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24/9/2005 - 24/9/2009: GIUSTIZIA PER PAOLO, da www.liberazione.it

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view post Posted on 24/9/2009, 17:19     +1   -1




da http://www.liberazione.it/a_giornale_index...Pubb=23/09/2009 (andare a pagina 12...)

LA LETTERA DI PAOLO

Illustrissimi signori (scrivo al ministro degli Interni e, per conoscenza, al Presidente
della Repubblica, al questore di Brescia, al prefetto, ai sindaci di Brescia e di Verona)
scrivo questa lettera alla vigilia dell’anniversario di una data che mi ha cambiato la vita:
il 24 settembre del 2005. Mi presento: sono Paolo Scaroni, abito a Castenedolo, piccolo paese della provincia di Brescia. Ero un allevatore di tori. Ero un ragazzo normale, con amicizie,
una ragazza, passioni, sani valori - anche sportivi - e la giusta curiosità. Facevo infatti
molto sport e viaggiavo quando potevo. Ero soprattutto un grande tifoso del Brescia.
Una persona normale, come tante, direbbe Lei.


***
Oggi non lo sono più (per la verità tifoso del Brescia lo sono rimasto, sebbene non
possa più vivere la partita allo stadio com’ero solito fare: cantando, saltando, godendo
oppure soffrendo). Tutto è cambiato quel giorno nella stazione di Porta Nuova
a Verona. Quel giorno, alla pari di migliaia di tifosi bresciani, fra i quali molte famiglie e bambini,
avevo deciso di seguire la Leonessa a Verona con le migliori intenzioni per quella
che si preannunciava una sfida decisiva per il nostro campionato di serie B. Finita
la partita, siamo stati scortati in stazione dalla polizia senza nessun intoppo o tensione.
Dopo essermi recato al bar sotto la stazione, stavo tornando con molta serenità
al treno riservato a noi tifosi portando dell’acqua al resto della compagnia (era stata
una giornata molto calda ed eravamo quasi tutti disidratati). Tutti gli altri erano
già pronti sui vagoni per fare velocemente ritorno a Brescia. Mancavano pochi minuti
ed i binari della stazione erano completamente deserti. Cosa alquanto strana visto
il periodo, l’orario e soprattutto la città in cui eravamo, centro nevralgico per il
passaggio dei treni. Improvvisamente, senza alcun preavviso o motivo apparente, sono stato travolto da
una carica di “alleggerimento” del reparto celere in servizio quel giorno per mantenere
l’ordine pubblico e picchiato a sangue, senza avere nemmeno la possibilità di ripararmi.



***
Sottratto al pestaggio dagli amici (colpiti loro stessi dalla furia delle manganellate),
sono entrato in coma nel giro di pochissimo e quasi morto. Dopo circa venti minuti dall’aver perso conoscenza sono stato caricato su un’ambulanza -osteggiata, più o meno velatamente,
dallo stesso reparto che mi aveva aggredito - e trasportato all’ospedale di Borgo
Trento a Verona. Lì sono stato operato d’urgenza. Lì sono stato salvato. Lì sono
tornato dal coma dopo molte settimane. Lì ho passato alcuni mesi della mia nuova
vita. Una vita d’inferno. Nel frattempo la mia famiglia, in uno stato
d’animo che fatico ad immaginare, su- La lettera aperta di un ragazzo ridotto in fin di vita dalle cariche dopo una partita Ministro ecco la mia storia
Aspetto verità e giustizia subiva pressioni e minacce affinché la mia vicenda
mantenesse un basso profilo. Ai miei amici non andava certo meglio,
nonostante tutti gli sforzi per far uscire la verità. Ovviamente, alcune cose di cui sopra le
ho sapute molto tempo dopo la mia aggressione. Il resto l’ho scoperto grazie al lavoro
del mio avvocato. Dalla ricostruzione dei fatti e tramite le tante testimonianze, emerge un quadro inquietante, quasi da non credere; ma proprio per questo da rendere pubblico.
In seguito alle gravissime lesioni subite, presso la procura della Repubblica di Verona
è iniziato un procedimento a carico di alcuni poliziotti e funzionari identificati
quali autori delle lesioni da me subite.


***
Nonostante il giudice per le indagini preliminari abbia respinto due volte la richiesta d’archiviazione, il pubblico ministero non ha ancora esercitato l’azione penale contro gli indagati. Mi domando per quale ragione ciò avvenga e perché mi sia negata giustizia. Oggi, dopo avere perso quasi tutto, rimango
perciò nell’attesa di un processo, nemmeno tanto scontato, considerati i precedenti ed i tentativi di screditarmi. Oltretutto i poliziotti erano tutti a volto coperto, quindi non identificabili (com’è possibile tutto questo?), sebbene a comandarli ci fosse una persona riconoscibilissima. Dopo le tante bugie e cattiverie uscite in modo strumentale sul mio conto a seguito della vicenda, aspetto soprattutto che mi venga restituita la dignità. Illustrissimo ministro, sebbene la mia vicenda non abbia destato lo stesso scalpore, ricorda un po’ le tragedie di Gabriele Sandri, di Carlo Giuliani, ed in particolare di Federico Aldrovandi (accaduta a poche ore di distanza dalla mia), con una piccola, grande differenza: io la mia storia la
posso ancora raccontare, nonostante tutto. Le dinamiche delle vicende sopra citate forse non saranno identiche, ma la volontà di uccidere sì, è stata la medesima. Altrimenti non si spiega l’accanimento di queste persone nei miei confronti, soprattutto se si considera che non vi era una reale situazione di pericolo: era tutto tranquillo; ero caduto a terra; ero completamente inerme. Ma le manganellate, come descrive il referto medico, non si sono più fermate. Forse, ho pensato, oltre alla vita volevano togliermi anche l’anima. Per farla breve, in pochi secondi ho perso quasi tutto quello per cui avevo vissuto - per questo mi sento ogni giorno più vicino a Federico - e senza un motivo apparente. Sempre ovviamente che esista una giustificazione per scatenare tanta crudeltà ed efficienza. Le mie funzioni fisiche sono state ridotte notevolmente, e nonostante la lunga riabilitazione a cui mi sottopongo da anni con molta tenacia non avrò molti margini di miglioramento. Questo lo so quasi con certezza: l’unica cosa funzionante come prima nel mio corpo infatti è il cervello, attivo come non mai. Dopo quattro anni non ho ancora stabilito se questa sia stata una fortuna. Ho perso il lavoro, sebbene abbia un padre caparbio che insiste nel mandare avanti la mia ditta, sottraendo tempo e valore ai suoi impegni. Ho perso la ragazza. Ho perso il gusto del viaggiare (il più delle volte quelli che erano itinerari di piacere si sono trasformati in veri e propri calvari a causa delle mie condizioni fisiche), nonostante mi spinga ancora molto lontano. Ho perso soprattutto molte certezze, relative alla Libertà, al Rispetto, alla Dignità, alla Giustizia e soprattutto alla Sicurezza.

Quella sicurezza che Lei invoca ogni giorno, e tenta d’imporre sommando nuove leggi e nuove norme a quelle già esistenti (fino a ieri molto efficaci, almeno per l’opinione pubblica).
Peccato però che queste leggi non abbiano saputo difendere me, Federico, Carlo e Gabriele dagli eccessi di coloro che rappresentavano, in quel momento, le istituzioni.



***
Illustrissimo ministro, alcune cose mi martellano più di tutto: ogni giorno mi domando infatti cosa possa spingere degli uomini a tanto. Non ho la risposta. Ogni giorno mi domando se qualcuna di
queste tragedie potesse essere evitata. La risposta è sempre quella: sì. A mio modesto parere, ciò che ha permesso a queste persone di liberare la parte peggiore di sé è stata la sicurezza di farla
franca. Sembra un paradosso, ma in un Paese come il nostro in cui si parla tanto di “certezza
della pena”, di “responsabilità” e di “omertà”, proprio coloro che dovrebbero dare l’esempio agiscono impuniti infrangendo ogni legge scritta e non, disonorano razionalmente la divisa e l’istituzione
rappresentata, difendono chi fra loro sbaglia impunemente. Illustrissimo ministro, dopo tante elucubrazioni, sono giunto ad una conclusione: se queste persone fossero state immediatamente
riconoscibili, responsabili perciò delle loro azioni, non si sarebbero comportate in quella maniera ed io non avrei perso tanto. Le chiedo quindi: com’è possibile che in Italia i poliziotti non portino un segno di
riconoscimento immediato come accade nella maggior parte delle Nazioni europee? Illustrissimo ministro, io non cerco vendetta, semmai Giustizia. Mi appello a Lei ed a tutte le persone di
buon senso affinché questi uomini vengano fermati ed impossibilitati nello svolgere
ancora il loro “dovere”. Chiedo quindi che si faccia il processo e nulla sia insabbiato.
Cordiali saluti.
PAOLO SCARONI *
*vittima di uno Stato distratto



VERITA' E GIUSTIZIA PER PAOLO.

Edited by I support my local team - 25/9/2009, 17:03
 
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polenta e osei
view post Posted on 24/9/2009, 18:26     +1   -1




non c'è nulla da aggiungere a quanto scritto da Paolo, se non un forza paolo per tutto quello che sta passando.
rileggendo la lettere non si può che pensare:se fossi stato io???e con quel io non intendo ultras, ma semplice tifoso.
perchè si cerca di identificare paolo come ultras e non come persona.
paolo mola mia
 
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CaMpArI=Bs=
view post Posted on 24/9/2009, 19:11     +1   -1




esatto anchio penso sempre che quel giorno poteva capitare a chiunque di noi e chi cera non si dimentica le infamate che hanno fatto gli sbirri in tutta quella giornata..
paolo mola mia
 
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Rezàt 1911
view post Posted on 24/9/2009, 19:38     +1   -1




quoto e mi associo...paolo mola mia!
 
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U*BS 1979
view post Posted on 24/9/2009, 21:43     +1   -1




Paolo mola mia
 
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A C A B 1911
view post Posted on 28/9/2009, 16:17     +1   -1




24-09-05 VOGLOIAMO LA VERITA'!!!!!PAOLO MOLA MIA!!!

Attached Image: triestina_BRESCIA.jpg

triestina_BRESCIA.jpg

 
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Randagio_BS
view post Posted on 28/9/2009, 20:01     +1   -1





Celere padovana figli di puttana !!!
 
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forza panino
view post Posted on 28/9/2009, 20:18     +1   -1




CITAZIONE (U*BS 1979 @ 24/9/2009, 22:43)
Paolo mola mia

scusa ma che significa mola mia?
 
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A C A B 1911
view post Posted on 28/9/2009, 20:41     +1   -1




MOLA MIA signfica NON MOLLARE!!
 
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8 replies since 24/9/2009, 17:19   401 views
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