Russia, chi sono i nuovi hooligan e che rapporti hanno con Putin Sono organizzati in firmy. Combattono 20 contro 20 nelle foreste. E hanno trascorsi di collaborazione col Cremlino. Che adesso, in vista del Mondiale di calcio, ha voltato loro le spalle.
Gli hooligan russi agli inglesi: «Scontri assicurati».Saranno tenuti a bada dalla polizia e, a quanto pare, anche dalle fruste dei cosacchi del Don: i violentissimi hooligan russi non potranno far troppi danni durante la Coppa del Mondo. Ma con ogni probabilità riprenderanno a farne subito dopo. La repressione sarà solo momentanea. Perché le autorità che ora la esercitano per evitare figuracce mondiali durante Russia 2018 sono le stesse che fino a ieri hanno tollerato - e a volte incoraggiato, per poterle eventualmente utilizzare nel caso di tumulti contro il governo - le squadre di picchiatori bene organizzate e sommariamente ispirate al nazionalismo xenofobo (e omofobo) tipiche dell'Okolofutbola, lo strano mondo degli ultrà nel Paese di Vladimir Putin.
ARRESTI PREVENTIVI E SCHEDATURE. «L'attenzione dei servizi di sicurezza russi è molto alta», dice a L43 Piara Powar, segretario di Fare, la maggiore organizzazione non governativa che monitora gli hooligan a livello internazionale. Arresti preventivi, schedatura dei personaggi più facinorosi, chiusure di fan club si sono protratti per mesi. «Non abbiamo dubbi sulla capacità delle autorità di assicurare uno svolgimento regolare del campionato», spiega Powar, «ma il problema dell'hooliganismo russo si riproporrà presto». La pseudo-cultura che lo contraddistingue è radicata. Ed è condivisa e protetta da un sistema di potere che non storce il naso di fronte al "tifo" più impresentabile.
«I nostri tifosi non sono hooligan, sono guerrieri: potremmo regolamentare i loro combattimenti, farne uno sport, con vere e proprie gare», ha scritto sul suo sito alla vigilia di Russia 2018 Igor Lebedev, vicepresidente della Duma (la Camera dei deputati) e consigliere della Federazione gioco calcio russa. «Pensate che bello sarebbe un combattimento fra i nostri e gli hooligan inglesi, con tanto di regole codificate». E vinca il migliore, cioè noi. Lebedev fa parte del Partito liberal democratico (di nome ma non di fatto, visto che stigmatizza e dileggia ogni forma di liberal democrazia) guidato dall'ultranazionalista Vladimir Zhirinovsky - un sostenitore di Putin più zarista dello zar.
IL REFERENDUM DI "ANNA LA ROSSA". A dar colore agli argomenti di Lebedev contribuisce "Anna la rossa", al secolo Anna Kushschenko, l'avvenente spia dei servizi russi con quoziente d'intelligenza 160 arrestata dall'Fbi nel 2010 negli Usa e poi rimpatriata con uno scambio di prigionieri in perfetto stile Guerra fredda. «Siete favorevoli alla legalizzazione delle battaglie tra hooligan?», è la domanda dell'informale referendum che ha lanciato sui social network. Lei, la bella Anna, da tempo lo è. «Seppur inferiori di numero, i nostri hanno massacrato gli inglesi», commentò dopo i fatti di Marsiglia - dove durante i Campionati europei di calcio del 2016 circa 200 "tifosi" russi, con guanti da arti marziali e telecamerine GoPro per immortalare l'impresa, assalirono i "nemici" d'oltremanica provocando oltre 35 feriti. «Ben fatto, avanti così», disse allora il già citato Lebedev. D'altra parte, lo stesso Putin sottolineò compiaciuto «come 200 russi abbiano potuto spazzar via migliaia di inglesi».
Dalla metà degli Anni 2000 in poi, il fenomeno degli hooligan in Russia si è trasformato, secondo un'evoluzione (involuzione?) che segue le orme di movimenti più ampi avvenuti nella società. Per tutti gli Anni 90 i canoni furono quelli della versione britannica. I gruppi di ultras si denominarono firmy, (dall'inglese "firm", ovvero "ditta"). Birra a fiumi e botte tra ubriachi. Ma la nuova generazione è molto diversa. «Niente droga e niente alcol, questi passano le giornate in palestra», dice Elena Bykova, producer del film del 2013 Okolofutbola, girato dal regista Anton Bormatov con un cast di hooligan doc. La moda delle arti marziali e del fitness - in parte promossa dallo stesso presidente Putin, judoka di livello molto fiero della sua immagine sportiva - ha cambiato radicalmente le firmy. Che somigliano sempre più a fight club e sempre meno ad associazioni di tifosi. Secondo uno studio Fare, razzismo e omofobia dilagano, tra i loro componenti.
COMBATTIMENTI A MANI NUDE 20 VS 20. Per allenarsi a fare a botte, dopo le sedute "a secco" in palestra si ritrovano la domenica nelle foreste di betulle che circondano Mosca, San Pietroburgo e le altre grandi città. Due gruppi selezionati da firmy rivali. Una ventina per parte. Niente armi, solo le mani nude. La rissa ha un arbitro che dovrebbe intervenire per evitare colpi troppo sleali, e dura poco, perché dopo nemmeno cinque minuti buona parte dei partecipanti è a terra.
Aleksandr Shprygin, supporter della Dinamo Mosca, ha partecipato ad alcuni di questi scontri, e ha avuto paura. «Il rumore delle ossa che si rompono mi ha fatto venire la pelle d'oca», dice a L43. Shprygin ha fatto parte del comitato organizzativo di Russia 2018. Era il presidente della Vop (Unione panrussa delle tifoserie), chiusa dalla polizia dopo il guaio di Marsiglia. È stato anche arrestato, l'anno scorso, in seguito a tafferugli tra le due principali firmy moscovite. «L'atteggiamento delle autorità nei nostri confronti è mutato, dopo Marsiglia e in vista del Mondiale. Siamo tutti schedati, ci controllano, sanno tutto quel che facciamo. Negli ultimi mesi, poi, gli agenti dell'Fsb (il servizio segreto interno, ndr) ci arrivano a casa per qualsiasi piccola cosa. Per arrestarci, come è successo a me. O anche solo per una lavata di testa a suon di minacce. Il dialogo è finito. Prima, invece, c'era piena collaborazione». Nel 2012 Shprygin fu invitato a un incontro di Putin con l'allora presidente della Fifa Sepp Blatter, in preparazione di Russia 2018. «Parlammo a lungo col presidente, di calcio e di tifoserie. E dopo con Blatter andai a celebrare bevendo birra».
QUANDO LO ZAR USAVA LE FIRMY. La "collaborazione" tra le massime autorità federali e le firmy degli hooligan risale almeno al 2005, secondo quanto ricostruito da Mikhail Zygar nel suo libro Vsya kremlevskaya rat (Tutti gli uomini del Cremlino), affresco dell'entourage di Putin. In quell'anno, rappresentanti delle associazioni dei tifosi più belligeranti presero parte al primo congresso di Nashi (traducibile in italiano con "nostro"), organizzazione giovanile creata dal vice capo di gabinetto del presidente Vladislav Surkov per contrastare una eventuale "rivoluzione colorata" simile a quella che era appena avvenuta in Ucraina. Gleb Pavlosky, analista politico che fece parte dello staff di Surkov, arringava i membri di Nashi sostenendo che l'Occidente considera i russi «paria e nemici» e che quindi era necessario «essere più duri, imparare a maneggiare un' arma e a opporsi con la forza all'avversario». Pavlosky oggi si dice pentito di quelle parole. Ma è difficile sopravvalutare il terrore che il Cremlino ebbe, e in parte mantiene, di una "rivoluzione colorata" in Russia. È quel terrore che spiega in buona parte l'involuzione autoritaria, e per alcuni aspetti totalitaria, del "sistema Putin".
L'atteggiamento delle autorità nei nostri confronti è mutato. L'Fsb ci arriva a casa per qualsiasi piccola cosa. Il dialogo è finito. Prima, invece, c'era piena collaborazione
Dentro gli stadi e fuori ci sarà un poliziotto ogni 30 metri, dicono le autorità. Gli hooligan russi saranno tenuti lontani dalla versione locale del nostro Daspo - che riguarda almeno 500 persone. A Mosca, a Rostov sul Don e a Volgograd, contribuiranno a mantenere l'ordine anche i militi del "Battaglione centrale cosacco" e della "Grande armata del Don", con le loro nagaiky - le tradizionali fruste di pelle con cui nel corso dei secoli i cosacchi hanno colpito i nemici degli zar assolvendo al loro storico compito di vigilantes dell'impero. Le unità cosacche, alcune a cavallo, indosseranno uniformi e saranno equiparate alle forze dell'ordine. Sono efficienti. Lo hanno dimostrato anche il 5 maggio scorso prendendo a scudisciate i manifestanti anti-Putin riuniti in piazza a Pushkin a Mosca. Né sarà la prima volta che vengono utilizzate in eventi sportivi.
COSACCHI CONTRO HOOLIGAN. Alle Olimpiadi invernali di Sochi nel 2014, i cosacchi si distinsero picchiando tre componenti del collettivo punk Pussy Riot. È dal 2005 che il Cremlino ha riesumato i cosacchi per l'ordine pubblico. Subito dopo la Rivoluzione arancione in Ucraina, quando invitò gli hooligan nell'organizzazione Nashi per difendere il Paese dalle "rivoluzioni colorate" istigate dall'Occidente. Nel gioco di specchi tipico della realtà russa, cosacchi e hooligan rischiano adesso di trovarsi su fronti opposti. Non deve stupire: il potere a Mosca è "liquido", non bada al sottile e non teme di elevare l'opportunismo a strategia. Se servirà, in futuro si ritireranno fuori anche gli hooligan.
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