VIVERE ULTRAS forum: I colori ci dividono, la mentalità ci unisce! (dal 23/01/04)

Rassegna stampa amarcord, Dicevano di noi

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view post Posted on 13/5/2008, 11:02     +1   -1




02 dicembre 1987 MILANO -
Continuano le polemiche sugli striscioni esposti domenica allo stadio di San Siro durante Inter-Napoli: frasi offensive, asce bipenne, croci celtiche e simboli di estrema destra. In particolare nei settori occupati dai Boys dell' Inter si potevano leggere: "Napoli Club Addis Abeba", "Droga e terroni le piaghe dell' Italia", "Il tricolore non cancella l' odore", "Magico Zenga resta in Italia, non andare all' estero". Ieri l' Inter ha preso le distanze dall' atteggiamento di questi tifosi con un comunicato. La società, in particolare, "depreca fortemente i contenuti di natura politica e razzista degli striscioni apparsi sulle gradinate. Rifiuta però ogni tentativo di identificazione fra una delle curve più corrette e sportive d' Italia con un gruppo di pseudo tifosi che la società intende perseguire con tutte le armi a sua disposizione". Tra l' altro al termine di Inter-Napoli si sono verificati anche incidenti fra tifosi: dieci persone medicate all' infermeria dello stadio, auto in sosta danneggiate, e il pullman del Napoli preso a sassate all' ingresso allo stadio. Gli episodi verificatisi domenica durante Inter-Napoli sono stati anche oggetto di una interrogazione parlamentare presentata ieri al ministro Carraro dal senatore del partito comunista Elios Andreini. Il parlamentare ha parlato di "frequente apparizione di striscioni a contenuto razzistico verso cui le società dimostrano sovente una tollerante complicità". Secondo Andreini questi striscioni "alimentano violenze, insulti e stupidità". Andreini chiede poi che "il governo emani disposizioni per evitare il ripetersi di questi fatti e che si prendano provvedimenti nei confronti dei club calcistici". Sempre Andreini ha proposto infine di vietare l' uso dei fumogeni che solitamente vengono fatti esplodere dai tifosi.


31 gennaio 1989

MILANO Franco libero, Franco libero. Nel campionato 83-84, gli interisti della curva scandivano questo slogan durante ogni incontro. Era il loro modo di protestare per l' arresto di Franco Caravita, uno dei capi degli ultras nerazzurri: l' uomo stava in carcere, con l' accusa di aver accoltellato Gerhard Wanningher, un tifoso dell' Austria Vienna . Poi Caravita era stato assolto, e da allora, era diventato forse il tifoso interista più popolare, una specie di bandiera del tifo degli spalti, ma anche un uomo dell' Inter. La scorsa estate, durante la campagna abbonamenti, la società lo aveva piazzato dietro lo sportello della Banca popolare, per vendere biglietti e abbonamenti. Una carriera interrotta adesso dal nuovo arresto di domenica pomeriggio, a Bergamo, dopo Atalanta-Inter, insieme ad altri tre interisti: Alessandro Brunelli, 19 anni, e Stefano Bianco, 23 anni, di Milano, e Massimiliano Cartellari, 19 anni, di Genova. Noi siamo sicuri, dice Enzo Ricciardi, il capo della Mobile bergamasca, che i quattro ragazzi arrestati hanno dato l' assalto, fuori dello stadio, ai tifosi atalantini. Sono stati tra i primi ad aggredire Renato Cristini: non possiamo dire se sia stato proprio uno di questi quattro a dare la coltellata al ragazzo, ma se non sono stati loro è stato qualcuno che era accanto a loro. E per questo, sino a questo momento, l' accusa è di concorso in tentato omicidio. Intervistato lo scorso ottobre, qualche giorno dopo l' arresto a Milano dei quattro ultras nerazzurri accusati dell' omicidio di Remo Filippini, tifoso dell' Ascoli ammazzato a bastonate e colpi di pietra, Caravita aveva ribadito di essere un capo dei Boys nerazzurri: Sì, dall' Inter ci danno dei biglietti gratis, e noi li diamo ai ragazzini che non possono spendere le 10mila lire. Con tutti i biglietti gratis che danno a pompieri e poliziotti, possono darli anche a noi.... Renato Cristini, giovane tifoso dall' Atalanta, è riuscito a salvarsi perché ha avuto la forza di fuggire per una cinquantina di metri. L' accoltellatore lo ha inseguito, probabilmente per colpirlo ancora. Sono intervenuti comunque due amici di Renato, Roberto Mazzone e Fabrizio Teani, e un vigile urbano che è stato malmenato ma ha evitato la tragedia. Per quasi mezz' ora, subito dopo Atalanta-Inter centinaia di tifosi, bergamaschi e milanesi avevano scatenato risse paurose. In un quarto d' ora il gruppo di ultras interisti dal quale si erano staccati gli aggressori di Renato Cristini, è stato identificato e bloccato. Una settantina di giovani sono così finiti in questura. Cinquanta sono stati denunciati a piede libero per rissa, danneggiamenti e detenzione di stupefacenti. Cinque sono stati arrestati e per quattro di loro è scattata l' imputazione di concorso in tentato omicidio. Oggi saranno interrogati dal magistrato, il sostituto procuratore Gianfranco Mafferri. Il quinto giovane arrestato, Edoardo Di Vittorio, 23 anni, muratore di Milano, è stato processato per direttissima ieri mattina in pretura e condannato a quaranta giorni di carcere con la condizionale. E' così potuto tornare subito a casa. Era stato sorpreso dagli agenti della Squadra mobile con un pugnale nascosto in uno stivale. Si è difeso sostenendo di averlo dimenticato. Sta di fatto che Edoardo Di Vittorio è andato allo stadio e ha seguito la partita con un coltello lungo complessivamente venti centimetri infilato in uno stivale. L' arma con la quale è stato colpito due volte all' emitorace sinistro Renato Cristini non è stata invece ritrovata. Il giovane bergamasco domenica notte è stato sottoposto ad un lungo intervento chirurgico e subito dopo i medici lo hanno dichiarato fuori pericolo. Ieri mattina il giocatore Evair, accompagnato dal segretario e dall' addetto stampa dell' Atalanta, si è recato in ospedale a visitare il tifoso ferito. Anche in Brasile ha detto l' attaccante nerazzurro ero stato a trovare in ospedale un tifoso che si era spaccato un polso. Questa però è una situazione ben più grave: non riesco a capire come si possa andare allo stadio armati di coltello.

25 ottobre 1988
E' STATA un domenica tranquilla anche se, a ben interpretare i segnali negli stadi, il merito va principalmente al grosso impegno delle forze dell' ordine e alla mobilitazione generale contro la violenza. Oltre duemilacinquecento agenti impegnati sui campi della sola serie A, controlli minuziosi, perquisizioni agli ingressi, telecamere a circuito chiuso, poliziotti in borghese mischiati fra gli ultrà, hanno impedito le violenze delle ultime settimane. Ma non sono riusciti a spegnere completamente gli impulsi di certe frange teppistiche. Così persino ad Ascoli sono comparsi i soliti striscioni improntati alla violenza. E' dovuta intervenire la polizia (nella foto in alto) per farli rimuovere. A Roma, durante il minuto di raccoglimento in memoria di Nazzareno Filippini (attuato su tutti i campi di serie A e B), il tifoso ascolano morto dopo un pestaggio subito tre domeniche fa da teppisti, si sono levati dalla curva cori ignobili: 10-100-1000 Paparelli, slogan che ricordano il più drammatico episodio di violenza allo stadio Olimpico (il tifoso laziale ucciso da un razzo sparato dalla curva opposta). Ovunque, tuttavia, notevoli sono stati gli sforzi delle società e dei tifosi più corretti. Come il garbato invito nella foto qui accanto in basso. Intanto nell' ambito delle indagini sulla morte di Filippini il sostituto procuratore della Repubblica di Ancona Vincenzo Miranda ha spiccato quattro ordini di arresto per il reato di associazione per delinquere nei confronti dei tifosi milanesi già raggiunti da mandato di cattura per omicidio volontario. L' accusa di associazione per delinquere potrebbe essere contestata anche ad altre persone. Secondo il magistrato, tale addebito avanzato per la prima volta in Italia in inchieste riguardanti la violenza negli stadi può poggiare anche sul meccanismo di estorsione che i tifosi più facinorosi mettono in atto nei confronti delle società di calcio, lucrando abbonamenti, biglietti gratis e trasferte con la promessa di comportarsi bene durante le partite. E in questo quadro potrebbe essere chiamato a testimoniare anche il presidente Pellegrini. All' ipotesi di estorsione non dà molto peso il presidente della lega Nizzola. Può avere più fondamento l' accusa di associazione per delinquere, ha commentato.

19 dicembre 1994

MILANO - Uno stadio intero contro un solo uomo, Ernesto Pellegrini. Pomeriggio dannato quello di ieri per il presidente dell' Inter che si è ritrovato inerme di fronte al crollo della sua squadra, improvvisamente solo di fronte alla più vistosa contestazione della stagione, forse dell' intera carriera da presidente, per altro non priva di momenti amari. Così ha preferito andarsene alla fine del primo tempo. Quando dalla curva nord è partito il primo pesantissimo coro, Pellegrini era già a casa, ma la radio certo non gli ha risparmiato la descrizione di una contestazione che ha coinvolto ogni settore dello stadio. A raccogliere gli insulti, gli inviti ad andarsene e l' invocazione finale per Massimo Moratti è rimasta la moglie Ivana, che lo ha seguito partita dopo partita in questi dieci anni. Dieci anni che sono sembrati svanire sull' onda dei fischi e dei volti tesi in tribuna d' onore, ricordando a tutti quel buio preludio al passaggio di consegne tra Fraizzoli e lo stesso Pellegrini. Le coincidenze colpiscono. Ieri per la presidenza dell' Inter è stato un giorno carico di segnali negativi, voltare semplicemente le spalle come ha materialmente fatto Pellegrini non serve a molto, se non ad evitare la sofferenza fisica degli insulti. Già alla vigilia c' erano i presupposti di un pomeriggio nero per la squadra. Solo il presidente aveva sparso ottimismo e fiducia nelle ultime ore. La Lazio ha comunque brutalmente strappato gli ultimi veli e il gol di Fuser al 43' ha fatto da detonatore. ' Pellegrini vattene, vattene' , hanno gridato i tifosi delle poltronissime. E Pellegrini alla fine del primo tempo ha lasciato lo stadio. ' Non stava tanto bene' , è l' imbarazzata spiegazione del vicepresidente Tavecchio. Stare in quella tribuna ieri non era obiettivamente facile. Ovunque c' erano facce che ricordavano guai, problemi, amarezze. Moratti era seduto poche file più sopra, più in basso c' era dell' Oglio. Da settimane sono i nomi a cui si guarda per un passaggio di proprietà che lo stesso Pellegrini non ha più il coraggio o la convenienza a negare. Ieri c' erano anche Trapattoni, applaudito, e Fraizzoli l' ex che nessuno rimpiange. No, non era facile restare lì per Pellegrini. Quando la gara è ripresa il suo posto era vuoto. E il secondo tempo è stato importante non per quello che è accaduto in campo ma per quella contestazione che si è alimentata passando dalla tribuna centrale alle curve, finendo ai distinti per tornare a infrangersi su quel sedile vuoto difeso dalla polizia. I fedelissimi della curva, da sempre in stretta sintonia con la presidenza, hanno resistito per un' ora, poi - mentre venivano ritirati tutti gli striscioni - ecco il terribile susseguirsi di pesanti insulti e inviti a farsi da parte. Ad ogni ' vaffan...' rispondeva solidale l' applauso della tribuna, in un crescendo di fischi e incitamenti all' avversario. ' Forza Lazio facci un gol' , cantavano i boys nerazzurri e i laziali ricambiavano prendendosela con Pellegrini. Alla fine il peggio: una trentina di ultras sono riusciti a penetrare nella tribuna d' onore e la polizia è dovuta intervenire alzando i manganelli. Poi l' ultimo coro, per la frattura definitiva: ' Massimo Moratti, pensaci tu' , mentre i giocatori uscivano a testa bassa. Bergomi sconvolto chiede comprensione. ' Non chiedetemi di commentare queste cose, parlo della partita. E non è facile' . Il vicepresidente Tavecchio si destreggia con le parole, cerca di restare sul vago. Respinge le ipotesi di decisioni estreme. ' Dovremo riflettere, parlare. Dovremo riunirci, anche con il tecnico, e cercare di fare qualcosa' . La confusione è grande. L' altro vicepresidente Prisco dice: ' In questa situazione bisognerà pure dare delle novità' . Il più tranquillo sembra Bianchi: ' Mi assumo tutte le responsabilità, come è giusto. Non cerco alibi ma constatate che abbiamo perso per la terza volta a causa di nostri errori gravissimi. Non c' è dubbio che le contestazioni riguardano tutti' . Ma l' allenatore per ora non è in discussione.

12 febbraio 1993

MILANO - Il derby lascia una scia di veleni, come raramente è capitato nel recente passato. Il giorno dopo, in casa dell' Inter, si vive e si parla sopra le righe. Viene fuori una serie di episodi poco chiari, di nervosismo diffuso che ha fatto trascendere - durante e dopo la gara - qualche protagonista. Il senso, par di capire, è: il Milan ha vinto, è forte, va bene così. Ma fermiamoci qui, non intendiamo farci accusare d' altro. In ballo ci sono: un presunto insulto ("sporco negro") rivolto da Berti a Gullit in partita; la reazione di Maldini che avrebbe preso le difese di Gullit spintonando Berti a metà partita nel tunnel degli spogliatoi; a fine gara, poi, un diverbio accesissimo tra Berti e il vice di Capello, Galbiati, quasi venuti alle mani e divisi da Bagnoli e Capello; ieri, un Bagnoli che dice: al Milan sono forti, fortissimi, dovrebbero smetterla di fare le vittime; e che, per soprammercato, rivendica corsi e ricorsi storici dicendo che sì, stavolta il pallino è in mano al Milan ma in passato lui si è tolto qualche bella soddisfazione, come quella di far perdere uno scudetto ai rossoneri; ciliegina sulla torta, un paradosso infelice dello stesso Bagnoli che alla domanda: potrà mai l' Inter raggiungere il valore del Milan, risponde: "Certo, come no? Se Baresi e Tassotti smettono di giocare, se noi diventiamo fortissimi all' improvviso, se loro contemporaneamente diventano scarsi e se Berlusconi va a finire in galera come Craxi...". Ora, a parte l' inesattezza su chi è in galera, è chiaro che si tratta di una serie di paradossi irreali: Bagnoli cercava una battuta, l' ha detta. Del resto Berlusconi non prese Bagnoli, definito "comunista". Riordinando. Ieri "La Notte" lancia la versione secondo cui Berti avrebbe detto "sporco negro" a Gullit in pieno derby. Berti smentisce, chiede una rettifica ufficiale al quotidiano, dice che se c' è un rossonero che lui ammira e di cui è quasi amico, questi è proprio Gullit. Però, interpellato sugli altri episodi, rilascia una dichiarazione lapidaria: "Meglio sconfitti che rossoneri", aggiungendo che intorno al derby si è giocata un' altra partita di episodi del tutto spiacevoli sui quali è meglio glissare. E infatti, a precisa richiesta di chiarimenti, Berti ha glissato e non ha detto una parola di più. Fonti rossonere, invece, riferiscono di un Berti che insulta Gullit rientrando negli spogliatoi nell' intervallo, Gullit abbozza e non se la prende, ma Maldini ha sentito e inizia a spintonare Berti con conseguente litigio. Il nerazzurro, come detto, smentisce con forza. Avanti. Al novantesimo del derby, dalla curva nerazzurra è piovuto di tutto in campo. Un sasso ha colpito Italo Galbiati, il vice di Capello. Tre punti di sutura. Ma Galbiati, rientrando negli spogliatoi, ha incrociato Berti e l' ha apostrofato con una frase non ben definita ma che poteva essere: bei tifosi che avete. Berti ha reagito, a parole, Galbiati ha controreagito, i due stavano per mettersi le mani addosso e soprattutto sul luogo del diverbio stavano arrivando molti altri. Alla fine, ha raccontato Bagnoli, lo stesso tecnico nerazzurro con l' aiuto di Capello ha diviso i due. Bagnoli il giorno dopo, come detto, non ha buttato molta acqua sul fuoco. Ben deciso a far valere le proprie ragioni e a sottolineare come, al Milan, dovrebbero accontentarsi dello strapotere in campo e non atteggiarsi a vittime su tutto il resto: "Prendersela con i nostri tifosi non è stato un bel gesto: non è che i loro tifosi siano tutti santi". E così via. Il rischio, in tutto questo, è che intorno al derby di Milano debba saltare il patto di non belligeranza sottoscritto quasi dieci anni fa dagli ultras delle due squadre. Un patto che ha resistito nel tempo. Esempio: in occasione del derby d' andata del quarto di coppa Italia, a fine gara i Boys nerazzurri avevano dimenticato un lungo striscione all' interno dello stadio. Bene: se lo sono visti recapitare a casa da un gruppo di ultras rossoneri. Mercoledì scorso, invece, un piccolo segnale inquietante: un tifoso nerazzurro di vent' anni è stato pestato a calci e pugni a fine partita da un gruppo di avversari. Intanto nello stadio, come abbiamo visto, qualcuno non stava dando il buon esempio. Di questo passo, si fa notare, addio derby tranquilli a Milano. Poteva essere l' occasione per fare il punto parlando di calcio. Non è andata esattamente così. Nei discorsi prettamente calcistici del dopo-derby prevale il Bagnoli che chiede ai suoi di non prendere a scusante l' umiliazione del derby per calare le brache da qui in avanti. L' obiettivo secondo posto vale pur qualcosa, anche perché è l' unico rimasto. Già domenica, gara casalinga col Napoli, il tecnico non vuole vedere il minimo segno di deconcentrazione. Aria del tutto diversa a Milanello. Papin giocherà a Bergamo, poi, con un volo privato, partirà per Tel Aviv dove la sua Francia incontrerà mercoledì Israele per le qualificazioni mondiali. Rijkaard è in dubbio, il turn-over riporterà in prima linea Zvonimir Boban. C' è Gullit trionfante che dice di essere uscito dal tunnel della sfiducia: "Il mio contratto? Ne parleremo tra un po' di tempo, ci sono molte cose da chiarire". L' Inter, intanto, si consola con Jonk. Il mediano dell' Ajax è ufficialmente nerazzurro. La trattativa (si parla di sette miliardi) è stata chiusa mercoledì ad Amsterdam dall' amministratore delegato Piero Boschi

Repubblica — 20 ottobre 1988

MILANO La domanda è banale e feroce: chi sono i tifosi più violenti d' Italia? La graduatoria è di difficile definizione, sensibile com' è al susseguirsi delle domeniche, con i loro carichi di violenze, pestaggi ed affini. Intanto, non esiste una sola società in Italia esente dal fenomeno ultras. Accanto ai cattivi storici, esistono tifoserie considerate modello (o quasi), ma che si scatenano periodicamente. E' il caso di Bologna e Cesena, capaci di generare notti d' assedio e guerriglia urbana in occasione dei derby. Oppure Modena, con i suoi ultras che l' anno scorso volevano raggiungere Genova (per Genoa-Modena, appunto) su due pullman trasformati in altrettanti arsenali. Altri tifosi, una volta considerati piuttosto scomodi, ultimamente non hanno dato troppi grattacapi alla polizia: è il caso degli ultras di Juventus, Torino e Milan. Ormai da anni, il fenomeno è pressoché indipendente dalla matrice-squadra. Si aggrediscono preferibilmente i giornalisti non compiacenti (è successo ieri a Gennaro Bozza, cronista della Gazzetta dello Sport, picchiato ad Andria), i tifosi isolati (come nel caso di Filippini e di Fonghessi), la gente nei bar (dove scappare è più difficile). Così, la toponomastica del tifo violento è confusamente motivata e divisa. Molti sono di destra, ma non tutti, molti sono esclusi dalle organizzazioni ufficiali, ma non tutti. Il solo, vero denominatore comune è il rapporto di odio-amore con le rispettive società... ATALANTA Un' associazione di tifosi buoni, gli Amici dell' Atalanta, presieduta da Felice Gimondi. Gli altri sono rappresentati dalle Brigate nerazzurre nate sei anni fa, 300 aderenti, ritrovo fisso allo stadio, con largo anticipo sull' inizio della partita per decidere le strategie. Poi ci sono i contestatori delle Brigate, giudicate troppo morbide. Sono quelli del Wild Kaos, i Skonvolts e Gli sbandati. Estrazione sociale generalmente molto modesta, nessuna connotazione politica particolare, squadre gemellate, Juventus e Sampdoria. Gli Amici dell' Atalanta non organizzano trasferte per le partite contro Torino, Roma e Milan, dove le percentuali di rischio sono altissime. FIORENTINA 220 sezioni del Centro coordinamento viola club, con 15.000 soci. Dentro, c' è spazio anche per il Collettivo viola, una sorta di nebulosa che di volta in volta accoglie e respinge quelli di Alcool Campi, Orgasmo gigliato, Granducato di Toscana e Stoned again (di nuovo sconvolti). Poi ci sono i club super-autonomi, modello I fuori di testa, difficilmente identificabili, perché si sciolgono e si ricompongono in continuazione. Convivono due anime politiche contrapposte, fra sinistra (la maggioranza) e para-fascisti. Con Baretti si era arrivati alla rottura (divieto, non rispettato di andare in trasferta). Con Righetti presidente, tutto è tornato come prima. INTER I club affiliati sono 800 (80.000 persone). Fuori dal centro coordinamento Inter club sono i Boys (circa 3.000 aderenti), intorno ai quali gravitano gli Skins, i Metallari, i Vikings e la Brianza alcolica. Rito collettivo dell' ubriacatura col fernet, tipologia razzista (scritte antisemite, simboli nazisti). Molti fanno uso di cocaina. In società ammettono che i più scalmanati vengono premiati con i biglietti gratis, a patto che non scatenino incidenti. Così, a San Siro tutto tranquillo. ROMA Al di fuori dei 220 club riconosciuti (circa 10.000 persone), ci sono i Cucs (commando ultrà curva sud). Ufficialmente gli aderenti sono circa 400, ma a loro fanno capo praticamente tutti i tifosi giovani della squadra. A questi, vanno aggiunti i 10 Roma Club Indipendenti (500 persone). I violenti non fanno capo a nessun club particolare. 3-400 cani sciolti, che viaggiano sui treni (e poi li sfasciano) e si inseriscono all' ultimo momento alle code degli ingressi. Grazie alle telecamere si sono potuti identificare spacciatori di droga, in azione indisturbata sulle gradinate. VERONA Al di fuori del solito centro coordinamento, ci sono Gioventù scaligera, le Brigate gialloblù, la Vecchia guardia e Inferno gialloblù. I più numerosi sono quelli delle Brigate, i più duri quelli di Inferno, i più a destra quelli di Gioventù (filonazisti). Estrazione sociale mista, ma molti ragazzi di ottima famiglia. Recentemente è stato introdotto il controllo antidroga (per mezzo di cani) agli ingressi. Il problema vero restano le trasferte

31 gennaio 1989
IN QUESTE infinite storie di violenza, ormai più fuori che dentro gli stadi, l' episodio di Bergamo porta nuovi dubbi. Gli ultras dell' Inter, già tristemente famosi quest' anno, hanno colpito ancora. Sarà un' annotazione cattiva, ma non possiamo dimenticare il giocatore dell' Inter Berti fotografato in mezzo ai boys della curva l' altra domenica. Buono lui e buoni loro, per carità. Ma forse é il momento di mantenere le distanze. Non per criminalizzare, ma per far capire che non tutto é permesso, solo perché si tifa. Uno degli arrestati é personaggio conosciutissimo nell' ambiente della curva, un ragazzo che forse l' Inter ha tentato di recuperare, offrendogli un lavoro. Questa almeno é la tesi più benevola. Di sicuro, c' é da sottolineare che: a) negli ultimi episodi, risultano sempre implicate persone già conosciute e segnalate; b) mai come in questo caso, si può parlare di violenza gratuita, visto lo svolgimento della partita; c) i legami fra società e ultrà, mai chiariti nemmeno dal famoso rapporto della Federcalcio, vanno in qualche modo regolamentati. La stessa Lega deve capire che su certe piazze l' ultrà condiziona la vita stessa della società. Va cancellata questa stucchevole mitologìa del tifoso organizzato, che diventa un eroe o un violento a seconda delle domeniche. Per rispetto all' altro tifoso, quello che vorrebbe andare tranquillo alla partita, senza rischi e senza paura. -

— 07 ottobre 1990

MILANO Skin, okkio al kranio. Niente resterà impunito. La scritta minacciosa, su un muro di piazza Vetra, annunciava, a chiare lettere, quale accoglienza avrebbero avuto gli skinhead che ieri pomeriggio si erano dati appuntamento da tutta Italia a Milano, nel quartiere Ticinese, per assistere a un concerto in difesa della razza. Messaggi anti-skin scritti in più lingue, in inglese soprattutto, che avvertivano: the only good fascist is dead one (l' unico buon fascista é quello morto). Il raduno, però, non c' é stato. Le teste rasate sono state tenute alla larga da un impenetrabile filtro di polizia e carabinieri. Centoundici skin sono stati portati in Questura per accertamenti e poi rilasciati. In un clima tesissimo, (proprio in quartiere, al mercatino dell' usato di Sinigaglia, tre settimane fa due punk sono stati accoltellati da una banda di skin), Piazza Vetra e le vie adiacenti sono state occupate da un presidio antifascista, promosso dai giovani autonomi del Leoncavallo. Presenti anche centinaia di studenti medi e universitari, mentre l' intera zona era occupata da nugoli di carabinieri e poliziotti in assetto da combattimento. Per un giorno, così, a Milano é sembrato di tornare indietro di vent' anni. A quei sabati pomeriggio con guerriglia urbana degli anni della politica. Il tanto temuto scontro tra bande per fortuna é stato evitato. Ma in città é rimasta la paura per questo gruppo razzista e violento, che negli ultimi tempi sta vedendo crescere in maniera preoccupante i suoi militanti. I nuovi skinhead. Chi sono? Cosa vogliono? E perchè stanno avendo tanto successo tra i giovani proprio quando sembrava che il fenomeno delle bande fosse ormai un ricordo degli anni passati? Storicamente il movimento skin nasce in Inghilterra, alla fine degli anni Sessanta, dall' ala dura dei Mods. Teste rapate a zero, pesanti scarpe Doctor Martin ai piedi, quelle da lavoro degli operai inglesi, jeans Levi' s con bretelle, camicie Ben Sherman piene di bottoni e simboli dell' estrema destra. Sono la caricatura dell' operaio modello. Sottoproletari emarginati, odiano gli hippy, i gay, i drogati e gli stranieri. Proliferano nelle più disperate periferie urbane, bevono fiumi di birra, sono machisti e hanno un unico mito: la violenza. Violenza che amano esercitare, sopra ogni altra cosa al mondo, contro l' anello più debole dell' immigrazione: i pachistani. Massacrare il pakistano diventa in breve tempo lo slogan principale del gruppo. Per curiosa coincidenza il raduno in difesa della razza di ieri a Milano avrebbe dovuto tenersi proprio in piazza Vetra dove, da giorni, bivacca, sotto uno striscione della United Asian Workers Association, un gruppo di extracomunitari asiatici, indiani e pachistani per la maggior parte, in attesa che venga loro assegnato un alloggio. Ma la coincidenza non è casuale. Il movimento skin in Italia sta crescendo con le stesse motivazioni con cui é cresciuto vent' anni fa in Inghilterra - sostiene Primo Moroni, proprietario della libreria Calusca in corso di Porta Ticinese e grande conoscitore dei movimenti giovanili. - Oggi come allora l' aggregazione avviene attorno a un nemico sociale: l' immigrato del terzo mondo. Adesso che il problema é esploso anche da noi ecco apparire gli skin. Giovani emarginati alla ricerca di un surrogato di identità, nel momento in cui una classe sociale, come quella operaia, da cui provengono in gran parte, si sta dissolvendo e la città è tutta impegnata nella produzione di beni immateriali. Provare a parlare con dei giovani skin é un' esperienza deprimente. Qualcuno, isolato, ma per nulla spaventato, l' abbiamo trovato ieri pomeriggio ai bordi della fiera di Sinigaglia. Giubbotto bomber azzurro, distintivi nazisti o dell' Inter (gran parte degli skin milanesi fanno parte dei Boys, la tifoseria estremista neroazzurra), anfibi militari ai piedi e jeans strettissimi, non appaiono molto diversi, nell' aspetto, dai loro fratelli maggiori inglesi. Non avete paura di prenderle? Le botte si prendono e si danno, ci ha spiegato, duro, uno di loro. Cosa odi di più? I giornalisti, la polizia e i punk, E cosa ti piace fare? Andare allo stadio, ascoltare la musica degli Screw Drivers e dormire. Sei nazista? I nazisti erano uomini con le palle. Cosa vorresti avere di più? Pulizia e ordine. Rarissime tra gli skin le ragazze. Le poche esistenti hanno anche loro la testa rasata, ma si concedono come vezzo una corta frangetta e un codino sfilacciato. E sostituiscono i jeans con microscopiche minigonne. Radio Popolare ha mandato ieri in onda un' agghiacciante intervista con il capo degli skin di Agrate (Milano), Alessandro, 18 anni, elettricista. Perchè ti piace tanto Hitler? ha domandato l' intervistatrice. Perché sono fiero di appartenere alla razza bianca. E poi, ve lo devo proprio dire? - ha esitato un momento il ragazzo - perchè ha bruciato sei milioni di luridi ebrei

19 ottobre 1988
MILANO Si chiamano Viking e Skin Heads: c' erano anche i ragazzi di queste bande metropolitane, due domeniche fa, a far tifo per l' Inter. E, secondo la polizia, sarebbe stato proprio uno di loro a colpire Nazzareno Filippini, 32 anni, il tifoso dell' Ascoli massacrato a calci, pugni e pietrate e morto l' altro ieri mattina, ad Ancona, in sala rianimazione, dopo otto giorni di coma. Il manipolo dei suoi assalitori era composto da quattro giovani: per due di loro è già scattata l' accusa di omicidio. E' un mondo sommerso e selvaggio, questo degli Hooligans. Solo per ricostruirne la mappa, in cerca di chi ha ucciso, la Digos ha lavorato una settimana. E se gli investigatori sono convinti di aver isolato i picchiatori, non sarebbe solo grazie ai filmati della polizia scientifica di Ascoli e a una serie di interrogatori, ma - si dice - grazie anche alla collaborazione di qualcuno degli stessi ultras. Un pentito che conosce dall' interno il mondo dei violenti e che ha contatti frequenti e diretti con la società di piazza Duse. Le vite dei ragazzi arrestati non sembrano nascondere segreti. Il primo ultras a finire in manette è stato M R, 30 anni. Si proclama innocente e si è presentato spontaneamente in questura lunedì alle 18. Un amico gli aveva fatto sapere che lo cercavano. Da allora R non è più uscito da via Fatebenefratelli. Di mestiere fa il parcheggiatore in via Manin, di fronte all' atelier di Krizia, anche se per cinque anni è stato comproprietario di un bar ritrovo dei tifosi della curva nord. Ha sposato una fotomodella, figlia di un avvocato, ha un figlio piccolo, vive a Porta Venezia. E' uno dei capi dei Boys, e cioè dell' organizzazione dei tifosi interisti più accesi: Il suo ruolo è fare in modo che non succedano incidenti, lo difende il suocero, e noi sappiamo che è un bravo ragazzo. Cinque ore più tardi, gli agenti hanno bloccato M F, 23 anni, soprannominato Metallica. E' uno Skin Head - che letteralmente significa teste rasate - alto un metro e 80, panciuto e muscoloso, che tutta la settimana lavora come fattorino insieme al padre. Nella sua casa di periferia, davanti al suo letto, c' è una coccarda tricolore di 40 centimetri di diametro. Il papà nella camera matrimoniale ha invece appeso un ritratto di Mussolini. Ha come hobby la palestra e la musica metallara: i poliziotti gli hanno sequestrato una dozzina di coltelli, la maggior parte a scatto, e due bastoni. Nell' armadio conserva un corredo di sciarpe di altre squadre, conquistate sugli spalti o fuori dallo stadio, ai danni di tifosi avversari. Questi due ultras sono stati interrogati, ieri dopo mezzogiorno, dal sostituto procuratore Francesca Marcelli, che ha convalidato il fermo in arresto, con l' accusa di omicidio. In realtà, sarebbe già finito in camera di sicurezza anche un terzo giovane milanese, uno studente, del quale la Digos non ha diffuso il nome. Si tratterebbe di un ragazzo già stato condannato nei mesi scorsi perchè, durante lo scorso campionato, ha partecipato a un pestaggio organizzato di tifosi del Como. Infine, secondo indiscrezioni, un quarto indiziato sarebbe già stato accompagnato nelle Marche: la Squadra mobile lo avrebbe trattenuto per una serie di confronti all' americana con alcuni tifosi ascolani. Questa operazione, ha detto ieri il questore di Milano Umberto Improta, dimostra, anche se non sta a me dirlo, che sappiamo fare il nostro lavoro. Accettiamo i suggerimenti, come quelli dell' altra sera al Processo del Lunedì, ma non su come svolgere le indagini. L' indagine si è conclusa rapidamente anche grazie ai dossier che la Digos ha accumulato negli anni a carico degli interisti della curva nord. Decine di neofascisti avevano approfittato del tifo per esporre striscioni con svastiche, asce bipenni, e scrivere slogan razzisti, come Milanisti ebrei, stessa razza stessa fine, in occasione del derby di due anni fa. Dopo le inchieste, non era scattato alcun provvedimento. Ma questa volta gli agenti, coordinati da Achille Serra, sono andati sino in fondo. In pochi giorni hanno messo sotto controllo un' ottantina di case, un paio di bar, interrogato un centinaio di tifosi. L' Ascoli aveva messo a disposizione dei nerazzurri mille biglietti, ha spiegato ieri Serra, e ne sono stati acquistati solo 350. Di questi, 90 sono stati venduti agli ultràs che avevano affittato due autobus. La Squadra mobile di Ascoli ha accertato che proprio questi tifosi, a fine partita, sono stati bersagliati da pietre, bottiglie, pezzi di ghiaccio dei contenitori frigo, lanciati dagli spalti dei tifosi ascolani. E proprio quando gli interisti venivano scortati fuori, agli autobus, un gruppo di una quarantina si è sganciato. Tra questi, conclude il capo della Digos, cinque o sei, hanno raggiunto Filippini. Uno lo ha indicato, un altro lo ha atterrato, gli altri lo hanno massacrato di botte. Qualcuno lo ha colpito alla testa con un bastone, altri lo hanno finito a calci e pugni. I testimoni, a quanto pare, non mancano. F, il cranio rasato, grande e grosso, non poteva passare inosservato. Non è cambiato per nulla da quella foto, scattata a San Siro, che lo riprende seduto sugli spalti, accanto a un camerata che fa il saluto romano al fotografo della polizia. Secondo gli amici del quartiere, però, Metallica non si era mai occupato di politica. E' l' unico Skin Head della sua zona popolare, via Mac Mahon, vicino a corso Sempione. Non ha mai pestato nessuno, in palestra andava soprattutto per dimagrire, ha provato a salire sul ring ma al primo incontro l' hanno steso. Se non ha fatto il paninaro, taglia corto un ragazzo, è perchè con il suo fisico non poteva certo mettersi il piumino e andar dietro alle ragazze. Ma forse nessuno conosce bene Metallica, neanche i suoi familiari. Dal suo armadio, per esempio, è saltato fuori un bilancino di precisione: Mai visto prima questo aggeggio, dice la madre. E invece, sempre secondo la polizia, il ragazzone, stivali anfibi e giubbotto con le borchie, si faceva vedere di sera al Parco Lambro, uno dei mercati a cielo aperto dell' eroina. Noi sappiamo che è un tifoso dell' Inter, dice suo padre Umberto, 60 anni, sappiamo che è andato ad Amsterdam a farsi tatuare. Cose da ragazzi. Noi lavoriamo insieme. Tutto il giorno. Abbiamo comprato un furgone e paghiamo 700mila lire al mese. E' un bravo ragazzo. I coltelli sono miei, davvero. E quei bastoni, non li portava fuori casa da una vita. Quando esce lo perquisisco.... La domenica della partita con l' Ascoli, dice la madre Pietrina, 53 anni, è tornato a casa un po' mogio. Ma, se fosse stato lui, avrebbe parlato. Pensa a me, gli dicevo, se fossi stato tu a finire in coma, invece di quell' altro poveretto... Sai, può capitare a tutti, mi aveva risposto.

Repubblica — 20 ottobre 1988
MILANO Il pentito degli ultras interisti ha paura. Nessuno sa chi sia, la polizia lo protegge. E' sparito dalla circolazione. E così hanno fatto anche quelli che contano fra gli skin heads, la banda dei crani rasati dei quali faceva parte MF, detto Metallica, uno dei due ultras già arrestati con l' accusa di omicidio. Basta una frase del capo della Digos - che ieri ha annunciato di aver arrestato altri due giovani - per comprendere la pericolosità degli hoolingans milanesi: Sì, qualcuno ha visto e ci ha riferito, conferma Achille Serra. Ma non fate il suo nome, per carità. Se si sapesse che ha parlato, rischierebbe di essere ammazzato. Il racconto dall' interno della Curva Nord che fa il pentito è dettagliato e sofferto, coinciderebbe con le testimonianze, le descrizioni, i particolari forniti dai tifosi dell' Ascoli. E perciò si capisce quanto le sue parole, messe a verbale, siano fondamentali nella ricostruzione dell' agguato a Nazzareno Filippini, Reno, il tifoso massacrato di botte all' uscita dalla stadio ascolano e morto dopo otto giorni di coma, e abbiano facilitato l' arresto per omicidio di quattro ultras. Ieri, in base a queste rivelazioni, il sostituto procuratore Francesca Marcelli ha così convalidato il fermo di altri due ultras. Oltre a MR, 30 anni, uno del quadriumvirato da anni a capo dei Boys (lo zoccolo duro della curva), e a F, il massiccio skin head di 23 anni, sono finiti in camera di sicurezza altri due interisti: hanno 19 anni, si chiamano N C, del gruppo Viking, e D S, dei Boys. Oggi i quattro saranno trasferiti da San Vittore al carcere di Ascoli, per l' inchiesta giudiziaria. La posizione di un quinto tifoso, identificato e ascoltato dalla polizia milanese che non ha però ritenuto esistessero a suo carico sufficienti indizi, verrà vagliata dai giudici marchigiani. Secondo l' accusa, questa la precisa ricostruzione dell' omicidio. La partita è finita, i tifosi dell' Inter escono dallo stadio e, dagli spalti, vengono bombardati di pezzi di cemento, lastre di ghiaccio dei contenitori frigo, bottiglie e sassi scagliati dai tifosi ascolani di Settembre Bianconero. Una provocazione da vendicare subito. E dai 90 interisti che marciano verso i due autobus, si stacca un manipolo di commandos. Tra questi, sostengono in questura, c' è R. E' lui che indica agli altri Filippini, forse è lui che per primo lo afferra per un braccio. E' questione di secondi. Irrompe qualcuno (F, per la polizia), armato di un bastone, che centra alla testa il ragazzo. Poi, ecco i due nuovi arrestati, dei quali, dice la Digos, non abbiamo ancora accertato il ruolo. Qualcuno, però, afferra un pezzo di cemento, centra Filippini prima alla testa, poi allo stomaco. Un altro interista gli sferra un paio di calci in faccia. Infine la fuga, verso gli autobus, mischiandosi nel gruppo più folto dei tifosi. Una scena usuale, negli scontri tra estremisti del tifo, ma questa volta il nemico, il tifoso dell' Ascoli, resta sull' asfalto. Se ne saranno accorti i suoi killer? Gli interisti, tornando a casa, fanno bisboccia come se niente fosse accaduto. Saccheggiano un autogrill, e uno dei capi, dopo la razzia di salami, birre e caramelle, si presenta alla cassa e dà 200mila lire, di tasca sua, come per dimostrare almeno la buona fede. Più tardi si saprà che il tifoso bianconero è in coma e che, come ha dimostrato l' autopsia, è stato colpito non una volta sola, ma ha riportato una serie di lesioni al corpo e al capo. Non è stata una morte accidentale, quella del tifoso. E questa ricostruzione peserà nel prosieguo dell' inchiesta: l' omicidio preterintenzionale, che cioè va al di là delle intenzioni di chi lo compie, è meno grave, e comporta una detenzione meno lunga, dell' omicidio volontario, compiuto quando si cerca veramente la morte dell' avversario, del nemico. Ma sono davvero i quattro ultras arrestati i protagonisti di questa scena? Non ci sono zone d' ombra nella ricostruzione della Digos? I quattro ragazzi negano tutto. Metallica, durante gli interrogatori, è stato il più freddo. Un comportamento da inglese, scherza un avvocato. R ha spiegato che lui, come capo dei boys, non partecipa ai pestaggi ma, all' opposto, il suo compito è frenarli. E C, in lacrime, disperato, balbettando, ha fornito un alibi. Sì, ho fatto casino ad Ascoli, ma non c' entro con Filippini. Ero più lontano, ne stavo pestando un altro.... Ieri, nella sua casa al piano rialzato di un casermone di Quarto Oggiaro, alla periferia della città, sono sfilati un paio di amici. Hanno tranquillizzato la mamma. No signora, N non c' entra. Era con noi. E la signora Carmela ha avuto una conferma, dice, dell' innocenza del ragazzo. Mostra gli album del figlio, le sue foto nuove nuove con Zenga, Brehme, Matthaus. La sua collezione di fotografie a colori, ricche di fumogeni e sciarpe alzate, tutte scattate sulla Curva Nord. Non volevo che andasse allo stadio, a far tifo, perché lui finisce sempre in mezzo. Ma lui mi rispondeva: mamma, meglio lo sport che la droga. E questo è un quartiere difficile, il ragazzo doveva distrarsi. Ma è buono, pensi che la scorsa estate ha fatto sempre il volontario sulle autombulanze, per guadagnarsi le 200mila lire.... C, comunque, era stato già arrestato in passato allo stadio di Como per il possesso di armi improprie. Di S, il quarto arrestato, si sa poco. Davide, figlio del proprietario di una discoteca, frequenta il primo anno di Economia e commercio. Intanto, ad Ascoli Piceno circa duemila persone, con la squadra di calcio, hanno partecipato ieri ai funerali di Nazzareno Filippini

28 febbraio 1990

MILANO Per loro il campionato è finito. E per loro sono finiti, prima ancora di cominciare, anche i Mondiali del giugno prossimo. A cinquantacinque tifosi interisti, indicati dalla Digos come i principali responsabili del clima di intolleranza e di violenza creato a San Siro, il questore di Milano, Umberto Lucchese, ha vietato l' ingresso allo stadio fino al 31 dicembre prossimo applicando per la prima volta in modo massiccio la nuova legge contro la violenza nello sport. Il provvedimento del questore di Milano è arrivato a quarantott' ore di distanza dai pestaggi sugli spalti di San Siro durante Inter-Napoli e l' apparizione dello striscione che invocava Hitler contro i napoletani. Ma non è finita. I cinquantacinque nomi contenuti nella prima lista di proscrizione sono solo lo zoccolo duro dei gruppi che la Digos ha deciso di colpire. Nelle prossime settimane - ha spiegato il vicequestore Achille Serra -le indagini svolte tra la tifoseria interista nel corso degli ultimi sei mesi verranno messe a frutto: ed il provvedimento di diffida verrà notificato ad almeno altri trecento tifosi. Contemporaneamente, ha garantito il dirigente della Digos, la stessa operazione andrà a colpire Brigate Rossonere e Fossa dei Leoni, i gruppi egemoni della curva milanista: il provvedimento si annuncia, in questo caso, particolarmente pesante perché renderà off limits per gli ultrà rossoneri anche la fase finale della Coppa dei campioni, a partire dal ritorno dei quarti di finale con il Malines, in programma per il 21 marzo. Lo svuotamento forzato delle due curve di San Siro fino a metà del prossimo campionato è stato deciso dopo che la tensione aveva superato i livelli di guardia: le scene di violenza viste domenica sul secondo anello - dicono in questura - non sono da meno di quelle che, la stagione scorsa, costarono la vita all' ascolano Nazareno Filippini in occasione della trasferta dell' Inter e al romanista Antonio De Falchi prima di Milan-Roma. In queste ore le diffide firmate dal questore vengono notificate ai cinquantacinque nominativi della prima lista. Si tratta, per la grande maggioranza, di appartenenti al gruppo più estremo ed incontrollabile della tifoseria nerazzurra: gli Skins, le teste rasate che ornavano il loro striscione con l' ascia bipenne di Ordine Nuovo e con la svastica. E' un gruppo di composizione sottoproletaria, apertamente neo-nazista, ben conosciuto nlla federazione missina di via Mancini: in un' intervista di poche settimane fa, il segretario milanese del Fronte della Gioventù li definì (testualmente) un gruppo di insopportabili teste di cazzo, dei casinisti quasi sempre ubriachi. Il loro capo riconosciuto si trova al primo posto della lista: è PC detto l' armiere, un camionista di 26 anni, già denunciato una dozzina di volte per risse dentro e fuori dagli stadi. C secondo la Digos (che lo ha ritratto a distanza ravvicinata coi teleobiettivi), sarebbe il giovane che le telecamere di Domenica Sprint hanno filmato nel corso di un duello rusticano sugli spalti di San Siro. Come lui dovranno restare fuori dal Meazza fino alla fine di giugno altre cinquanta teste rasate. Ma insieme a loro l' ostracismo ha colpito anche un piccolo numero di leader dei Boys, il gruppo storico della curva nerazzurra, e tra questi il fondatore MP: se, nonostante il divieto, rimetteranno piede a San Siro potranno venire arrestati e condannati a una pena da tre mesi a un anno di carcere. Il divieto vale solo per la provincia di Milano ma i cinquantacinque nominativi - e quelli che seguiranno - verranno segnalati alle questure di tutta Italia in modo che un divieto analogo li possa accompagnare anche in trasferta. Ieri pomeriggio il provvedimento della Digos è stato comunicato via telex alla società nerazzurra: Abbiamo appreso con soddisfazione del provvedimento che esclude dagli stadi 55 sedicenti tifosi - hanno dichiarato pù tardi i portavoce dell' Inter - del tutto estranei alla società. Speriamo che la stessa decisione venga presa per tutti gli stadi italiani. Analoga la reazione del Milan: Per noi non c' è ancora nulla di ufficiale - dicono i collaboratori di Berlusconi - ma abbiamo fiducia che si colpiranno i veri responsabili degli episodi di violenza. E speriamo che nelle altre città si faccia lo stesso

27 febbraio 1990

ANCORA una domenica di violenza, scontri, insulti volgari. Lo striscione razzista appeso domenica a Milano ha provocato allarmate reazioni ieri da parte di Montezemolo e una denuncia alla magistratura. C' è stato anche l' inevitabile codazzo di feriti, fermati, arresti. Roma e Milano protagoniste, ma anche il sud (Bari), stavolta si inserisce in un panorama che diventa ogni settimana più preoccupante. Gli episodi più gravi nella capitale e a Milano. Senza un vero nesso con l' andamento del gioco in campo. Due partite senza episodi contestati e contestabili (netto il dominio di Inter e Milan nei due match con Napoli e Roma), eppure ricche di episodi di intoleranza.. A Milano un vergognoso striscione razzista (Hitler, con gli ebrei anche i napoletani) ha provocato una denuncia per oltraggio alla Costituzione italiana ed un comunicato dell' Inter, che condanna le affermazioni farneticanti e l' inciviltà di una minoranza facinorosa. Ma è rimasto a lungo appeso alla travatura dello stadio senza che nessuno sentisse il dovere di rimuoverlo in qualche modo. La polizia sta ancora cercando di identificare l' anonimo acrobata che l' ha appeso e che, secondo la legge, non rischia neppure granché. La polizia milanese sta cercando inoltre di identificare e isolare un centinaio di teppisti di fede interista, già coinvolti in altri episodi di violenza. Sempre a Milano incidenti fra tifosi prima e dopo la partita. Numerosi i fermi della polizia. Sequestrate spranghe e altre armi improprie. Il pullman dei napoletani è stato accolto con un fitto lancio di oggetti.L' escalation della violenza preoccupa sia gli organizzatori del Col, che i responsabili delle forze dell' ordine, che i dirigenti della federcalcio. Ieri Matarrese ha chiesto un vertice urgente con il ministro Gava. Si terrà il sei marzo prossimo a Roma: all' ordine del giorno, probabilmenbte ulteriori misure per arginare questo fenomeno sempre più dilagante e incontrollabile.
 
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04 marzo 1990

RN, legato ai club, aveva appeso lo striscione E' UN COMMERCIANTE IL NEO - NAZISTA DI SAN SIRO MILANO Alla Digos non nascondono la sorpresa: Ci aspettavamo un giovane sbandato, invece ci troviamo di fronte ad un commerciante di 37 anni, incensurato e padre di famiglia. E' il sommario identikit di Rn, l' uomo che in questura avevano ribattezzato l' acrobata: l' ultrà interista che domenica scorsa, con una serie di evoluzioni a sessanta metri d' altezza, aveva appeso sulla copertura dello stadio di San Siro, prima di Inter-Napoli, lo striscione con la scritta Hitler: con gli ebrei anche i napoletani. L' identificazione di N riserva anche altri motivi di sopresa: l' acrobata è figlio di due emigranti meridionali, partiti dalla Sicilia negli anni Cinquanta ed installatisi a Valle San Nicolao, in provincia di Vercelli. Inoltre, quello che tutti avevano considerato un militante della curva ultrà della tifoseria nerazzurra, è invece un socio (e fino a poco tempo fa un dirigente) di un Inter Club ufficiale, aderente al coordinamento dei tifosi controllato direttamente dalla società di Pellegrini. Lo stesso organismo che cinque giorni fa ha salutato con soddisfazione l' espulsione da San Siro dei 55 (adesso 56 con N) ultras indicati dalla Digos. L' acrobata ha fatto conoscere la sua versione da Cossato, il paese vicino a Biella dove gestisce un negozio di alimentari: Non conoscevo il testo dello striscione, me l' hanno dato fuori dallo stadio chiedendomi di appenderlo perché sanno che, avendo fatto per tanti anni il carpentiere, non soffro le vertigini. La cretinata che c' era scritta l' ho letta solo quando sono sceso dal tetto. A consegnare a N lo striscione sarebbe stato, secondo la Digos, un militante degli skins, della curva nerazzurra.

28 dicembre 1986
DUECENTO MILIONI DI AMMENDE TUTTA LA SERIE A MULTA PER MULTA... MULTE SALATISSIME, ma nessuna squalifica di campo. Negli ultimi anni la geografia del teppismo da stadio è cambiata. Pochi incidenti sulle tribune, nessuna invasione di campo. E per gli episodi di violenza lontani dallo stadio la società non può essere considerata responsabile. Multe pesanti quindi per tutti, ma niente di più. A BRESCIA GLI ULTIMI EPISODI DODICI SETTIMANE DI GRAVI INCIDENTI UN LUNGO CAMMINO di violenza. Il campionato si è snodato fino ad ora fra tanti episodi di teppismo, alcuni dei quali gravissimi. A settembre si verificarono scontri di tifosi per Inter-Brescia ed Atalanta-Roma. Qualche giorno più tardi ancora scazzottate a Firenze per Empoli-Juventus. Un tifoso romanista perse addirittura un occhio, colpito da una radiolina dopo Roma-Verona. La settimana successiva (5 ottobre) si verificarono tafferugli a Torino in occasione di Juventus-Milan, mentre a Milano tifosi romanisti organizzarono una scorribanda per le vie del centro prima di Inter-Roma. Altri gravi incidenti per Fiorentina-Juve: un giovane accoltellato ad una gamba ed otto spettatori feriti. Sempre a Firenze nemmeno un mese fa un tifoso romanista venne accoltellato dai suoi stessi compagni. Per finire a domenica scorsa con la grande battaglia tra tifosi bresciani e veronesi per le strade di Brescia. Un ferito, centinaia di vetture danneggiate, vetri di case in frantumi, scontri prima e dopo la partita. E' finita con 6 tifosi arrestati e condannati. NOBILI INIZIATIVE DA METTERE SUBITO IN PRATICA LA PAROLA più adatta a commentare, provvisoriamente, questa vicenda è "polverone". Una cosa che stia a metà fra "era ora" e "qui si esagera", un sigillo sconcertato che aspetta conferme o smentite. Una riprova del polverone è data dall' attenzione dei giornali: titoli enormi o notiziari di poche righe. Chi ha ragione? Per conto mio, ha ragione Chiampan e un po' di ragione ce l' ha Foresti, presidente dei tifosi che chiameremo "buoni" per distinguerli dai "cattivi" della curva. Va da sè che non tutti sono buoni e non tutti sono cattivi. Chiampan è il secondo presidente di serie A che concretamente pensa a qualcosa per arginare la violenza. Gli altri, con l' eccezione di Mantovani, girano intorno al problema usando le frasi rituali e non facendo molto, di quel poco che, a questo punto, possono fare. Chiampan è disposto a perdere a tavolino con l' Inter, pur di battersi contro quello che ha chiamato "lo scudetto della violenza". Fa bene. Dubito che succederà davvero, considerando la distanza fra la minaccia e la data della partita, ma tutte le vie sono buone se portano a far ragionare gli irragionevoli. Foresti ha ragione quando dice che non è nei compiti dei tifosi buoni l' identificazione di quelli cattivi. Ne prendiamo le distanze, li tagliamo fuori dall' organizzazione, che altro volete? Quest' essere ritenuti diversi anche dai tifosi dello stesso colore è una medaglia in più per gli ultras, che hanno bisogno di sentirsi sempre più soli, emarginati, criminalizzati.

— 21 giugno 1989
MILANO E' stato rinviato a lunedì 26 giugno il processo a carico dei tre ultras del Milan accusati di aver ucciso domenica 5 giugno davanti al cancello 16 dello stadio di San Siro il tifoso romanista Antonio De Falchi di 19 anni. AL, 21 anni, studente di legge; DF, 29 anni, del servizio d' ordine del Milan; LB, 18 anni, di mestiere pony-express, ieri mattina sono stati accompagnati dal carcere all' aula della quarta Corte d' assise dove è cominciato il processo. Ad attenderli nello spazio riservato al pubblico oltre cinquanta persone divise tra amici, familiari, compagni di scuola e tifosi dei gruppi ultras sia del Milan che dell' Inter. Tra il pubblico c' era anche NC, uno degli interisti inquisiti in un primo tempo e poi prosciolti per l' omicidio di Nazareno Filippini, il tifoso ascolano ucciso nell' ottobre scorso nei pressi dello stadio Del Duca. C' è stato qualche momento di tensione subito sedato dai carabinieri, ed è apparsa inconsueto e in qualche modo preoccupante questo appuntamento di ultras del tifo a sostegno e solidarietà degli accusati. La sensazione è che questo processo, quando sarà celebrato, potrebbe trasformarsi in una platea per le tesi giustificazioniste nei confronti della violenza che si registra intorno al calcio. La famiglia di Antonio De Falchi ha deciso di costituirsi parte civile e ieri l' ha fatto tramite gli avvocati Marcello e Giuseppe Madia. Lunedì i difensori dei tre imputati chiederanno alla Corte di sentire anche numerosi testimoni indicati dalla difesa. L' AIAC SULLA VIOLENZA Anche l' associazione italiana allenatori di calcio ha preso posizione sul drammatico problema della violenza. L' Aiac - dice una nota del consiglio direttivo riunitosi a Coverciano - condanna ancora una volta questi insensati episodi e ravvisa la necessità che tutte le componenti del mondo del calcio si incontrino per proporre concreti interventi per le soluzioni di tali complessi e ormai radicati problemi.

— 24 ottobre 1994

ROMA - "In molte città gli ultras stanno puntando ad un vero e proprio stipendio, forse in qualche società ci sono già riusciti. Perché questi signori sono riusciti a far diventare il tifo una professione, che estendono anche ad altri sport come il basket". Maurizio Marinelli, ex arbitro, è il direttore del Centro nazionale studi e ricerche della polizia. Dal suo osservatorio sono più chiari i rapporti tra società di calcio e professionisti del tifo. Sono molte le società che subiscono la pressione e i ricatti degli ultras? "E' difficile stabilirlo. Il presidente di una società che allora militava in serie B si rivolse a me per chiedermi aiuto, dopo aver interpellato altre società per sapere se pagavano ai tifosi i biglietti dello stadio, del treno. Questo presidente affermava che gli ultras si piazzavano a ridosso della stanza del consiglio d' amministrazione, facevano pressioni, invocavano i giocatori da mandare in campo. Gli ho consigliato di fare attenzione, di aiutarci a identificarli perché gli elenchi degli ultras non li abbiamo neanche noi". E il presidente accettò di identificarli? "No, perché c' è una certa paura da parte dei dirigenti nell' affrontare questo passo". Perché questo protagonismo degli ultras? "Abbiamo condotto uno studio sulla tifoseria dell' Inter, arrivando alla conclusione che gli ultras, per l' impegno profuso, si sentono i veri proprietari della società". La polizia non riesce a tenere sempre la situazione sotto controllo. "Non riusciamo nemmeno a controllare i tifosi diffidati. Se in una città ci sono 70-80 diffidati, chi riesce a controllarli? Una delle nostre proposte è stata oggetto di un disegno di legge presentato al Senato: vogliamo che le società paghino i poliziotti, e che ogni questura crei un servizio che segua costantemente in casa e in trasferta i tifosi di una squadra". E le società, quanto assecondano gli ultras? La distribuzione gratuita dei biglietti è molto diffusa? "Posso solo dire che una delle scene più ricorrenti è questa: durante una trasferta il capo tifoso raggiunge, scortato dalla polizia, gli spogliatoi della squadra avversaria. Dove è pronto per lui un bel pacco di biglietti, acquistato a spese della sua società".

Repubblica — 11 gennaio 1994

REGGIO EMILIA - Non si può ravvisare il reato di furto quando oggetto del "prelievo" sono gli striscioni dei tifosi allo stadio. Questo perché manca il danno patrimoniale. Così il pretore di Reggio Emilia ha assolto due ultras dell' Inter che erano stati arrestati dalla polizia nella notte tra sabato e domenica scorsi all' interno dello stadio Mirabello. I due, DI di 21 anni e As di 23, entrambi di Cinisello Balsamo e disoccupati, si erano introdotti nello stadio reggiano scavalcando un muro. Avevano preso di mira due grandi striscioni dei tifosi granata che intendevano bruciare l' indomani durante la partita in segno di dileggio, per vendicare un oltraggio che avrebbero subito dai tifosi reggiani in occasione dell' incontro di andata a San Siro. DI è stato tuttavia condannato a 4 mesi con la condizionale per oltraggio nei confronti dei poliziotti che l' hanno fermato.

— 21 settembre 1990
E' TORNATA l' Inghilterra, la grande esiliata. E' arrivata in pace, con poche squadre e pochi spettatori, il suo ritorno nelle Coppe dopo cinque anni di esilio è stato un atto di civiltà in una notte di violenze e barbarie. Non c' era il Liverpool, ancora al bando dopo la strage di Bruxelles, ma hanno giocato e vinto due società di primo piano come Manchester United e Aston Villa. Escluse anche loro per la follia criminale dei tifosi dei reds, le due squadre hanno celebrato senza troppi clamori la loro riammissione. Prima del fischio d' avvio sono volati i palloncini, il pubblico ha applaudito ma si è scoperto subito in minoranza rispetto alle attese. 28mila nell' impianto da 50mila posti dell' Old Trafford di Manchester, 27mila nel Villa Park di Birmingham, con 15mila biglietti invenduti. La diretta tv ha indebolito la voglia di festeggiare il grande ritorno, ma per le società e la federazione era meglio lasciare gli stadi semivuoti che rischiare qualsiasi incidente. Solo così si spiega anche il massiccio intervento della polizia inglese attorno agli stadi. Dappertutto invece è tornata la violenza da esportazione. Neonazisti, frange estremiste croate, squadracce di ultras conosciute per i loro blitz in provincia come nei covi degli immigrati. Si sono mobilitati in tanti per festeggiare il grande ritorno del calcio internazionale, e molti parlavano la stessa lingua: quella del teppismo e dell' intransigenza. Il pallone ha lasciato il posto ai superalcolici, alle croci uncinate tatuate, ai coltelli e alle asce. Dagli scontri di Vienna è uscita una faccia conosciuta: è PC, 26enne ultras dell' Inter, già fermato per un pestaggio di immigrati di colore e per numerosi incidenti negli stadi. A Vienna è stato fermato e rilasciato nella notte insieme ad altri quattro italiani. Per l' Inter si profila intanto un percorso difficile in Europa: i tifosi violenti cominciano a seguirla all' estero, e la Digos ha deciso di inviare d' ora in poi suoi uomini al seguito delle trasferte delle squadre milanesi, per collaborare con le forze dell' ordine locali. Il delegato Uefa a Vienna, Riedel, ha intanto tranquillizzato il dg dell' Inter Giuliani: la società non subirà punizioni, il delegato ha parlato di provocazioni dei tifosi dell' Austria Vienna, apprezzando l' intervento dei dirigenti nerazzurri per calmare i tifosi.

09 dicembre 1990
MILANO Prima, nella notte, l' agguato e le coltellate. Poi all' alba la risposta a suon di bottiglie molotov. Infine nel pomeriggio una spedizione in pieno centro contro le vetrine di un cinema distrutte a sprangate. Skin head, i rapati, contro i punk; giovani neonazisti contro i ragazzi dei centri sociali: una battaglia che ha sconvolto il tranquillo sabato di una Milano affollata, intenta al passeggio nelle vie dello shopping prenatalizio. Prognosi riservata A due mesi dal ferimento di un giovane punk alla fiera di Senigaglia, le teste rasate' ' hanno aggredito e accoltellato un ragazzo del centro sociale Leoncavallo, che ora è ricoverato in prognosi riservata. Di lì a poco, la rabbia dei giovani autonomi' ' s' è scagliata contro la casa di un consigliere comunale missino, Riccardo De Corato: una molotov che ha provocato un principio d' incendio, minacciose scritte vergate sui muri. Alle sei di sera la spedizione che ha sbriciolato le vetrine del cinema Argentina, in corso Buenos Aires, tradizionale punto di raduno di estremisti di destra. Il raid compiuto da una quindicina di ragazzi col volto coperto ha seminato il panico tra i passanti che stavano percorrendo una delle vie più battute della città. In serata gli agenti della Digos hanno arrestato cinque skin: l' accusa è di tentato omicidio. Due dei giovani sono conosciuti per essere ultras' ' dell' Inter, coinvolti in pestaggi, aggressioni, diffidati dall' entrare allo stadio. Il più noto è Pcdetto l' Armiere, camionista con la passione per l' Inter e la svastica, protagonista di risse sugli spalti e di altre imprese, già denunciato per il pestaggio di due senegalesi a Varese. Sull' altro fronte, tredici ragazzi, alcuni dei quali minorenni, sono stati denunciati a piede libero per porto di armi abusive: avevano mazze, tubi, coltelli, gambe metalliche di tavolo da usare come spranghe. Milano ripiomba in un clima che sembrava ormai dimenticato. A settembre, infatti, l' accoltellamento di un giovane punk da parte di un gruppo di neonazisti aveva innescato un periodo di tensione, con manifestazioni e cortei contrapposti, sempre sul punto di sfociare in scontri violenti. Manifesti anti immigrati Poi tutto era tornato nella normalità apparente. Fino a ieri sera. Alle 22 c' era stata una riunione degli skin al bar Amico di via De Amicis, il loro abituale punto di ritrovo. Obiettivo: organizzare squadre per attaccare ai muri di tutta la città dei manifesti contro i mass media, contro gli immigrati del terzo mondo. Formati i gruppi si erano divisi, armati di carta e colla, ma soprattutto di coltelli, spranghe, per ogni evenienza. Alle 2 l' aggressione. Al centro sociale Leoncavallo c' erano una decina di giovani che chiacchieravano, bevevano birra sentendo musica. Andrea Rossini, 26 anni, ha salutato gli amici ed è uscito. In strada ha visto un gruppetto di cinque skin che stavano attaccando dei manifesti. S' è avvicinato, è stato subito circondato e aggredito, gettato per terra. Una lama di coltello gli ha trafitto più volte l' addome. Andrea è riuscito a trascinarsi fin dentro i locali del centro sociale, vi si è rinchiuso, sbarrando la porta. Gli skin hanno addirittura tentato d' abbatterla, prima di decidersi a fuggire su di un autofurgone bianco, l' automezzo dal quale poi gli agenti della Digos sono risaliti a Pc. Nuova aggressione Due ore dopo, altra aggressione. In piazza San Babila nove skin stanno attaccando i manifesti, si avvicinano quattro ragazzi scesi da una 126, cominciano a discutere, a litigare sempre più violentemente e le teste rasate colpiscono la macchina con spranghe, bastoni. Proprio in quel momento arriva la polizia che denuncia tutti i presenti: gli skin avevano addosso due coltelli, due tubi, proiettili calibro 38, gli altri, quattro gambe di tavolo da usare come mazza ed una catena. Alle 4,30 la spedizione contro la casa del consigliere missino De Corato, che già l' anno scorso era rimasto vittima di un' aggressione a suon di sprangate, in seguito alla quale era finito in ospedale. E nel pomerigggio il raid in pieno corso Buenos Aires. A Milano si riaccendono timori e paure

— 11 ottobre 1988

ASCOLI Un uomo di 32 anni è in fin di vita: quel fumo nero l' aveva, forse, annunciato che la giornata sarebbe finita male. Il fumo sprigionatosi dal materasso per il salto in alto, completamente bruciato da uno dei tanti petardi lanciati per salutare l' inizio del campionato. E la festa si è trasformata in dramma, lasciando la città a meditare su un altro atto d' inutile violenza. Il risultato della partita (il 3 a 1 a favore dell' Inter) è passato subito in secondo piano e gli ascolani alla moviola hanno preferito i gelidi bollettini medici dell' ospedale Umberto I di Ancona. Prognosi riservatissima. Le speranze che sopravviva sono minime..., hanno ribadito, di ora in ora i sanitari, del nosocomio regionale. Nazzareno Filippini per gli amici Reno è entrato in coma profondo dopo aver varcato la soglia del Mazzoni di Ascoli. E' riuscito a parlare con i medici del pronto soccorso, lamentando un forte dolore alla parte destra del capo. Durante gli accertamenti ha perso conoscenza. Quindi, la corsa verso Ancona con un' autoambulanza a sirene spiegate. Ed alle 22,30 l' intervento chirurgico d' urgenza. Abbiamo rimosso dicono i sanitari un grosso ematoma, riscontrando una pesante compromissione cerebrale. Il giovane presenta al volto contusioni e fratture parietali. Le sue condizioni sono disperate. Un colpo. Un colpo violento al capo inferto con una pietra. Su questo, non c' è dubbio. L' incontro Ascoli-Inter è appena terminato. Le forze dell' ordine fanno defluire dalla Curva Nord dello stadio Del Duca i tifosi neroazzurri, che vengono incolonnati ed avviati verso i cinque pullman parcheggiati in via delle Zeppelle. Ma non si è a conoscenza del fatto che altri due mezzi sono stati lasciati nei pressi della stazione ferroviaria: il secondo gruppo di ultras si dirige alla meta, passando davanti agli ingressi della tribuna coperta ed ecco avvicinarsi il dramma sotto la Curva Sud, feudo del tifo bianconero. All' indirizzo degli interisti inizia un fitto lancio di pietre, lattine ed altri oggetti. E' il fuggi fuggi generale. Nazzareno Filippini resta coinvolto nella ressa. Ad un certo punto si accascia al suolo, con il volto completamente coperto di sangue. Verrà soccorso qualche minuto più tardi e tra le mani che si tendono per aiutarlo ci sono anche quelle di Antonio, diciannovenne, impaurito di quanto sta accadendo. Quando si avvicina non sa ancora che il corpo martoriato è di suo fratello! Nazzareno arriva all' ospedale con un' altra decina di persone, tra cui due agenti di Ps ed un carabiniere (soltanto lesioni guaribili in pochi giorni). La madre di Nazzareno ha reso noto ieri sera che la propria famiglia denuncerà all' autorità giudiziaria gli agenti di polizia ed i carabinieri in servizio durante l' incontro di calcio. Responsabili secondo Maria Onori di aver aggredito a manganellate il figlio. Il Questore Mansi si limita ad affermare che non sarà impresa facile individuare gli autori dell' aggressione e delle violenze avvenute al di fuori dello stadio, quando i tifosi si disperdono in mille rivoli....

— 02 marzo 1990

MILANO Sono stati comunicati a tutte le questure d' Italia i nomi dei cinquantacinque teppisti dell' Inter, protagonisti domenica scorsa dell' esposizione di striscioni razzisti contro il Napoli e di atti di violenza all' interno di San Siro. Gli ultras non potranno più mettere piede negli impianti sportivi della provincia milanese fino al 31 dicembre. La comunicazione dei nominativi agli uffici di polizia di tutto il territorio nazionale si è resa opportuna perchè la diffida ad assistere a manifestazioni sportive, in base alla nuova legge che vuole combattere l' istigazione alla violenza, può essere adottata da un questore solo nel territorio di sua competenza. I tifosi colpiti dal provvedimento di lunedi scorso, potrebbero infatti seguire la loro squadra (in questo caso l' Inter) in trasferta. Da indagini della questura risultava che i cinquantacinque teppisti diffidati dall' entrare a San Siro si apprestavano a seguire l' Inter fuori casa. E non è tuttora escluso che domenica si presentino al Flaminio per assistere alla partita contro la Lazio. Se anche in altri stadi i teppisti schedati saranno nuovamente sorpresi a esercitare la violenza, oppure ad esporre striscioni offensivi, i questori delle altre città potranno prendere provvedimenti analoghi a quelli di Milano. La polizia ha dunque voluto far sapere ovunque chi sono i personaggi diffidati. Intanto per ognuno dei 55 stanno proseguendo le operazioni di notifica del provvedimento. L' Inter aveva auspicato nei giorni scorsi un provvedimento ancora più duro. E cioè che la diffida del questore ad entrare negli stadi sportivi del proprio territorio di competenza potesse essere esteso automaticamente a tutti gli impianti italiani. In maniera da bloccare così i tifosi violenti, che qualora venissero identificati in uno stadio dopo la diffida, sarebbero immediatamente passibili di provvedimenti penali molto più pesanti.

08 gennaio 1987

VERONA - Il più deciso è stato il questore Lucchese, che per domenica, in occasione della partitissima con l' Inter, ha già indicato le linee operative del piano anti-violenza: nessuno striscione entrerà nelle due curve del Bentegodi se non dopo essere passato al setaccio delle forze dell' ordine: li srotoleranno uno ad uno agli ingressi. Sarà fatto divieto assoluto di introdurre aste di bandiere all' interno dell' impianto di piazzale Olimpia, anche quelle di plastica (le uniche per altro ammesse sino ad oggi): si è scoperto che molte di queste hanno anime di ferro. Le strade di accesso allo stadio, nel raggio di un chilometro, saranno chiuse al traffico due ore prima dell' inizio dell' incontro, con un' intensificazione dei controlli lungo le direttrici più battute (soprattutto quella fra la stazione e il complesso sportivo), operazione affidata ai vigili urbani, nonchè a carabinieri e agenti di polizia.

23 maggio 1991
ROMA Diciannove feriti, otto arresti, treni dirottati, cariche della polizia, lacrimogeni. Dopo la partita, gruppi di ultras hanno tentato assalti alla polizia ricevendo in cambio cariche e lacrimogeni. Ambulanze in azione per tutta la città. Un possibile focolaio di violenza poteva essere la stazione Termini: bande di teppisti hanno raggiunto infatti i binari dove sarebbero dovuti arrivare nel pomeriggio i treni da Milano. Le forze dell' ordine hanno dirottato i treni alla stazione di Settebagni, nella parte nord della città, evitando contatti tra le tifoserie. Ma gli scontri non sono mancati fuori dallo stadio, dopo una partita relativamente tranquilla grazie ai cordoni di polizia che hanno separato la zona nerazzurra dal resto dei settori. Nei primi bilanci diciannove feriti non gravi, tra i quali un fotoreporter. La giornata è stata costellata di piccoli episodi di violenza. Un romanista è stato fermato con 40 biglie di metallo: aveva appena aggredito un ragazzo procurandogli una frattura al setto nasale. Un altro tifoso è stato trovato con un coltello, decine di auto e moto sono state rubate o danneggiate. Razziato anche più di un negozio, sequestrati molti biglietti falsi. Alla fine della giornata si contavano otto arresti. Infine, la chiusura al traffico nella zona della stadio ha provocato code e ingorghi. Nella rete della polizia sono finite anche aste di bandiere. Molti teppisti giunti da Milano avevano con sè caschi, di quelli che si usano nei cantieri edili, e tubi da impianti idraulici. La polizia è subito intervenuta sequestrando il materiale. Le forze dell' ordine però non sono riuscite a ripulire completamente le tasche da bengala e razzi. Imponente comunque lo spiegamento di agenti e carabinieri: un migliaio di uomini, tre elicotteri, controlli anche nelle stazioni degli autobus, della metropolitana, sulle autostrade. In tutto 3.500 controlli, 2.000 dei quali riservati ai sostenitori dell' Inter. A Milano dopo la fine della partita migliaia di persone si sono riversate nelle strade per festeggiare la vittoria dell' Inter. Caroselli di auto, bandiere, clacson, sopratutto in piazza del Duomo, che era vicina ad uno schermo gigante collegato alla Rai. Sfasciate alcune vetrine alla Galleria del Corso. Il TG3 delle 19 ha trasmesso ieri un servizio in cui stupidi ma pericolosi ultrà delle due bande si promettevano botte, incendi e coltellate: siamo all' istigazione a delinquere. Molto spesso ormai ci viene il sospetto che qualcuno soffi sulla violenza del calcio per poterne poi trarre uno spettacolo, televisivo e giornalistico. Ora manca solo il sangue, naturalmente in diretta.
 
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assenza
view post Posted on 13/5/2008, 14:34     +1   -1




Repubblica — 01 luglio 2000

i Due condanne nel giro di 48 ore, per un totale di 45 anni di carcere: quella che si chiude oggi, è una delle settimane più brutte nella vita di VB capo storico della tifoseria interista ma anche - e ormai è una realtà giudiziaria più che consolidata - boss di mala. Dopo la prima mazzata, arrivata mercoledì con la condanna a 15 anni inflitta dalla sesta sezione del tribunale, per rapina, ieri mattina è arrivato quello che può essere definito il colpo di grazia: la terza sezione, presieduta dal giudice Italo Ghitti, ha ritenuto congrua la pena di 30 anni, per narcotraffico e per una serie di rapine, vera e propria specialità del tifoso bandito. La sentenza di ieri, per la verità, non riguardava il solo B Alla sbarra c'erano più di dieci anni di malavita milanese: e personaggi di spicco come i tre componenti della famiglia Mannino - Francesco, Matteo e Vincenzo - e i due fratelli Fidanzati, Giuseppe e Guglielmo. Nelle carte del pubblico ministero Luisa Zanetti, si parla di fiumi di droga e centinaia di rapine: per un totale di circa 70 imputati, tutti professionisti del narcotraffico. Buona parte dell'impianto accusatorio si reggeva sulle dichiarazioni dei pentiti. La Procura dopo un attento e minuzioso lavoro di raccolta e studio ha presentato al tribunale quintali di carte: nelle quali venivano ricostruiti passaggi di droga e di armi, raid in banche e passaggi di armi, dal 1983 al 1993. Alla fine il tribunale ha deciso una quarantina di condanne, pena massima trent'anni, e circa trenta assoluzioni. A nulla, insomma, è valso il tentativo di B di gettare discredito contro i suoi accusatori: in particolare i tre fratelli Mannino, che si erano pentiti. Nello scorso gennaio, l'ex ultrà aveva presentato ai giudici una lettera che era riuscito a intercettare a San Vittore. Nella missiva, scritta di pugno dal più anziano dei fratelli Mannino, Francesco, le «istruzioni» per il pentimento mandate al suo complice di sempre, Giorgio Roccia. «Parlando - c'era scritto - non possono farti mandati di cattura, nel giro di qualche mese puoi andartene fuori dalle balle con tua madre e tuo figlio e fare una vita normale senza marcire in carcere». Una lettera, secondo B, che dimostrava chiaramente la strumentalità del pentimento dei principali suoi accusatori. Che, in sostanza, non erano credibili. Il collegio giudicante, però non è stato dello stesso avviso

— 29 giugno 2000

«Record mondiale in condanne per hashish». Il commento di uno degli avvocati difensori dopo la lettura della sentenza rende bene l'idea della severità della sesta sezione che ieri mattina ha emesso una quindicina di condanne - una delle quali per il leader storico della tifoseria dell'Inter, VB - per rapina, traffico di armi e traffico di stupefacenti. In molti casi, le decisioni del collegio giudicante hanno superato le richieste della pubblica accusa. L'intero processo, istruito dal pubblico ministero della direzione distrettuale antimafia Luisa Zanetti, si fondava sulle dichiarazioni di due pentiti storici della malavita milanese. I due con i loro racconti avevano ricostruito davanti agli inquirenti anni di traffici loschi, dall'hashish alle armi, facendo nomi e cognomi, specificando circostanze. In ballo anche qualche grosso nome della mala: su tutti quello di Robertino Enea, che ieri ha rallentato la lettura del dispositivo perché impegnato in un colloquio in video conferenza con il suo legale. Il boss, alla fine, è stato condannato a 18 anni di carcere. L'altra posizione di rilievo del processo era, appunto, quella di VB L'uomo è stato condannato per rapina a 14 anni di reclusione. In passato era stato coinvolto in altre inchieste dalle quali è stato assolto. L'ultima delle quali, nell'aprile scorso, quando passò miracolosamente indenne attraverso un processo che riguardava lo spaccio di cocaina sugli spalti della curva nord dello stadio di San Siro durante le partite dell'Inter. Insieme a lui, sul banco degli imputati, erano finiti altri tifosi nerazzurri.
 
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TUKO
view post Posted on 13/5/2008, 17:06     +1   -1




assenza ma non togli i nomi .
 
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Franz78
view post Posted on 13/5/2008, 17:12     +1   -1




CITAZIONE (TUKO @ 13/5/2008, 18:06)
assenza ma non togli i nomi .

Tanto non li legge nessuno :P

Non ke siano poco interessanti, ma son luuuuunghi ;)
 
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assenza
view post Posted on 14/5/2008, 07:22     +1   -1




i nomi della gente della nord li ho tolti o per lomeno mi sembra di averli tolti tutti son lunghi magari qualcosa mi e' scappata...gli altri nobi e' roba di cronaca vecchia che puoi leggere ovunque
 
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assenza
view post Posted on 14/5/2008, 08:58     +1   -1




21 aprile 1984

MILANO - stato un tentativo di omicidio quello perpetrato nei confronti del tifoso austriaco Gerard Wanninger, accoltellato all' uscita della partita Inter-Vienna il 7 dicembre 1983. Questo è stato il responso della perizia medica depositata ieri. Si aggrava perciò la posizione dei due supertifosi neroazzurri, MM e FC, accusti della aggressione avvenuta fuori dello stadio di San Siro. I due speravano di vedere ridimensionata l' accusa in quella più lieve di lesioni, ma la perizia medica ha detto che ci si trova di fronte a un tentativo di omicidio. L' istruttoria condotta dal giudice istruttore Laura Laera proseguirà. Nei prossimi giorni saranno disposti nuovi confronti nel tentativo di determinare con certezza la partecipazione dei due accusati alla aggressione. Il fatto risale all' inizio del mese di dicembre quando al "Meazza" si giocò la partita Internazionale-Austria Vienna valida per la Coppa Uefa. Al termine della gara un gruppo di ultratifosi interisti aggredì il giovane austriaco mentre si stava allontanando dallo stadio. La vittima accoltellata venne ricoverata in gravi condizioni all' ospedale San Carlo. Poi, grazie a un identikit la polizia individuò i due presunti assalitori (il gruppo dei teppisti era molto numeroso). Nell' automobile di uno dei due, FC, furono trovati un giubbotto sporco di sangue, un pugno di ferro e un coltello lungo 30 centimetri.
 
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assenza
view post Posted on 14/5/2008, 09:13     +1   -1




10 aprile 1985
inter real madrid
QUI INTER MARINI LIBERO BARESI TERZINORivoluzione obbligata per Castagner, che ha tre giocatori squalificati: Ferri (4 turni), Collovati e Bini (uno). Marini retrocede così nel ruolo di libero, Baresi sarà terzino. Ne risulterà indebolito soprattutto il centrocampo: Cucchi si è da poco ripreso da un infortunio, Sabato e Brady non sono certo al massimo della forma. Causio lavorerà in appoggio ad Altobelli e Rummenigge. La società ha rivolto un appello ai tifosi, perchè evitino di portare allo stadio fumogeni e mortaretti. L' Inter ha già ricevuto una sostanziosa multa (150 milioni) dall' Uefa e rischia la squalifica del campo. Come è noto, la finale di Coppa Uefa si gioca con partite di andata e ritorno. Altobelli ha detto: "Abbiamo bisogno della gente, ma non di gesti esagerati e inutili. I tifosi devono soltanto sostenerci"
 
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assenza
view post Posted on 14/5/2008, 09:43     +1   -1




14 ottobre 1988
ANCONA Rimangono estremamente gravi, nel reparto rianimazione dell' ospedale Umberto I di Ancona, le condizioni di Nazzareno Filippini, il tifoso ascolano di 32 anni che domenica scorsa ad Ascoli ha riportato un trauma cranico negli incidenti avvenuti al termine dell' incontro con l' Inter. La polizia intanto ha ascoltato una testimonianza: Dante Loreti, tifoso ascolano, ha detto di aver visto cadere Filippini e sbattere la testa su un marciapiede. Poi è stato preso a calci da una quindicina di tifosi interisti. La questura intanto ha stabilito per le prossime partite più severe misure anti-violenza. Solo il 26 per cento dei tifosi italiani ritiene molto o abbastanza efficace la proposta di Berlusconi di riservare gli stadi solo ai tifosi della squadra di casa. Questo il risultato di un sondaggio di Forza Italia la trasmissione di Odeon tv condotta da Walter Zenga

30 ottobre 1988

ANCONA MB, milanese di 19 anni, il quinto dei tifosi dell' Inter arrestato a seguito degli incidenti fra i sostenitori dell' Ascoli e della squadra lombarda avvenuti al termine della partita del 9 ottobre scorso nel corso dei quali venne pestato a morte Nazzareno Filippini, ha ottenuto gli arresti domiciliari. La decisione è stata presa dal sostituto procuratore, Vincenzo Miranda, il giudice titolare del caso, al termine della prima tornata di interrogatori
 
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Borro32
view post Posted on 15/5/2008, 00:08     +1   -1




Tutti molto interessanti, grazie.

23 maggio 1991
ROMA Diciannove feriti, otto arresti, treni dirottati, cariche della polizia, lacrimogeni. Dopo la partita, gruppi di ultras hanno tentato assalti alla polizia ricevendo in cambio cariche e lacrimogeni. Ambulanze in azione per tutta la città. Un possibile focolaio di violenza poteva essere la stazione Termini: bande di teppisti hanno raggiunto infatti i binari dove sarebbero dovuti arrivare nel pomeriggio i treni da Milano. Le forze dell' ordine hanno dirottato i treni alla stazione di Settebagni, nella parte nord della città, evitando contatti tra le tifoserie. Ma gli scontri non sono mancati fuori dallo stadio, dopo una partita relativamente tranquilla grazie ai cordoni di polizia che hanno separato la zona nerazzurra dal resto dei settori. Nei primi bilanci diciannove feriti non gravi, tra i quali un fotoreporter. La giornata è stata costellata di piccoli episodi di violenza. Un romanista è stato fermato con 40 biglie di metallo: aveva appena aggredito un ragazzo procurandogli una frattura al setto nasale. Un altro tifoso è stato trovato con un coltello, decine di auto e moto sono state rubate o danneggiate. Razziato anche più di un negozio, sequestrati molti biglietti falsi. Alla fine della giornata si contavano otto arresti. Infine, la chiusura al traffico nella zona della stadio ha provocato code e ingorghi. Nella rete della polizia sono finite anche aste di bandiere. Molti teppisti giunti da Milano avevano con sè caschi, di quelli che si usano nei cantieri edili, e tubi da impianti idraulici. La polizia è subito intervenuta sequestrando il materiale. Le forze dell' ordine però non sono riuscite a ripulire completamente le tasche da bengala e razzi. Imponente comunque lo spiegamento di agenti e carabinieri: un migliaio di uomini, tre elicotteri, controlli anche nelle stazioni degli autobus, della metropolitana, sulle autostrade. In tutto 3.500 controlli, 2.000 dei quali riservati ai sostenitori dell' Inter. A Milano dopo la fine della partita migliaia di persone si sono riversate nelle strade per festeggiare la vittoria dell' Inter. Caroselli di auto, bandiere, clacson, sopratutto in piazza del Duomo, che era vicina ad uno schermo gigante collegato alla Rai. Sfasciate alcune vetrine alla Galleria del Corso. Il TG3 delle 19 ha trasmesso ieri un servizio in cui stupidi ma pericolosi ultrà delle due bande si promettevano botte, incendi e coltellate: siamo all' istigazione a delinquere. Molto spesso ormai ci viene il sospetto che qualcuno soffi sulla violenza del calcio per poterne poi trarre uno spettacolo, televisivo e giornalistico. Ora manca solo il sangue, naturalmente in diretta.
 
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view post Posted on 24/5/2009, 15:14     +1   -1
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incontinenzia deretana

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