| FORSE E' UN BUONO SPUNTO...
TORINO, 8 marzo 2006 - Urbano Cairo, 48 anni, piemontese di Alessandria, presidente del Torino: dieci anni fa lei era un ex collaboratore di Silvio Berlusconi, aveva ricevuto una bella liquidazione, un miliardo e 200 milioni delle vecchie lire al lordo delle tasse, quanto le spettava come amministratore delegato uscente di Mondadori Pubblicità, e contava su un discreto gruzzolo di risparmi. Dieci anni più tardi è al vertice di un gruppo impegnato nella raccolta pubblicitaria e nell’editoria. Come si immagina nel 2016? "Nel ’95 ero solo, comprai una pagina del "Corriere" per reclutare cento venditori di pubblicità. Nel 2016 mi piacerebbe essere un editore a tutto tondo: riviste, libri, Internet, un quotidiano". Quali sono le dimensioni del gruppo Cairo? "Nell’anno solare 2005 abbiamo fatturato 220 milioni di euro e nel 2006 prevediamo di salire a 280 milioni, 150 dei quali derivanti dall’editoria. "Di Più" è al secondo posto nella classifica dei settimanali più diffusi: 830.000 copie. In questo segmento dei periodici vendiamo un milione e 780 mila copie, senza gadget!". Nel suo ufficio sono impilate le collezioni del «Sun», tabloid popolare d’Inghilterra. "E’ un genere di giornale che mi piacerebbe editare, ma sul quotidiano sono prudente, il terreno è scivoloso. Devo trovare il direttore giusto, azzeccare la formula: politica ai minimi termini, cronaca, sport, gossip". La televisione non l’attrae? "Nella tv ci sono già, raccogliamo la pubblicità di La 7 e di alcuni canali satellitari. Va bene così. Quello della tv è un settore troppo competitivo, non vedo possibilità". Si dice che le sue riviste abbiano successo perché lei straccia i prezzi di copertina e fa contratti di lavoro al ribasso. "Abbiamo creato un circolo virtuoso: prezzi accattivanti alle edicole, sebbene un euro non sia poca cosa; costi generali contenuti, specie quelli di stampa, e zero sprechi; tante copie vendute; più pubblicità. Quella sugli stipendi ridotti è una sciocchezza, paghiamo fior di compensi". Quanti dipendenti ha? "Duecentosettantasette, più 300 collaboratori, agenti che raccolgono pubblicità. E non ho mai licenziato nessuno. Rilevai la Giorgio Mondadori con 140 lavoratori, tutti salvaguardati". Imprenditore di successo, nel calcio ha perso soldi. Quanti? "In partenza, a settembre, versai 10 milioni per la capitalizzazione e 15 per le fideiussioni in Lega e alla federcalcio. In questa stagione il Toro incasserà 15 milioni e avrà costi per 20. Cinque milioni di perdite, provvederò io, intaccando ancora il patrimonio personale. Il Torino non appartiene all’azienda Cairo, ma a me. Il gruppo è quotato in Borsa, sapevo che gli azionisti non avrebbero gradito l’ingresso nel calcio. Il Toro attiene agli affetti, anche se io penso che una società di calcio possa camminare con gambe proprie". Come? "Bisogna creare giocatori, investire nel vivaio e scovare talenti. In Africa, per esempio. Il football di oggi è tecnica più forza e i calciatori africani assommano queste caratteristiche. Anche l’Asia o l’Europa dell’Est sono mercati interessanti. Stiamo allestendo una struttura per fare scouting. E poi bisogna sviluppare di più gli introiti collaterali, come il merchandising. Io ho preso il nuovo Toro in corsa e l’ho allestito in pochi giorni. Qualcuno ci ha marciato, avevo fretta e tanti giocatori hanno ottenuto ciò che chiedevano". Quoterà il Toro in Borsa? "Nell’immediato no, anche se i nostri tifosi sarebbero contenti di acquistare azioni del Torino. Io penso che chi investe in Borsa debba ottenere dividendi". In caso di mancata promozione in A il suo impegno nel Toro si affievolirà? Qualcuno maligna: niente A, via Cairo. "No. Abbiamo un programma triennale, riportare il Torino dove merita, ce la faremo. Siamo la settima società italiana per numero di abbonati (19.256, ndr). Se andrà male, ci riproveremo e avremo tempo per formare una squadra competitiva". E’ contento di Gianni De Biasi, l’allenatore? "Sì, ha accettato di legarsi a noi quando non c’erano certezze. Non ha mai avuto paura, ha disegnato una formazione eccellente. Il gruppo ha avuto una comprensibile flessione". De Biasi sarà l’allenatore del Toro 2006-2007? "Ha un impegno pluriennale, andrà avanti con noi". Anche se il Toro a giugno non salirà in serie A? "Io alla mancata serie A non credo. Sostengo De Biasi e non è una fiducia di facciata". Il pareggio con la Ternana ha complicato la corsa promozione. "Non condivido la moda di cambiare allenatore. Cacciare un tecnico, magari per richiamarlo più avanti: che senso ha? Tutti commettiamo errori. Sbaglia l’allenatore e sbagliano i giocatori". Sembra che lei sia arrabbiato con i giocatori, non tanto con De Biasi. "Mai stato arrabbiato, sono una persona positiva. Esigente, certo. Voglio vincere e capire. Chiedo che tutti si esprimano al meglio. In questi giorni incontrerò i giocatori in colloqui individuali, per comprendere meglio esigenze e problemi di ognuno". Quali sono i giocatori che l’hanno delusa? "Preferisco parlare di chi mi ha soddisfatto: Muzzi, Rosina, Stellone, Taibi, Brevi, Balestri, Ardito e tanti altri". Abbruscato? "Mi è costato molto, è un grande attaccante, si farà valere". Lei ha giocato a calcio. "Scuola Pro Sesto (club di Sesto San Giovanni, n.d.r.) e un titolo lombardo under 21 nella MilanoGomme. Ero un "veneziano", un’ala destra dribblomane. Mi ispiravo a Claudio Sala, il Poeta del Toro dello scudetto ’76, e mi piaceva Rivera del Milan". Quando lavorava per Berlusconi tifava per il Milan? "Torinista ero, sono e sarò". Se potesse, quale fuoriclasse prenderebbe? "Totti, fortissimo, il numero uno. Poi Ronaldinho, Figo. E peccato che Recoba costi tanto, lui deve giocare con continuità". Non pensa che il governo del calcio vada rinnovato? Carraro, Galliani: al potere sempre le stesse facce. "Carraro e Galliani non hanno responsabilità per i conti in disordine dei club. C’è stato un surriscaldamento del sistema, qualcuno ha troppo investito e ha troppo pagato i calciatori". Qualcuno tipo Berlusconi? "Non solo Berlusconi". Come uscire dalla crisi? "Il calcio è in passivo nonostante le entrate siano cresciute. Un paradosso. Non si è intervenuti sui costi". Sui diritti tv come la pensa? "Riequilibrare la distribuzione degli introiti per avere più competizione: non sarebbe male se ogni tanto vincesse lo scudetto il Verona, come nel 1985".
Edited by CurvaGaetanoScirea - 8/3/2006, 12:43
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