Rag. Fantocci..............per Lei 92 minuti di applausiÈ morto a Roma Paolo Villaggio. L'attore aveva 84 anni. Ad annunciarlo la figlia Elisabetta su Facebook dove, su una foto del padre giovanissimo, scrive: "Ciao papà ora sei di nuovo libero di volare". Elisabetta, insieme al fratello Pierfrancesco, erano con lui nella clinica Paideia dove era ricoverato e hanno spiegato che il padre è morto per le complicanze del diabete che lui "aveva curato poco e male". In serata la Casa del Cinema modificherà il suo programma estivo per proiettare, alle ore 21.30, Fantozzi di Luciano Salce (1976), preceduto da una testimonianza filmata di Paolo Villaggio alla Casa del Cinema. D'altronde per Villaggio un funerale religioso sarebbe stato possibile solo a San Pietro, come hanno ricordato con il sorriso sulle labbra i figli. "Come vorrebbe essere ricordato? Con un funerale a San Pietro. Diceva spesso scherzando - ha ricordato la figlia Elisabetta -: se devo avere un funerale in chiesa, lo voglio a San Pietro".
Con Paolo Villaggio se ne va uno dei pochi attori comici italiani. Se tanti sono gli attori “da commedia”, i comici si contano sulle dita di una mano: Totò, Franco Franchi, Villaggio appunto… Molte sono le analogie e le differenze col sommo De Curtis, in arte Totò. È vero che Villaggio non diede, al contrario di Totò, il proprio nome ai film, ma in compenso li intitolò al suo "doppio" Ugo Fantozzi, l’avatar da lui creato e interpretato in ben dieci pellicole. S’è fatto spesso riferimento a una condivisione dello stesso destino tra i due comici, che sarebbero stati ignorati a lungo da una critica sdegnosa, per essere poi “riscoperti” tardivamente.
A Paolo Villaggio non sono mancate le soddisfazioni in vita, dal David di Donatello come miglior attore protagonista per il film di Fellini al Leone d'Oro alla carriera (1992), dal Nastro d’argento per Il segreto del bosco vecchio al Pardo d'onore a Locarno (2000). Difficile dar conto in poche righe della sua attività di scrittore satirico o delle incursioni sulle scene teatrali, tra cui un memorabile Avaro (1996) e l’autobiografico Delirio di un povero vecchio (2000-2001). Ma sarebbe colpevole non ricordare la sua amicizia con Fabrizio De André, risalente agli anni in cui erano ragazzini e che produsse due canzoni memorabili come Il fannullone e Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers (testi di Paolo, musica di Fabrizio).
Alle esequie dell’amico Villaggio disse: “era una persona molto sensibile e ovviamente quando si è molto amici si parla della morte come di un fatto lontano, del tutto improbabile. Adesso che invece la cosa è accaduta e quando stava per succedere, non abbiamo mai avuto più il coraggio né di incontrarci, né di parlare della cosa, perché questa volta non era un gioco, non era letteratura, era la realtà”. Parole ineccepibili; anche per chi, come noi, preferirà ricordarlo con un sorriso.