| Note a margine della superiorità veronese in materia di stile ultras. Domenica erano tutti lì, i gufi un tanto al grammo, a vaticinare la fine del mondo al Bentegodi per Verona-Napoli, a cercare lo spunto e il clamore per piagnucolare ancora un po’ sulla discriminazione territoriale, il razzismo congenito nella curva padana. Volevano pasteggiare a base di botte e sangue, i gufi, invece si son dovuti accontentare dell’aperitivo, giusto giusto uno spritz in piazza delle Erbe, con quei due turisti austriaci (austriaci!) presi a ceffoni dopo essere stati beccati il sabato sera, in giro per la città scaligera, con al collo la sciarpa del Napoli (doppia colpa, agli occhi della Sud: asburgici e borbonici). Quanto all’ironia, se per i napoletani “Giulietta è ’na zoccola” (vecchio mitologico loro striscione), non deve stupire che per i veronesi “Giulietta il tuo amante è napoletano” (striscione di domenica in Nord) e pertanto “Napoletani siete figli di Giulietta” (striscione gemello in Sud). I partenopei, se li conosciamo bene (e li conosciamo bene), sapranno rispondere da par loro, su carta e non solo. Ps. Dice: ma perché lodi i veronesi che sono gemellati coi laziali e fanno sempre a cazzotti con i giallorossi? A parte il fatto che non c’è ultras del Verona il quale in cuor suo, o addirittura nel primo cassetto dell’armadio in camera da letto, non conservi ammirato una sciarpa della Roma, basti qui il seguente aneddoto. Agosto, interno giorno. Due romanisti entrano nel negozio delle Brigate in Corso Milano (non esistono più le Brigate, ma il negozio lo si chiama così) indossando magliette degli Ultras capitolini. Provocazione? No, vanno a fare acquisti e vengono ricevuti con gentilezza impareggiabile: si dialoga amabilmente di tessere del tifoso, si rammemorano vicende lontane decenni, si ammirano libri storici. E si fanno acquisti. Business as usual? No, stile ultras. Con una sola postilla vergata in coda da una montagna rasata gialloblù: “Se poteste finirla poi di accoltellarci ogni anno al Ponte Duca d’Aosta ve ne saremmo grati, eh!”.
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