| sembrerebbe una buona notizia (sicuramente voi ne sapete più di me)
Mercoledì 21 Novembre 2007
CALCIO E VIOLENZA. Rigettata l’archiviazione per gli scontri di Verona-Brescia del 2005 Ultrà finito in coma «Indagare i poliziotti» Al termine dell’udienza il gip restituisce il fascicolo al pm e ordina l’iscrizione dei nomi degli agenti
Fabiana Marcolini Ultrà massacrato in stazione: il fascicolo fino a ieri era «contro ignoti» e per questo rischiava di finire in archivio. Fino a ieri. Perchè il giudice per le indagini preliminari Sandro Sperandio al termine dell’udienza quel fascicolo lo ha restituito al pm Pier Umberto Vallerin ordinando che venissero iscritti nel registro degli indagati gli agenti di polizia che, in base alle risultanze dell’inchiesta, sono stati individuati quali autori materiali del pestaggio. Un’indagine minuziosa, iniziata il giorno dopo l’incontro di calcio Hellas-Brescia. Perchè la sera del 24 settembre 2005 Paolo Scaroni, tifoso della squadra ospite venne ricoverato in ospedale in fin di vita: aveva lesioni al capo, quelle provocate, come emerse già nei giorni seguenti, dal pestaggio violentissimo al quale il giovane fu sottoposto dagli agenti di polizia presenti, in tenuta antisommossa, in stazione Porta Nuova. Una «tesi» respinta con forza dalle forze dell’ordine che sostennero che Scaroni era stato colpito da un sasso. Ma i referti medici andavano in un’altra direzione: il giovane fu massacrato mentre la sua tisoferia stava attendendo di ripartire alla volta di casa. Due anni di indagine al termine dei quali il sostituto procuratore aveva chiesto l’archiviazione non ritenendo che vi fossero gli elementi per proseguire l’azione penale. Un passaggio contro il quale si era opposto il difensore di Paolo Scaroni, il giovane che si è ripreso dopo un anno di sofferenze e una lunga riabilitazione: tornò a casa solo nell’aprile 2006. L’opposizione e l’udienza davanti al gip Sperandio era ieri mattina, al termine il magistrato, ritenendo che nell’inchiesta fossero emerse precise responsabilità di persone «compiutamente indicate» per quelle «lesioni gravissime» riportate dal giovane imprenditore agricolo di Castenedolo, ha rigettato la richiesta e in virtù dell’articolo 415 del codice di procedura penale, ha restituito il fascicolo ordinando l’iscrizione di quei nomi. Una vicenda nella quale oltre al ferimento di Scaroni, che per mesi rimase in coma, nel reparto dell’ospedale di borgo Trento, entrarono scambi accesi di opinioni, fioccarono denunce e provvedimenti amministrativi per alcuni tifosi della curva nord-Brescia 1911 che si videro notificare il Daspo. Loro, in compenso, tutte le domeniche invece di seguire la squadra stazionarono sotto le finestre del reparto in cui il loro amico era ricoverato, in coma, scandendo gli slogan da stadio, un modo per stargli vicino, per fargli sentire che non sarebbe mai stato solo. Una convalescenza lunga quella del giovane che solo nell’aprile 2006 fu in grado di parlare con il pm Vallerin. «Picchiato a lungo e con violenza. Prima mi hanno picchiato, dopo sono caduto per terra, ho battuto la testa e sono precipitato nel buio», raccontò al magistrato che andò a sentirlo a casa. Lunga fu l’indagine. Minuziosa, che non ha tralasciato alcun particolare, tutti gli agenti presenti quella sera in stazione sono stati sentiti ed è per questo motivo che il giudice ha ritenuto che sia stato individuato chi aggredì a colpi di manganello e calci il giovane che, stando alla ricostruzione, era andato al bar e stava salendo le scale per andare verso il treno. Che non c’entrava con i lanci di sassi che avevano «reso incandescente il clima» tra tifosi e polizia. Un clima teso fin dall’inizio della partita.
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