Il panino dello stadio…
Bhe certamente può essere considerato cibo da strada, la provvisorietà dello stesso ambulante ne da conferma. Cosa caratterizza il cibo da strada in generale ? Poco costoso, veloce, di transito, non necessariamente programmato, informale etc etc. Ecco. Il panino dello stadio già non rientra tra i pochi costosi, perché 4 euro per la salama di nutria è decisamente una rapina, se non viene consumato nel giusto orario, non è neanche veloce, interminabili code fanno si che l’attesa possa prolungarsi per lividi minuti. Lividi perché alla fine sgomiti per raggiungere l’ambito vetro untamente opaco che divide te dalla piastra lercia, lividi perché se la tua tecnica di approccio è quella di aggirare lateralmente la fila, vieni fuori viola. Questo finger food ha un valore identirario aggiunto, il consumatore che predilige la degustazione post partita, diviene decisamente più famelico e propenso al consumo in caso di vittoria della propria compagine. Ho anchesì notato che la farcitura stessa può essere variata in funzione dei tre punti, non a caso, quando si perde malamente e si hanno i coglioni a terra, spesso si ripiega nel più scialbo cotto e mozzarella già confezionato. Evita buona parte della coda, si evita l’attesa della preparazione, lo si accompagna con l’acqua gassata che poi non è mai davvero gassata ma salcazzo è qualcosa di similare ad un bicchiere di fontana con dentro una supposta effervescente già usata. Ma il panino dello stadio, per i puristi, per gli abitudinari da lunga militanza, non può mai essere un cotto e mozzarella o un crudo e insalata loffia, tantomeno ci si può bere una gas o una naturale. Il purista non prende neanche la porchetta, il purista prende la salamella. La salamella, ecco purtroppo ultimamente sono venuti a mancare i baracchi seri, sarà che siamo in tempo di crisi, ma in diversi utilizzano delle stringhe di macinato già pronte all’uso, vengono tagliate e messe su piastra. Altri, (pochi) aprono la salamella, la schiacciano fino a farla diventare un carpaccio, la tagliano in impersonali forme geometriche, e conseguentemente da una salamella vengono fuori due/tre panozzi. Ebbene, il vero panino con la salamella dell’ultras new traditional è formato da, salamella intera tagliata in due, bruciata in maniera cancerogena, peperoni gialli abbrustoliti, cipolla fiatellosa, doppio giro di senape. Ora qui non si chiedono le preferenze dei singoli, frega un cazzo se c’è chi preferisce il ketchup o la majonese, frega neanche un cazzo se qualcuno non digerisce i peperoni o c’ha da limonare con gli uomini in giallo e quindi ripiega sul crauto. Il panino dello stadio è cipolla peperoni doppia senape, chi non lo mangia così molto probabilmente gli manca quel qualcosa per renderlo certo della sua personalità e sicurezza. Il pane va fatto scaldare nel grasso della piastra, e quando ti viene servito aldilà del vetro, deve fumare invitante e un lato del pane si deve ripiegare verso di te spaventandoti per l’imminente distacco della salama. Devi esser capace di prendere il tovagliolo sottodimensionato senza ungerti le dita di senape, contemporaneamente devi prendere anche la becks, tenere il portafoglio in bocca dal quale hai tirato fuori 10 euro per un conto totale di otto, il tizio ti chiede sempre se c’hai moneta e te mugoli dal portafoglio mmmmmmnnnnnoo, salivi il portafoglio e se anche c’hai 4 kilogrammi nelle tasche di spiccioli ramati, dorati, o doppia lega, c’hai per un cazzo di star li a ravanarti con la terza mano. Nel mentre hai pucciato la banconota dei 10 euro nel panino, questa reiterata occasionalità conferisce al panino un retrogusto ogni volta diverso, in funzione di chi ha maneggiato prima i soldi, quindi può avere sentori di olio dei freni, di sudore di cazzo, di bamba scadente o nel peggiore dei casi di cibo kosher se è stato utilizzato da qualche unghie nere. Il Panino dello stadio quindi non viene valutato per il suo valore nutritivo, e personalmente nenache per la coda antistante al baracco, c’è da diffidare da chi vende la becks a meno e certamente non la si può accettare nel bicchiere di plastica. Detto questo, i migliori baracchi sono spariti, il più accettabile era “Ciro” che però è mancato per l’intera stagione scorsa, c’è da evitare i siculi che oltre alla salamella vendono arancini cannoli e cagate varie, così come i rumeni con il baracco rosso che danno la birra a scadenza ravvicinata. La scelta del baracco è importante in caso di pioggia, una tettoia capiente non si disdegna, così come non si disdegna il baracco che fornisce nel dopo partita un servizio di moviola con televisione 4 pollici che perde il segnale quando arriva il servizio dall’inviato competente al tuo interesse. Quindi il baracco in verità è una migrazione, una continua ricerca non della perfezione, ma della decenza minima in funzione anche degli agenti atmosferici e del risultato ottenuto. Poi in verità c’è un baracco che può avere queste caratteristiche tutte insieme, ma di certo non lo scrivo qui perché poi mi trovo più coda quindi…
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