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| ovviamente è troppo lungo per essere cantato allo stadio...ma questo il canto goliardico per eccellenza (si, ma dio cristo, speriamo di non finirci l'anno prox, in eccellenza), e prima o poi tutta la Dossenina lo intonerà a gran voce!
Il barone Fanfulla da Lodi, condottiero di gran rinomanza, fu condotto un bel giorno in istanza da una donna dai facili amor.
Era vergine il prode Fanfulla, ma alla vista di pelosa bernarda tirò fuori la casta alabarda e con zelo si mise a giostrar.
E chiavalca, chiavalca, chiavalca, alla fine Fanfulla s’accascia; lo risveglia la turpe bagascia: “100 scudi mi devi donar!”
“Vaffancul, vaffancul, vaffanculo!” le risponde Fanfulla incazzato: “20 scudi io gia t’ho donato, gli altri 80 li prendi nel cul!”
Passa un giorno, due giorni, tre giorni, a Fanfulla fa male l’uccello: “Cos’è mai questo male novello che natura mi vuole donar?”
Fu chiamato un dottore di grido che gli disse: “mio caro Fanfulla, qui bisogna amputare una palla se di scolo non vuoi tu morir!”
La morale di questa vicenda assomiglia alla legge del Menga: “chi l’ha preso nel cul se lo tenga, se lo tenga fin dove gli sta!”
Di rimando alla legge del Menga, contrapposta è la legge del Volga: “chi l’ha preso nel cul se lo tolga, e lo metta nel cul del vicin.”
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