac donald o al kebabbaro, invece di andare dal prestinè vanno al centro commerciale, invece di andare nei cinema in centro (almeno quando c'erano) vanno in bicocca o al fiordaliso, invece di tenere la fabrichéta in periferia delocalizzano in india...
boh, secondo me se non ci sono più milanesi, un po' della colpa sarà dei milanesi, o no?
p.s.: il vostro presidente della provincia (che si chiama podestà, milanese doc minchia) abita a 50 metri da casa mia, in pieno centro a pavia...
ti spiego il mio punto di vista, o almeno la mia esperienza che poi sicuramente è simile alla tua. Io son cresciuto con il mio Pà che mi raccontava i bombardamenti della seconda guerra mondiale, di come mangiavano un pollo in 7 comprato al mercato nero in zona isola e di come se lo potevano permettere perché mio nonno aveva in manica un paio di personaggi. Il mio Pà mi ha sempe raccontato dettagliatamente di dove andava a fare il bagno nella martesana (cassina de' pomm) e di come lì era già paese, mi raccontava quando ha visto la prima frutta esotica, dei cavalli, dei giochi pericolosi, della cervelera, dei tedeschi, della fame e della ringhiera. quindi in casa mia si è sempre parlato di Milano e di ciò che era, con tutti gli aneddoti del caso, di quando el mè zio è rimasto sotto le macerie perché non ha fatto in tempo a scendere giù nel rifugio in via confalonieri al 5 dove c'era il venditore di miele con le sue api. Quindi per trasposizione ho vissuto anche me quella Milano fatta di ringhiera e strascè ed al contrari odelle mie sorelle che non gli è mai fregato un cazzo, ho sempre cercato di imparare a memoria dal mio vecchio cos'è era il magnano el fundeghé etc etc, purtroppo, non ho mai avuto quella pronuncia perfetta del meneghino che solo parlandolo tutti i giorni puoi avere.
Il mio vecchio mi ha sempre inculcato per bene come fosse netto e preciso il confine fra Milano e i milanesi nei confronti di ciò che stava fuori dalle porte, ovvero gli arius e i falchetti che erano giustamente considerati dei campagnoli che restavano ammaliati dalla "metropoli" di allora. Presumo che qui nasce e persiste la differenzazione del Milanese orgoglioso delle proprie cinta.
Và da se che oggi non può più esistere una tale considerazione, visto e considerato che la mamma del mio Socio aveva scritto sulla carta di identità che era nata a Greco, e adesso Greco è Milano, non può più esistere lo stesso confine nemmanco culturale per ovvi motivi. Però è bello e trovo giusto, cercare almeno di conoscere le tradizioni e portarle più avanti possibile nella memoria, io godo un mondo quando il Sciur Piero allo stadio mi racconta dei suoi 30 anni passati nell'Alfa Romeo facendo paragoni fra il suo stipendio e quello di quel negher di Balotelli, nonostante Piero non sia razista è radicata in Lui una dialettica arcaica che io amo e gli invidio.
Oggi abbiamo ancora una generazione di
milanesi che se anche non usa più il dialetto, continua a dire ghisa anziché vigile urbano, e a differenza di tutto lo stivale, abbrevia il frigorifero in frigor e non in frigo, per te magari è una cazzata ma per me è importante.
Per il resto, come diceva porcaro si ringrazia la regione puglia per averci fornito i milanesi, ed è verissimo, e di contro ti dico, che io son anche felice che Milano oggi con i suoi neri gialli arabi cingalesi sia forse la città italiana + simile a Londra o Parigi (con i dovuti distacchi ovviamente) ciò non toglie che il passato è radicato se non nel dna almeno lo dovrebbe essere nell'appartenenza e nella voglia di conoscere, quindi presumo che non sia tanto da quante generazioni uno sia milanese, ma nella voglia di esserlo nell'applicazione della tradizione, anche perché come dici te, e come dice la canzone, son davvero pochi i Milanesi doc.
A 21 anni ho lasciato casa dei genitori e mi son preso la mia prima casa in affitto in via ascanio sforza, sul naviglio, in una casa di ringhiera dove c'era ancora la portinaia (Maria) che parlava un perfetto meneghino e se anche non era + la stessa Milano e la stessa ringhiera, ho vissuto lì in quel monolocale al 4 piano sena ascensore uno dei periodi più belli, se vuoi puoi anche definirla una trasposizione in una vita altrui che non mi apparteneva e che non mi appartiene, questo non fà di me certamente un vero milanese per i motivi già esposti prima, ma almeno mi sforzo di portare avanti una memoria e reputo che sia giusto farlo anche per chi è di Palermo o di Genova o Cervia, tutto qui.