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STORIA DI BRESCIA

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wolf_72
view post Posted on 18/8/2007, 22:32     +1   -1




I Longobardi e i Franchi
Una volta crollato l'Impero Romano d'Occidente (476), Brescia subì la dominazione barbarica da parte degli Eruli (guidati da re Odoacre) e, in seguito, dagli Ostrogoti di Teodorico che, battuto Odoacre nel conflitto per il Regno d'Italia, gli successe nel controllo. Successivamente Brescia dovrà conoscere anche il giogo bizantino, che durerà fino al 568 quando la calata dei Longobardi assicurò loro, in pochi anni, il controllo su tutte le città più importanti dell'Italia dell'epoca.
L'origine etimologica della parola Longobardo deriva probabilmente da: Lang Bart "lunga barba" o Lang Barte "lunga lancia" e questo ci fa capire l'impatto che questi barbari dovette avere sulle più colte e raffinate popolazioni del nostro territorio.

Brescia fu dai Longobardi considerata una delle città più importanti del Regno costituito da Alboino e fu scelta come sede di uno dei suoi 36 ducati; il centro politico-amministrativo fu portato quindi dal Foro alla Curia Ducis, eretta tra le attuali Piazza Vittoria e Piazza Loggia a questo scopo, e sempre nelle vicinanze (a sud cioè di Piazza Vittoria) venne creato il quartiere militare poi denominato "Serraglio".

Re Rotari (già duca di Brescia), nel 643 emanò il celebre Editto che ancora oggi porta il suo nome, scritto in latino, in esso trovarono per la prima volta posto le leggi longobarde dette "consuetudinarie" (che cioè prima d'allora erano tramandate solo oralmente), peraltro già ammorbidite grazie all'influenza della cultura cristiana, oltre che fortemente influenzate dalla lunga e generosa tradizione giuridica romana. Questo documento rappresenta la prima raccolta organica di questo tipo redatta dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente e le seguenti invasioni barbariche.

L'ultimo regnante Longobardo fu Desiderio (anch'esso insignito del titolo di duca), passò alla storia per aver costruito due importantissimi monasteri benedettini: uno maschile a Leno e un secondo, femminile, che trovò luogo in città col nome di S. Salvatore (più tardi S. Giulia), e che ospita oggi un importante museo di grande richiamo. Qui il Manzoni ambientò la splendida tragedia in versi dell'Adelchi (figlio di Re Desiderio) e qui come da lui narrato, davvero trovò la morte la sorella di Desiderio Ermengarda, moglie di Carlo Magno e da lui sacrificata alla ragion di stato.
Carlo Magno, sconfitti definitivamente i Longobardi nel 774, si proclamerà Re dei Franchi e dei Longobardi e nell'800 sarà incoronato Imperatore del Sacro Romano Impero.

I Franchi (anche detti "Carolingi") istituirono un regime feudale tale per cui la Corona, in cambio di servizi di carattere militare, assegnasse possedimenti terrieri ad alcuni potenti signori. Questi ottimizzarono loro volta i controlli grazie ai numerosi vassalli loro legati da giuramenti di fedeltà (oltre che da interessi personali), sviluppando così una rete capillare a maglie strette e robuste negli anni. Furono inoltre istituiti i comitatus, circoscrizioni territoriali cittadine governate da un conte, mentre i marchesi presero il nome dalle regioni di confine (marche) loro assegnate. La figura del duca non venne eliminata ma assunse prerogative diverse, pare di supervisione comitale. Da un punto di vista dei fatti di interesse storico, vi è poco da dire in merito al dominio Carolongio in Brescia e sono piuttosto inconsistenti e fumose le notizie relative al periodo successivo la caduta del loro impero (888). La Penisola venne spartita tra il duca di Spoleto Guido e il marchese del Friuli Berengario. Questi si diedero battaglia proprio nelle vicinanze di Brescia, scontro che peraltro non fu risolutivo né in favore dell'uno né dell'altro. Solo qualche anno dopo, del resto, la nazione fu invasa dagli Ungari e a nulla valsero i tentativi di Berengario di arrestarne la discesa.
Negli anni a seguire il potere venne conteso da varie famiglie e potentati italiani e stranieri. Fu nel 951 che Ottone I di Sassonia, sceso in Italia e proclamatosi Re, riuscì finalmente a stabilire la pace. Incoronato nel 962 Imperatore del Sacro Romano Impero, per limitare al massimo il potere dei feudatari e mirando a consolidare ulteriormente la propria figura e autorità, delegò al clero (classe peraltro già discretamente influente), molti poteri, per lo più di carattere politico-amministrativo, giudiziario e militare.




NOI AI BERGAMASCHI LE ABBIAMO SEMPRE DATE..hehehheeheeheeheheh:
:P


L'età dei Comuni
Contro lo strapotere dei vescovi-conti (grandi signori della feudalità ecclesiastica) e contro l'alta aristocrazia iniziarono a insorgere esponenti della piccola nobiltà e della borghesia. Per rafforzare la loro influenza e opporsi al rigido sistema feudale, che imponeva vincoli al libero scambio delle merci e alla produzione agraria, si riunirono in corporazioni. Queste posizioni, verso il 1000, confluirono nel movimento per la riforma della Chiesa, originato dal desiderio di depurare il clero dalla corruzione e dalla sete di potere per riportarlo ai suoi soli compiti pastorali.

La lotta in seguito assunse una natura sempre più marcatamente politica. Si voleva affrancare il potere ecclesiastico dal controllo laico affermando, al contempo, il principio per cui il Papa dovesse essere il capo supremo, in posizione di supremazia rispetto a tutti i potenti della Terra, primo fra tutti l'Imperatore (è la Libertas Ecclesiae). Fu questa situazione a dare un impulso decisivo alla formazione dei primi Comuni. Ai vescovi (che governavano le città in nome dell'Impero) si sostituirono i consoli e le zone di loro influenza divennero indipendenti e autonome. Per quanto riguarda la nostra città i documenti che possano dar conto dell'esistenza di consoli non risalgono a prima del 1127.
Una parte della nobiltà sostenne quei vescovi che non accettarono la nuova situazione, dando origine a quelle lotte per il potere cittadino che caratterizzarono l'età dei comuni fin dal suo inizio. A tutto ciò si aggiunga poi la conflittualità tra città per il predominio regionale. Brescia, per esempio, guelfa, era alleata di Milano contro le ghibelline Bergamo e Cremona.

Celebre è la guerra tra Bergamo e Brescia, originata dalla lotta per il possesso dei castelli di Volpino, Ceretello e Qualino. Brescia ne uscì vincitrice nel 1156, dopo un cruento scontro nei pressi di Palosco. L'antagonista fu costretta a chiedere la pace, ma l'onta dei tanti morti e prigionieri di parte bergamasca rappresentarono a lungo un pesantissimo ostacolo ai rapporti tra le due.




 
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Taio Cucs
view post Posted on 19/8/2007, 00:24     +1   -1




I GALLI CENOMANI E L'ETA' ROMANA

Attraverso le Alpi, tra il VI e il IV sec. a. C., scesero i Galli (o Celti) che invasero ad ondate progressive la Pianura Padana abitata, a quel tempo, da un antico popolo: i Liguri.
Furono i Galli Cenomani con a capo Elitovio che si insediarono per primi sul nostro territorio e a cui dobbiamo con tutta probabilità l'origine del nome di Brescia. Fu il colle Cidneo (termine sua volta derivante da Cidno, Re dei Liguri), ad ispirare il nome ch'essi diedero alla nostra città. Bric o briga (radici celtiche che significano monte, altura o fortezza), sono infatti la base semantica su cui si costruì con ogni probabilità il nome Brixia, antenato già latino di Brescia. Non è inoltre improbabile che questo stesso etimo ci accomuni alla vicina Bergamo.
Il colle Cidneo deve avere investito fortemente l'immaginario, e davvero deve essere stato per loro meglio di un'arroccata fortezza: facile a difendere, raccolto, aveva inoltre la possibilità di spaziare con lo sguardo l'orizzonte più lontano, punto ideale per il primo insediamento. Abbiamo prove, infatti, che da qui scesero, per estendere poi l'abitato in una vera e propria città, centro che gli storici latini racconteranno esser così esteso da potersi a pieno titolo considerare la loro capitale. Gli anni purtroppo non avranno pietà del legno e del fango, i poveri materiali utilizzati per edificarla e cintarla e poche, dunque, saranno le testimonianze materiali della loro lunga e importante presenza.
I Cenomani furono i soli Galli ad essere alleati della Repubblica Romana. Questo popolo, le cui radici indoeuropee si perdono nella stessa genealogia dello sviluppo occidentale, puntò orgogliosamente sul futuro, scommise su quei pastori volitivi e pratici che avevano fondato un impero sulle rive boscose del Tevere. Nella guerra che fù portata alle popolazioni stanziate nel nord Italia in occasione dell'anno 225 a.C., contro una lega di tutte le tribù galliche riunite, e ancora, durante la I guerra punica e nonostante la ribellione che coincise con la II, sempre i Cenomani si schierarono in favore di Roma. Unici vincitori fra tutte le tribù galliche, nella pace armata che seguì quell'ultimo conflitto (199 - 194 a.C.), l'alleanza con la Repubblica valse loro una autonomia amministrativa e il diritto a mantenere un proprio esercito. Presto, come si era soliti, ai centurioni e ai coloni seguirono mercanti e nobili, attirati dalla fecondità degli scambi e dalle prospettive di guadagno i primi e dalle bellezze ambientali, dalla pace e dalle promesse di sviluppo i secondi, tutti si inserirono comunque con facilità nel tessuto cittadino, costituendo di fatto una nuova era per Brixia.Dal 196 a.C. ha inizio per Brescia l'età romana, tuttavia a Brescia non vi fu mai un occupazione romana, come avvenne per città vicine che furono colonizzate dai Romani, ma ne rimase solamente alleata. Questa alleanza permise a Brescia nel 89 a.C., con la Lex Pompeia, di essere riconosciuta da Roma col rango di civitas, alleanza grazie alla quale i Romani, uniti a Veneti, Galli e Liguri, sconfissero i socii, cioè gli alleati italici dei Romani e nel 41 a.C. divenne parte del territorio romano ed ai suoi abitanti venne data la cittadinanza romana, con l'iscrizione alla tribù dei Fabii. In epoca repubblicana il mondo "cenomane" godette di grande autonomia, poté auto amministrarsi, battere moneta propria e poté mantenere una propria "cultura", ma con l'acquisizione della cittadinanza romana scomparve la dicitura "Cenomani" in favore di quella di "Brixiani".
La Brixia romana era un importante centro religioso, aveva ben 3 templi di cui uno è parzialmente visibile ai giorni nostri e gli altri 2, di dimensioni molto maggiori sorgevano ove sorge attualmente il castello. Vennero costruiti l'acquedotto, l'anfiteatro, peraltro utilizzato anche in epoca medievale, le terme dove ora sorge la Rotonda (ovvero il Duomo Vecchio) e nelle vicinanze di quella che oggi è piazza Tebaldo Brusato, e sotto il regno di Vespasiano il "tempio capitolino" con il Foro ad esso adiacente. Un altro aspetto da considerare è la condizione economica Bresciana durante l'epoca imperiale. Se da un lato vi fu un forte sviluppo economico, dall'altro la povertà di certe popolazioni rurali spinse un gran numero di bresciani ad arruolarsi nelle legioni; in particolare molti bresciani vennero arruolati nella Legio VI Ferrata.

FONTI: BRESCIA IN VETRINA
WIKIPEDIA




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