VIVERE ULTRAS forum: I colori ci dividono, la mentalità ci unisce! (dal 23/01/04)

Rassegna stampa amarcord, Dicevano di noi

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assenza
view post Posted on 13/5/2008, 14:02 by: assenza     +1   -1




04 marzo 1990

RN, legato ai club, aveva appeso lo striscione E' UN COMMERCIANTE IL NEO - NAZISTA DI SAN SIRO MILANO Alla Digos non nascondono la sorpresa: Ci aspettavamo un giovane sbandato, invece ci troviamo di fronte ad un commerciante di 37 anni, incensurato e padre di famiglia. E' il sommario identikit di Rn, l' uomo che in questura avevano ribattezzato l' acrobata: l' ultrà interista che domenica scorsa, con una serie di evoluzioni a sessanta metri d' altezza, aveva appeso sulla copertura dello stadio di San Siro, prima di Inter-Napoli, lo striscione con la scritta Hitler: con gli ebrei anche i napoletani. L' identificazione di N riserva anche altri motivi di sopresa: l' acrobata è figlio di due emigranti meridionali, partiti dalla Sicilia negli anni Cinquanta ed installatisi a Valle San Nicolao, in provincia di Vercelli. Inoltre, quello che tutti avevano considerato un militante della curva ultrà della tifoseria nerazzurra, è invece un socio (e fino a poco tempo fa un dirigente) di un Inter Club ufficiale, aderente al coordinamento dei tifosi controllato direttamente dalla società di Pellegrini. Lo stesso organismo che cinque giorni fa ha salutato con soddisfazione l' espulsione da San Siro dei 55 (adesso 56 con N) ultras indicati dalla Digos. L' acrobata ha fatto conoscere la sua versione da Cossato, il paese vicino a Biella dove gestisce un negozio di alimentari: Non conoscevo il testo dello striscione, me l' hanno dato fuori dallo stadio chiedendomi di appenderlo perché sanno che, avendo fatto per tanti anni il carpentiere, non soffro le vertigini. La cretinata che c' era scritta l' ho letta solo quando sono sceso dal tetto. A consegnare a N lo striscione sarebbe stato, secondo la Digos, un militante degli skins, della curva nerazzurra.

28 dicembre 1986
DUECENTO MILIONI DI AMMENDE TUTTA LA SERIE A MULTA PER MULTA... MULTE SALATISSIME, ma nessuna squalifica di campo. Negli ultimi anni la geografia del teppismo da stadio è cambiata. Pochi incidenti sulle tribune, nessuna invasione di campo. E per gli episodi di violenza lontani dallo stadio la società non può essere considerata responsabile. Multe pesanti quindi per tutti, ma niente di più. A BRESCIA GLI ULTIMI EPISODI DODICI SETTIMANE DI GRAVI INCIDENTI UN LUNGO CAMMINO di violenza. Il campionato si è snodato fino ad ora fra tanti episodi di teppismo, alcuni dei quali gravissimi. A settembre si verificarono scontri di tifosi per Inter-Brescia ed Atalanta-Roma. Qualche giorno più tardi ancora scazzottate a Firenze per Empoli-Juventus. Un tifoso romanista perse addirittura un occhio, colpito da una radiolina dopo Roma-Verona. La settimana successiva (5 ottobre) si verificarono tafferugli a Torino in occasione di Juventus-Milan, mentre a Milano tifosi romanisti organizzarono una scorribanda per le vie del centro prima di Inter-Roma. Altri gravi incidenti per Fiorentina-Juve: un giovane accoltellato ad una gamba ed otto spettatori feriti. Sempre a Firenze nemmeno un mese fa un tifoso romanista venne accoltellato dai suoi stessi compagni. Per finire a domenica scorsa con la grande battaglia tra tifosi bresciani e veronesi per le strade di Brescia. Un ferito, centinaia di vetture danneggiate, vetri di case in frantumi, scontri prima e dopo la partita. E' finita con 6 tifosi arrestati e condannati. NOBILI INIZIATIVE DA METTERE SUBITO IN PRATICA LA PAROLA più adatta a commentare, provvisoriamente, questa vicenda è "polverone". Una cosa che stia a metà fra "era ora" e "qui si esagera", un sigillo sconcertato che aspetta conferme o smentite. Una riprova del polverone è data dall' attenzione dei giornali: titoli enormi o notiziari di poche righe. Chi ha ragione? Per conto mio, ha ragione Chiampan e un po' di ragione ce l' ha Foresti, presidente dei tifosi che chiameremo "buoni" per distinguerli dai "cattivi" della curva. Va da sè che non tutti sono buoni e non tutti sono cattivi. Chiampan è il secondo presidente di serie A che concretamente pensa a qualcosa per arginare la violenza. Gli altri, con l' eccezione di Mantovani, girano intorno al problema usando le frasi rituali e non facendo molto, di quel poco che, a questo punto, possono fare. Chiampan è disposto a perdere a tavolino con l' Inter, pur di battersi contro quello che ha chiamato "lo scudetto della violenza". Fa bene. Dubito che succederà davvero, considerando la distanza fra la minaccia e la data della partita, ma tutte le vie sono buone se portano a far ragionare gli irragionevoli. Foresti ha ragione quando dice che non è nei compiti dei tifosi buoni l' identificazione di quelli cattivi. Ne prendiamo le distanze, li tagliamo fuori dall' organizzazione, che altro volete? Quest' essere ritenuti diversi anche dai tifosi dello stesso colore è una medaglia in più per gli ultras, che hanno bisogno di sentirsi sempre più soli, emarginati, criminalizzati.

— 21 giugno 1989
MILANO E' stato rinviato a lunedì 26 giugno il processo a carico dei tre ultras del Milan accusati di aver ucciso domenica 5 giugno davanti al cancello 16 dello stadio di San Siro il tifoso romanista Antonio De Falchi di 19 anni. AL, 21 anni, studente di legge; DF, 29 anni, del servizio d' ordine del Milan; LB, 18 anni, di mestiere pony-express, ieri mattina sono stati accompagnati dal carcere all' aula della quarta Corte d' assise dove è cominciato il processo. Ad attenderli nello spazio riservato al pubblico oltre cinquanta persone divise tra amici, familiari, compagni di scuola e tifosi dei gruppi ultras sia del Milan che dell' Inter. Tra il pubblico c' era anche NC, uno degli interisti inquisiti in un primo tempo e poi prosciolti per l' omicidio di Nazareno Filippini, il tifoso ascolano ucciso nell' ottobre scorso nei pressi dello stadio Del Duca. C' è stato qualche momento di tensione subito sedato dai carabinieri, ed è apparsa inconsueto e in qualche modo preoccupante questo appuntamento di ultras del tifo a sostegno e solidarietà degli accusati. La sensazione è che questo processo, quando sarà celebrato, potrebbe trasformarsi in una platea per le tesi giustificazioniste nei confronti della violenza che si registra intorno al calcio. La famiglia di Antonio De Falchi ha deciso di costituirsi parte civile e ieri l' ha fatto tramite gli avvocati Marcello e Giuseppe Madia. Lunedì i difensori dei tre imputati chiederanno alla Corte di sentire anche numerosi testimoni indicati dalla difesa. L' AIAC SULLA VIOLENZA Anche l' associazione italiana allenatori di calcio ha preso posizione sul drammatico problema della violenza. L' Aiac - dice una nota del consiglio direttivo riunitosi a Coverciano - condanna ancora una volta questi insensati episodi e ravvisa la necessità che tutte le componenti del mondo del calcio si incontrino per proporre concreti interventi per le soluzioni di tali complessi e ormai radicati problemi.

— 24 ottobre 1994

ROMA - "In molte città gli ultras stanno puntando ad un vero e proprio stipendio, forse in qualche società ci sono già riusciti. Perché questi signori sono riusciti a far diventare il tifo una professione, che estendono anche ad altri sport come il basket". Maurizio Marinelli, ex arbitro, è il direttore del Centro nazionale studi e ricerche della polizia. Dal suo osservatorio sono più chiari i rapporti tra società di calcio e professionisti del tifo. Sono molte le società che subiscono la pressione e i ricatti degli ultras? "E' difficile stabilirlo. Il presidente di una società che allora militava in serie B si rivolse a me per chiedermi aiuto, dopo aver interpellato altre società per sapere se pagavano ai tifosi i biglietti dello stadio, del treno. Questo presidente affermava che gli ultras si piazzavano a ridosso della stanza del consiglio d' amministrazione, facevano pressioni, invocavano i giocatori da mandare in campo. Gli ho consigliato di fare attenzione, di aiutarci a identificarli perché gli elenchi degli ultras non li abbiamo neanche noi". E il presidente accettò di identificarli? "No, perché c' è una certa paura da parte dei dirigenti nell' affrontare questo passo". Perché questo protagonismo degli ultras? "Abbiamo condotto uno studio sulla tifoseria dell' Inter, arrivando alla conclusione che gli ultras, per l' impegno profuso, si sentono i veri proprietari della società". La polizia non riesce a tenere sempre la situazione sotto controllo. "Non riusciamo nemmeno a controllare i tifosi diffidati. Se in una città ci sono 70-80 diffidati, chi riesce a controllarli? Una delle nostre proposte è stata oggetto di un disegno di legge presentato al Senato: vogliamo che le società paghino i poliziotti, e che ogni questura crei un servizio che segua costantemente in casa e in trasferta i tifosi di una squadra". E le società, quanto assecondano gli ultras? La distribuzione gratuita dei biglietti è molto diffusa? "Posso solo dire che una delle scene più ricorrenti è questa: durante una trasferta il capo tifoso raggiunge, scortato dalla polizia, gli spogliatoi della squadra avversaria. Dove è pronto per lui un bel pacco di biglietti, acquistato a spese della sua società".

Repubblica — 11 gennaio 1994

REGGIO EMILIA - Non si può ravvisare il reato di furto quando oggetto del "prelievo" sono gli striscioni dei tifosi allo stadio. Questo perché manca il danno patrimoniale. Così il pretore di Reggio Emilia ha assolto due ultras dell' Inter che erano stati arrestati dalla polizia nella notte tra sabato e domenica scorsi all' interno dello stadio Mirabello. I due, DI di 21 anni e As di 23, entrambi di Cinisello Balsamo e disoccupati, si erano introdotti nello stadio reggiano scavalcando un muro. Avevano preso di mira due grandi striscioni dei tifosi granata che intendevano bruciare l' indomani durante la partita in segno di dileggio, per vendicare un oltraggio che avrebbero subito dai tifosi reggiani in occasione dell' incontro di andata a San Siro. DI è stato tuttavia condannato a 4 mesi con la condizionale per oltraggio nei confronti dei poliziotti che l' hanno fermato.

— 21 settembre 1990
E' TORNATA l' Inghilterra, la grande esiliata. E' arrivata in pace, con poche squadre e pochi spettatori, il suo ritorno nelle Coppe dopo cinque anni di esilio è stato un atto di civiltà in una notte di violenze e barbarie. Non c' era il Liverpool, ancora al bando dopo la strage di Bruxelles, ma hanno giocato e vinto due società di primo piano come Manchester United e Aston Villa. Escluse anche loro per la follia criminale dei tifosi dei reds, le due squadre hanno celebrato senza troppi clamori la loro riammissione. Prima del fischio d' avvio sono volati i palloncini, il pubblico ha applaudito ma si è scoperto subito in minoranza rispetto alle attese. 28mila nell' impianto da 50mila posti dell' Old Trafford di Manchester, 27mila nel Villa Park di Birmingham, con 15mila biglietti invenduti. La diretta tv ha indebolito la voglia di festeggiare il grande ritorno, ma per le società e la federazione era meglio lasciare gli stadi semivuoti che rischiare qualsiasi incidente. Solo così si spiega anche il massiccio intervento della polizia inglese attorno agli stadi. Dappertutto invece è tornata la violenza da esportazione. Neonazisti, frange estremiste croate, squadracce di ultras conosciute per i loro blitz in provincia come nei covi degli immigrati. Si sono mobilitati in tanti per festeggiare il grande ritorno del calcio internazionale, e molti parlavano la stessa lingua: quella del teppismo e dell' intransigenza. Il pallone ha lasciato il posto ai superalcolici, alle croci uncinate tatuate, ai coltelli e alle asce. Dagli scontri di Vienna è uscita una faccia conosciuta: è PC, 26enne ultras dell' Inter, già fermato per un pestaggio di immigrati di colore e per numerosi incidenti negli stadi. A Vienna è stato fermato e rilasciato nella notte insieme ad altri quattro italiani. Per l' Inter si profila intanto un percorso difficile in Europa: i tifosi violenti cominciano a seguirla all' estero, e la Digos ha deciso di inviare d' ora in poi suoi uomini al seguito delle trasferte delle squadre milanesi, per collaborare con le forze dell' ordine locali. Il delegato Uefa a Vienna, Riedel, ha intanto tranquillizzato il dg dell' Inter Giuliani: la società non subirà punizioni, il delegato ha parlato di provocazioni dei tifosi dell' Austria Vienna, apprezzando l' intervento dei dirigenti nerazzurri per calmare i tifosi.

09 dicembre 1990
MILANO Prima, nella notte, l' agguato e le coltellate. Poi all' alba la risposta a suon di bottiglie molotov. Infine nel pomeriggio una spedizione in pieno centro contro le vetrine di un cinema distrutte a sprangate. Skin head, i rapati, contro i punk; giovani neonazisti contro i ragazzi dei centri sociali: una battaglia che ha sconvolto il tranquillo sabato di una Milano affollata, intenta al passeggio nelle vie dello shopping prenatalizio. Prognosi riservata A due mesi dal ferimento di un giovane punk alla fiera di Senigaglia, le teste rasate' ' hanno aggredito e accoltellato un ragazzo del centro sociale Leoncavallo, che ora è ricoverato in prognosi riservata. Di lì a poco, la rabbia dei giovani autonomi' ' s' è scagliata contro la casa di un consigliere comunale missino, Riccardo De Corato: una molotov che ha provocato un principio d' incendio, minacciose scritte vergate sui muri. Alle sei di sera la spedizione che ha sbriciolato le vetrine del cinema Argentina, in corso Buenos Aires, tradizionale punto di raduno di estremisti di destra. Il raid compiuto da una quindicina di ragazzi col volto coperto ha seminato il panico tra i passanti che stavano percorrendo una delle vie più battute della città. In serata gli agenti della Digos hanno arrestato cinque skin: l' accusa è di tentato omicidio. Due dei giovani sono conosciuti per essere ultras' ' dell' Inter, coinvolti in pestaggi, aggressioni, diffidati dall' entrare allo stadio. Il più noto è Pcdetto l' Armiere, camionista con la passione per l' Inter e la svastica, protagonista di risse sugli spalti e di altre imprese, già denunciato per il pestaggio di due senegalesi a Varese. Sull' altro fronte, tredici ragazzi, alcuni dei quali minorenni, sono stati denunciati a piede libero per porto di armi abusive: avevano mazze, tubi, coltelli, gambe metalliche di tavolo da usare come spranghe. Milano ripiomba in un clima che sembrava ormai dimenticato. A settembre, infatti, l' accoltellamento di un giovane punk da parte di un gruppo di neonazisti aveva innescato un periodo di tensione, con manifestazioni e cortei contrapposti, sempre sul punto di sfociare in scontri violenti. Manifesti anti immigrati Poi tutto era tornato nella normalità apparente. Fino a ieri sera. Alle 22 c' era stata una riunione degli skin al bar Amico di via De Amicis, il loro abituale punto di ritrovo. Obiettivo: organizzare squadre per attaccare ai muri di tutta la città dei manifesti contro i mass media, contro gli immigrati del terzo mondo. Formati i gruppi si erano divisi, armati di carta e colla, ma soprattutto di coltelli, spranghe, per ogni evenienza. Alle 2 l' aggressione. Al centro sociale Leoncavallo c' erano una decina di giovani che chiacchieravano, bevevano birra sentendo musica. Andrea Rossini, 26 anni, ha salutato gli amici ed è uscito. In strada ha visto un gruppetto di cinque skin che stavano attaccando dei manifesti. S' è avvicinato, è stato subito circondato e aggredito, gettato per terra. Una lama di coltello gli ha trafitto più volte l' addome. Andrea è riuscito a trascinarsi fin dentro i locali del centro sociale, vi si è rinchiuso, sbarrando la porta. Gli skin hanno addirittura tentato d' abbatterla, prima di decidersi a fuggire su di un autofurgone bianco, l' automezzo dal quale poi gli agenti della Digos sono risaliti a Pc. Nuova aggressione Due ore dopo, altra aggressione. In piazza San Babila nove skin stanno attaccando i manifesti, si avvicinano quattro ragazzi scesi da una 126, cominciano a discutere, a litigare sempre più violentemente e le teste rasate colpiscono la macchina con spranghe, bastoni. Proprio in quel momento arriva la polizia che denuncia tutti i presenti: gli skin avevano addosso due coltelli, due tubi, proiettili calibro 38, gli altri, quattro gambe di tavolo da usare come mazza ed una catena. Alle 4,30 la spedizione contro la casa del consigliere missino De Corato, che già l' anno scorso era rimasto vittima di un' aggressione a suon di sprangate, in seguito alla quale era finito in ospedale. E nel pomerigggio il raid in pieno corso Buenos Aires. A Milano si riaccendono timori e paure

— 11 ottobre 1988

ASCOLI Un uomo di 32 anni è in fin di vita: quel fumo nero l' aveva, forse, annunciato che la giornata sarebbe finita male. Il fumo sprigionatosi dal materasso per il salto in alto, completamente bruciato da uno dei tanti petardi lanciati per salutare l' inizio del campionato. E la festa si è trasformata in dramma, lasciando la città a meditare su un altro atto d' inutile violenza. Il risultato della partita (il 3 a 1 a favore dell' Inter) è passato subito in secondo piano e gli ascolani alla moviola hanno preferito i gelidi bollettini medici dell' ospedale Umberto I di Ancona. Prognosi riservatissima. Le speranze che sopravviva sono minime..., hanno ribadito, di ora in ora i sanitari, del nosocomio regionale. Nazzareno Filippini per gli amici Reno è entrato in coma profondo dopo aver varcato la soglia del Mazzoni di Ascoli. E' riuscito a parlare con i medici del pronto soccorso, lamentando un forte dolore alla parte destra del capo. Durante gli accertamenti ha perso conoscenza. Quindi, la corsa verso Ancona con un' autoambulanza a sirene spiegate. Ed alle 22,30 l' intervento chirurgico d' urgenza. Abbiamo rimosso dicono i sanitari un grosso ematoma, riscontrando una pesante compromissione cerebrale. Il giovane presenta al volto contusioni e fratture parietali. Le sue condizioni sono disperate. Un colpo. Un colpo violento al capo inferto con una pietra. Su questo, non c' è dubbio. L' incontro Ascoli-Inter è appena terminato. Le forze dell' ordine fanno defluire dalla Curva Nord dello stadio Del Duca i tifosi neroazzurri, che vengono incolonnati ed avviati verso i cinque pullman parcheggiati in via delle Zeppelle. Ma non si è a conoscenza del fatto che altri due mezzi sono stati lasciati nei pressi della stazione ferroviaria: il secondo gruppo di ultras si dirige alla meta, passando davanti agli ingressi della tribuna coperta ed ecco avvicinarsi il dramma sotto la Curva Sud, feudo del tifo bianconero. All' indirizzo degli interisti inizia un fitto lancio di pietre, lattine ed altri oggetti. E' il fuggi fuggi generale. Nazzareno Filippini resta coinvolto nella ressa. Ad un certo punto si accascia al suolo, con il volto completamente coperto di sangue. Verrà soccorso qualche minuto più tardi e tra le mani che si tendono per aiutarlo ci sono anche quelle di Antonio, diciannovenne, impaurito di quanto sta accadendo. Quando si avvicina non sa ancora che il corpo martoriato è di suo fratello! Nazzareno arriva all' ospedale con un' altra decina di persone, tra cui due agenti di Ps ed un carabiniere (soltanto lesioni guaribili in pochi giorni). La madre di Nazzareno ha reso noto ieri sera che la propria famiglia denuncerà all' autorità giudiziaria gli agenti di polizia ed i carabinieri in servizio durante l' incontro di calcio. Responsabili secondo Maria Onori di aver aggredito a manganellate il figlio. Il Questore Mansi si limita ad affermare che non sarà impresa facile individuare gli autori dell' aggressione e delle violenze avvenute al di fuori dello stadio, quando i tifosi si disperdono in mille rivoli....

— 02 marzo 1990

MILANO Sono stati comunicati a tutte le questure d' Italia i nomi dei cinquantacinque teppisti dell' Inter, protagonisti domenica scorsa dell' esposizione di striscioni razzisti contro il Napoli e di atti di violenza all' interno di San Siro. Gli ultras non potranno più mettere piede negli impianti sportivi della provincia milanese fino al 31 dicembre. La comunicazione dei nominativi agli uffici di polizia di tutto il territorio nazionale si è resa opportuna perchè la diffida ad assistere a manifestazioni sportive, in base alla nuova legge che vuole combattere l' istigazione alla violenza, può essere adottata da un questore solo nel territorio di sua competenza. I tifosi colpiti dal provvedimento di lunedi scorso, potrebbero infatti seguire la loro squadra (in questo caso l' Inter) in trasferta. Da indagini della questura risultava che i cinquantacinque teppisti diffidati dall' entrare a San Siro si apprestavano a seguire l' Inter fuori casa. E non è tuttora escluso che domenica si presentino al Flaminio per assistere alla partita contro la Lazio. Se anche in altri stadi i teppisti schedati saranno nuovamente sorpresi a esercitare la violenza, oppure ad esporre striscioni offensivi, i questori delle altre città potranno prendere provvedimenti analoghi a quelli di Milano. La polizia ha dunque voluto far sapere ovunque chi sono i personaggi diffidati. Intanto per ognuno dei 55 stanno proseguendo le operazioni di notifica del provvedimento. L' Inter aveva auspicato nei giorni scorsi un provvedimento ancora più duro. E cioè che la diffida del questore ad entrare negli stadi sportivi del proprio territorio di competenza potesse essere esteso automaticamente a tutti gli impianti italiani. In maniera da bloccare così i tifosi violenti, che qualora venissero identificati in uno stadio dopo la diffida, sarebbero immediatamente passibili di provvedimenti penali molto più pesanti.

08 gennaio 1987

VERONA - Il più deciso è stato il questore Lucchese, che per domenica, in occasione della partitissima con l' Inter, ha già indicato le linee operative del piano anti-violenza: nessuno striscione entrerà nelle due curve del Bentegodi se non dopo essere passato al setaccio delle forze dell' ordine: li srotoleranno uno ad uno agli ingressi. Sarà fatto divieto assoluto di introdurre aste di bandiere all' interno dell' impianto di piazzale Olimpia, anche quelle di plastica (le uniche per altro ammesse sino ad oggi): si è scoperto che molte di queste hanno anime di ferro. Le strade di accesso allo stadio, nel raggio di un chilometro, saranno chiuse al traffico due ore prima dell' inizio dell' incontro, con un' intensificazione dei controlli lungo le direttrici più battute (soprattutto quella fra la stazione e il complesso sportivo), operazione affidata ai vigili urbani, nonchè a carabinieri e agenti di polizia.

23 maggio 1991
ROMA Diciannove feriti, otto arresti, treni dirottati, cariche della polizia, lacrimogeni. Dopo la partita, gruppi di ultras hanno tentato assalti alla polizia ricevendo in cambio cariche e lacrimogeni. Ambulanze in azione per tutta la città. Un possibile focolaio di violenza poteva essere la stazione Termini: bande di teppisti hanno raggiunto infatti i binari dove sarebbero dovuti arrivare nel pomeriggio i treni da Milano. Le forze dell' ordine hanno dirottato i treni alla stazione di Settebagni, nella parte nord della città, evitando contatti tra le tifoserie. Ma gli scontri non sono mancati fuori dallo stadio, dopo una partita relativamente tranquilla grazie ai cordoni di polizia che hanno separato la zona nerazzurra dal resto dei settori. Nei primi bilanci diciannove feriti non gravi, tra i quali un fotoreporter. La giornata è stata costellata di piccoli episodi di violenza. Un romanista è stato fermato con 40 biglie di metallo: aveva appena aggredito un ragazzo procurandogli una frattura al setto nasale. Un altro tifoso è stato trovato con un coltello, decine di auto e moto sono state rubate o danneggiate. Razziato anche più di un negozio, sequestrati molti biglietti falsi. Alla fine della giornata si contavano otto arresti. Infine, la chiusura al traffico nella zona della stadio ha provocato code e ingorghi. Nella rete della polizia sono finite anche aste di bandiere. Molti teppisti giunti da Milano avevano con sè caschi, di quelli che si usano nei cantieri edili, e tubi da impianti idraulici. La polizia è subito intervenuta sequestrando il materiale. Le forze dell' ordine però non sono riuscite a ripulire completamente le tasche da bengala e razzi. Imponente comunque lo spiegamento di agenti e carabinieri: un migliaio di uomini, tre elicotteri, controlli anche nelle stazioni degli autobus, della metropolitana, sulle autostrade. In tutto 3.500 controlli, 2.000 dei quali riservati ai sostenitori dell' Inter. A Milano dopo la fine della partita migliaia di persone si sono riversate nelle strade per festeggiare la vittoria dell' Inter. Caroselli di auto, bandiere, clacson, sopratutto in piazza del Duomo, che era vicina ad uno schermo gigante collegato alla Rai. Sfasciate alcune vetrine alla Galleria del Corso. Il TG3 delle 19 ha trasmesso ieri un servizio in cui stupidi ma pericolosi ultrà delle due bande si promettevano botte, incendi e coltellate: siamo all' istigazione a delinquere. Molto spesso ormai ci viene il sospetto che qualcuno soffi sulla violenza del calcio per poterne poi trarre uno spettacolo, televisivo e giornalistico. Ora manca solo il sangue, naturalmente in diretta.
 
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10 replies since 13/5/2008, 09:57   5690 views
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