E nel caos greco si scatenano i nazisti Attacco contro gli immigrati a Patrasso. Ma le autorità non sanno reagire
«State attenti, stiamo arrivando», erano state le prime parole di Nikos Michaloliakos, leader della Chrysi Avghi (Alba d’Oro), a commento dei risultati delle elezioni del 6 maggio. Quelle che hanno portato il suo partito neonazista al 6,9 per cento dei voti, permettendogli così di entrare per la prima volta nel parlamento ellenico. Michaloliakos, che non ha mai nascosto le sue simpatie per Adolf Hitler – «è una grande personalità» – in un paese che durante la seconda guerra mondiale ha visto i nazisti bruciare interi vilaggi, ieri mattina è passato all’attacco. I suoi militanti skinhead hanno scelto il porto di Patrasso, punto di raccolta di migliaia di immigrati clandestini in transito verso il resto dell’Europa, per trasformare la città in un vero campo di battaglia. La scintilla è stata l’assassinio, sabato scorso, di un cittadino greco. Athanasios Lazanas, 29 anni, è stato accoltellato vicino a casa sua da tre afgani, dopo aver discusso animatamente con loro. Un uomo di nazionalità afgana è stato arrestato, ma Patrasso – che soffre ormai da anni dalla piccola criminalità dei clandestini e sopratutto dall’incapacità dei governi ellenici di risolvere la questione degli immigrati – ieri ha voluto organizzare una manifestazione pacifica di protesta. «Diverse volte abbiamo aiutato i clandestini, offrendo medicinali e ospitalità, ma bisogna tener conto che ormai la sera abbiamo paura a uscire di casa», ha detto il sindaco di Patrasso, denunciando l’indifferenza di Atene e la presenza dei militanti di Alba d’Oro, arrivati in massa da Atene. L’obiettivo dei neonazisti era chiaro: entrare con la forza in una fabbrica abbandonata, occupata da decine di profughi. Al lancio di molotov e bottiglie rotte, la polizia ha risposto coi lacrimogeni. Il bilancio degli scontri è pesantissimo per una città delle dimensioni di Patrasso: molte auto in fiamme, cinque persone arrestate, otto poliziotti feriti. Il problema vero è che alcuni greci, delusi dai partiti e spaventati dalla crisi e dall’ immigrazione, trovano attraente il programma di Chrysi Avghi: espellere di tutti gli stranieri, minare i confini del paese, abolire i sindacati, reintrodurre la pena di morte per “ripulire” la Grecia. E poi linea dura contro il crimine e i politici corotti. E «se nel proteggere i greci uno straniero si becca uno schiaffo o un calcio, questo si inserisce nel quadro della protezione». L’Unhcr ad Atene segnala l’aumento delle aggressioni razziste, ma le autorità elleniche non reagiscono. Non mancano le accuse di collusione tra le forze speciali della polizia (Mat) e i militanti dell’ultradestra. Durante le manifestazioni di protesta si sono visti poliziotti in tenuta antisommossa immobili mentre squadristi neri lanciavano sassi e lacrimogeni contro i manifestanti. Alcuni ex esponenti neonazisti hanno sostenuto che «c’è una stretta collaborazione tra i servizi segreti e l’organizzazione di Chrysi Avghi». Lo stesso leader Michaloliakos sarebbe – secondo le accuse – vicino ai servizi segreti. Al di là delle polemiche, c’è un dato molto concreto: il 6 maggio più di un poliziotto su due ha scelto Alba d’Oro, come dimostrato da un’analisi del quotidiano To Vima. La richiesta di sicurezza si traduce in voti allo stesso partito che organizza gli scontri di Patrasso. Un messaggio preoccupante, ma del tutto spiegabile in una Grecia sempre più soffocata dalla crisi e dall’ingovernabilità.
|