* Torino vanta secoli di tradizione esoterica, punto vertice dei due triangoli magici: la Torino occulta vissuta da Nostradamus e Cagliostro.
* Esistono cunicoli, passaggi, rifugi nello snodo nero dei quali per parecchio tempo la Torino sotterranea ha dato accoglienza e protezione agli abitanti del "piano di sopra", anche da prima del 1706, anno dell'assedio alla cittadella di Pietro Micca.
* Sia alla luce del giorno che nell'oscurità dei suoi cunicoli, Torino svela il suo volto oscuro tramite simbologie magiche spesso ignorate, tra gli affreschi dei palazzi barocchi, tra le effigi delle sue statue, tra gli obelischi eretti da architetti ignoti.
* Torino sorge ancor prima dell'insediamento romano, l'Augusta Taurinorum, attorno al 212 a.C., alla confluenza di tre fiumi: il Po, la Dora Riparia e la Stura di Lanzo, incontro non poco considerevole di masse d'acqua energetiche ed oggi sviluppa il suo enorme territorio dal basso canavese a Nord, ai confini dell'astigiano a Sud, dalla linea di confine con la Francia ad Ovest, al biellese ad Est.
* Ma Torino rimane esotericamente purtroppo per molti solamente il punto vertice del satanismo europeo e del culto massonico, inscritta come già accennato in quel triangolo maledetto di energia nera insieme a Praga e Lione ed ospita tradizionalmente il punto più nefasto proprio nel centro della città: piazza Statuto, la porta dell'inferno.
* La
Fontana del Frejus, opera del conte Marcello Panissera, presidente dell'Accademia Albertina, fu da lui stesso ideata per celebrare l'inaugurazione dell’omonimo traforo (1871) che collega Bardonecchia con Modane (Francia) ed è additata dagli occultisti come uno dei monumenti più importanti della Torino esoterica.
* Secondo la tradizione magica torinese, oltre a nascondere la porta d'accesso agli inferi, essa mostra un personaggio alquanto particolare. Si tratta dell’angelo che sovrasta il monumento e che sul capo porta una stella. Ad osservare attentamente ogni suo tratto, egli è talmente avvincente da proporre una natura malevola.
* In alcuni testi si legge che l’essere alato in questione sarebbe la rappresentazione di Lucifero, l’angelo più bello secondo la tradizione biblica cristiana.
Da piazza Castello ci si incammina lungo via Po fino a piazza Vittorio. Oltrepassato il ponte Vittorio Emanuele I sul fiume Po si giunge alla chiesa della
Gran Madre di Dio, sotto la quale la tradizione esoterica vuole ci sia sepolto il Sacro Graal. I due gruppi di statue di fronte all’entrata nascondono un significato riservato a pochi, che tante volte e in tanti modi si è cercato di interpretare e che alcuni collegano alle profezie di Nostradamus. La Gran Madre rappresenta la vita, non è soltanto la Madonna cristiana ma una madre totale, una suprema genitrice. Le statue hanno fattezze ellenistiche, l’origine è massonica, una regge una coppa che simboleggia il Sacro Graal di cui Torino, si sa, potrebbe essere un nascondiglio. Lo sguardo delle sculture pare perdersi nel vuoto e invece no, indica una strada, il percorso: secondo uno studio del Politecnico (quindi scienza, adesso), andrebbe a posarsi esattamente sul Palazzo di Città, una destinazione che coinciderebbe con la credenza esoterica che il Graal si trovi proprio lì. Infatti, sulla sua facciata troveremo altri calici.
* Il patrimonio artistico di un palazzo di via XX Settembre, a Torino, si apprezza dall'ingresso del palazzo, con l'imponente portale ligneo seicentesco,
"Portone del Diavolo" commissionato da Giovanni Battista Trucchi di Levaldigi ad una manifattura parigina. La comparsa del portone intagliato, una mattina del 1675, alimentò la credenza popolare che quell'opera fosse stata realizzata in una notte, con l'ausilio del diavolo; in effetti, il portone giungeva da Parigi, dopo essere stato ideato da un artista italiano, Pietro Danesi, e fu installato in una sola notte, facendo la sua comparsa a serrare l'atrio e dunque le ricchezze del palazzo, con grande sorpresa della gente del tempo.
Si resta in tema di stagioni con la
Fontana dei Dodici Mesi, opera realizzata su progetto di Carlo Ceppi per l'Esposizione Nazionale del 1898, inaugurata per festeggiare il cinquantenario dello Statuto Albertino. E’ composta di un'ampia vasca ovale, in cui precipita una spumeggiante cascata, circondata da una balaustra ornata di statue - eseguite da vari artisti (tra i quali Luigi Contratti, Edoardo Rubino e Cesare Biscarra) - che rappresentano i dodici mesi dell’anno e le quattro stagioni. Sintesi fra i primi spunti floreali e nostalgie rococò, lo stile ricorda il liberty e la strana disposizione della vasca è dovuta alla pendenza del terreno. La leggenda vuole che sia stata costruita nel luogo in cui il principe egizio Eridano cadde nel Po.