VIVERE ULTRAS forum: I colori ci dividono, la mentalità ci unisce! (dal 23/01/04)

Personaggi Storici

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salento
view post Posted on 26/9/2006, 11:18     +1   -1




CARMELO BENE

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Carmelo Bene nasce a Campi Salentina in provincia di Lecce, nel 1937.
Chi lo ha conosciuto da piccolo lo descrive come un ragazzo taciturno, probabilmente educato con eccessiva rigidità, e forse proprio per questo teso a manifestare la propria prorompente espressività in maniera rivoluzionaria, dirompente, assolutamente fuori dagli schemi. Tutte cose che, naturalmente, verranno alla luce soprattutto con il suo straordinario teatro, anzi, con la totale reinvenzione che Bene ha fatto del teatro.

Per citare le sue medesime parole: "Il problema è che l'io affiora, per quanto noi vogliamo schiacciarlo, comprimerlo. Ma finalmente, prima o poi, questa piccola volontà andrà smarrita. Come dico sempre: il grande teatro deve essere buio e deserto".

Dopo i primi studi classici presso un collegio di gesuiti, si iscrive nel 1957 all'Accademia di Arte Drammatica, un'esperienza che, a partire dal solo anno successivo, abbandona convinto della sua "inutilità". Bene aveva già tutto il necessario dentro di sè...
Ad ogni modo, già da questo episodio è possibile intravedere l'incompatibilità fra l'idea classica di teatro, di rappresentazione, e la "destrutturazione" che di questa idea Bene portato avanti; un'operazione culturale che avrebbe fatto strame appunto dell'idea stessa di recitazione, messa in scena, rappresentazione e addirittura "testo".

Il debutto di questo grande genio è datato 1959, come protagonista del "Caligola" di Albert Camus andato in scena a Roma. In questa fase, è ancora alle "dipendenze" di altri registi e di idee non sue. Poco dopo, fortunatamente, riesce a diventare regista di se stesso, iniziando in questo modo l'opera di manipolazione e di straniamento di alcuni classici immortali. L'attore le ha talvolta chiamate "variazioni". Sono di questi anni numerosi spettacoli come "Lo strano caso del dottor Jekill e del signor Hyde", "Gregorio", "Pinocchio", "Salomè", "Amleto", "Il rosa e il nero". Nel 1965 si cimenta anche come scrittore, producendo il paradossale testo "Nostra signora dei Turchi", edito dalla casa editrice Sugar. L'anno dopo, il romanzo viene adattato e messo in scena al teatro Beat '62.

Comincia negli stessi anni la sua parentesi cinematografica, prima come attore nel film di Pasolini "Edipo Re", poi come regista del film "Nostra signora dei Turchi", ancora una volta tratto da quel suo primo romanzo. Il film vince il premio speciale della giuria a Venezia e rimane un caso unico nell'ambito della sperimentazione cinematografica. In seguito, gira ancora due film "Capricci" (1969) e "Don Giovanni" (1970), mentre del 1972 è "L'occhio mancante", libro edito da Feltrinelli e rivolto polemicamente ai suoi critici. Con "Salomè" (1972) e "Un Amleto in meno" (1973) si chiude la sua esperienza cinematografica, ripresa solo nel 1979 con l'"Otello", girato per la televisione e montato solo in tempi recenti.

Torna al teatro con "La cena delle beffe" (1974), con "S.A.D.E". (1974) e poi ancora con "Amleto" (1975). Seguono numerose opere, ma molto rilevante è la sua cosiddetta "svolta concertistica", rappresentata in prima istanza da "Manfred" (1980), un lavoro basato sull'omonimo poema sinfonico di Schumann. Ottimi i successi di pubblico e critica. Nel 1981 dalla Torre degli Asinelli a Bologna recita la "Lectura Dantis", poi negli anni '80 "Pinocchio" (1981), "Adelchi" (1984), "Hommelette for Hamlet" (1987), "Lorenzaccio" (1989) e "L'Achilleide N. 1 e N. 2" (1989-1990). Dal 1990 al 1994 la lunga assenza dalle scene, durante la quale, come dirà lui stesso, "si disoccuperà di sé".

Nel 1995 era tornato sotto i riflettori e in particolare nelle librerie con la sua opera "omnia" nella collana dei Classici Bompiani, cui aveva fatto seguito nel 2000 il poemetto "'l mal de' fiori".
A proposito di quest'ultimo lavoro, in un'auto-intervista redatta per Café Letterario del 16 maggio 2000, scrisse: "Prima di questo 'l mal de' fiori non mi ero mai imbattuto in una nostalgia delle cose che non furono mai in nessuna produzione artistica (letteratura, poesia, musica). Sono da sempre stato privo d'ogni vocazione poetica intesa come mimesi elegiaca della vita come ricordo, rimpianto degli affetti-paesaggi, mai scaldato dalla "povertà dell'amore", sempre nei versi del poema ridimensionato nella sua funzione di 'amor facchino', cortese o no. Riscattato dall'o-sceno demotivato, divino, svuotato una volta per tutte dell'affanno erotico nel suo ossessivo ripetersi senza ritorno...

Muore il 16 marzo 2002, nella sua casa romana. Aveva 64 anni.
"Non può essere morto chi ha sempre dichiarato di non essere nato" ha detto alla notizia della sua scomparsa Enrico Ghezzi, che con Carmelo Bene aveva firmato il volume "Discorso su due piedi (il calcio)".

 
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monadegiallorossa
view post Posted on 26/9/2006, 12:04     +1   -1




CARLO PISACANE

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(Eran trecento eran giovani e forti e sono morti….. La Spigolatrice di Sapri di Mercantini).

Carlo Pisacane nasce a Napoli il 22 agosto 1818, dal Duca Gennaro e da Nicoletta Basile de Luna. Rimasto orfano in tenera età, le precarie condizioni economiche spingono la madre a risposarsi (1830) mentre lui entra alla Nunziatella, Collegio Militare della Nobiltà Borbonica. Materie fondamentali di studio sono la storia e la dottrina Militare, iassieme alle dottrine sportive e alla educazione religiosa. Trascurate vengono le lettere e la filosofia. Carlo sostiene nel 1838 gli esami di licenza ed è settimo su quindici candidati aspiranti ufficiali. La materia in cui eccelle è la matematica. Viene perciò mandato a Gaeta come aiuto tecnico incaricato della costruzione della nuova ferrovia Napoli-Caserta. Nel 1843 viene promosso tenente e richiamato a Napoli. Il suo antico amore per Enrichetta Di Lorenzo (lei 12 enne) si è ripresentato tardi perchè lei ora è già sposata e madre di tre bambini. A Napoli ed in tutta l'Italia si esaltano in quegli anni le azioni di Garibaldi in Sud America (1846), per l’indipendenza di quei popoli. Carlo Pisacane firma, insieme ad altri ufficiali, la sottoscrizione per "una sciabola d'onore" da regalare all'eroe. Il 12 ottobre Carlo subisce un'aggressione, il cui movente non viene mai compiutamente chiarito. Si disse anche intimidatoria per il legame che egli ha di nuovo stretto con Enrichetta. Ai primi di febbraio (1847) Carlo ed Enrichetta lasciano Napoli, imbarcandosi sul postale francese Leonidas. A Livorno riescono a depistare la polizia del Granducato, ma da quella napoletana saranno a lungo perseguitati. Il 4 marzo 1847 giungono a Londra, sotto falso nome: sono Enrico e Carlotta Lumont. Quando si trasferiscono a Parigi (aprile), vengono arrestati dalla polizia con l'accusa di adulterio e di documenti falsi. Verranno liberati dopo pochi giorni ed autorizzati a rimanere (asilo politico). Qui nasce Carolina, la loro prima figlia, che vive solo tre mesi. Dopo una deludente esperienza nella Legione Straniera (bisogno economico), il 28 marzo 1848 ritorna a Marsiglia con l'intenzione di partecipare alla mobilitazione anti austriaca del Milanese. Il 14 aprile vi giunge, esultante per le promesse di libertà aperte dalle 5 Giornate, ed è arruolato a Desenzano sul Garda nella Legione Lombarda. Dopo l'armistizio di Salasco (9 agosto) si rifugia a Lugano per riprendere a metà dicembre il suo posto alle avvisaglie del nuovo conflitto.

1849. Il 26 febbraio si congeda dalle file piemontesi e corre a Roma, dove il 9 dello stesso mese era stata proclamata la repubblica. Si mette immediatamente in contatto con Giuseppe Mazzini ed entra a far parte della Commissione incaricata della difesa militare della città. Il 27 aprile succede a Luciano Manara come capo sezione dello Stato Maggiore e quando i francesi iniziano le ostilità, Carlo è in prima fila tra i difensori , mentre Enrichetta si prodiga nel curare i feriti con Cristina di Belgioioso. Quando ai primi di luglio le truppe Francesi entrano in città, Pisacane viene arrestato, poi, liberato grazie all'intervento della moglie. Riparato all’estero è costretto a rientrare a Genova l’anno dopo per una malattia di Enrichetta. La coppia attraversa un periodo di crisi sia personale che economica. Carlo parte per Lugano e tornerà dalla sua compagna solo ai primi di novembre. Esce intanto a Genova, il saggio “Guerra combattuta in Italia negli anni 1848-49” che sarà l'unica sua opera pubblicata in vita. Il 28 novembre 1852 nasce la seconda figlia, Silvia. Verso il 1855 si riaccosta al Mazzini con il quale però aveva ormai in comune solo l'idea della strategia rivoluzionaria in senso repubblicano, e con lui prepara quella spedizione nel Meridione che doveva tragicamente concludersi nell'impresa di Sapri. Gli sembrano indicativi di una volontà di riscossa alcuni episodi antiborbonici in Sicilia e Calabria, e la costituzione di un comitato segreto insurrezionale a Napoli. Costretto ad interrompere una prima volta l'impresa, Pisacane partì di nuovo il 25 giugno '57 con ventiquattro compagni.

La spedizione

Nel Regno delle Due Sicilie si costituisce nel 1853 un ristretto comitato repubblicano segreto che esordisce con l'insurrezione del barone Bentivegna e l'attentato a Re Ferdinando da parte di Agesilao Milano. L'ipotesi di una spedizione nel mezzogiorno era stata ventilata già anni prima, quando nel 55 l'esule Antonio Panizzi aveva organizzato un blitz, poi fallito, all'isola di Santo Stefano per liberare i prigionieri politici. L'idea fu ripresa da Pisacane e da Mazzini, sebbene quest'ultimo sembrò metterla in discussione negli ultimi mesi. Pisacane, durante il soggiorno torinese del '56, diede forma a quell'impresa che avrebbe dovuto rappresentare la prova concreta della sua teoria della via nazionale al Risorgimento. Pisacane prese contatto con i repubblicani napoletani, invitandoli ad affrettare i tempi. Dopo il tentativo fallito del 10 giugno (1857) il 25 dello stesso mese Pisacane e i suoi uomini s'imbarcarono sul piroscafo Cagliari, (compagnia Rubbattino) che collegava ogni 15 giorni Genova a Tunisi (via Cagliari). Il piano originale prevedeva che una piccola goletta con le armi a bordo, guidata da Rosolino Pilo, avrebbe intercettato il Cagliari in navigazione. Ma Pilo perse l'orientamento, causa maltempo, e mancò l'appuntamento col piroscafo. I venticinque patrioti, tra i quali Giovanni Nicotera, ufficiale calabrese di chiara fama rivoluzionaria e il giovane studente cosentino Giovan Battista Falcone furono costretti ad improvvisare, impossessandosi dei soli fucili rinvenuti sul brigantino. Il 27 pomeriggio, dirottata l'imbarcazione, si sbarcò sull'isola di Ponza, che cadde senza molte resistenze. Furono liberati 323 uomini, dei quali solo undici erano realmente prigionieri politici. Domenica 28, vi fu finalmente lo sbarco a Sapri sulla terraferma. Pisacane rimase subito sorpreso dall'assenza dei rivoluzionari napoletani, che avevano promesso il loro appoggio. L'eroe decise di proseguire verso l'interno, nella vana attesa che Napoli, Genova e Livorno si sollevassero come stabilito. L'1 luglio a Padula gli uomini di Pisacane si scontrarono con i soldati e le guardie urbane dei Borboni: vi furono 63 morti, dei quali 59 ribelli, una guardia urbana, un soldato e due civili. Pisacane, sopraffatto, si convinse a ripiegare verso il mare. Senza munizioni e privi di vettovaglie, il 2 luglio a Sanza furono attaccati da una cinquantina di persone, in gran parte contadini, convinti dai Borboni che si trattassero di ladri. Si aprirono dei vuoti nelle file dei ribelli: Pisacane, Falcone e altri sette dei venticinque imbarcatisi a Genova furono barbaramente trucidati. Ferito ad una mano, Nicotera si arrese con altri 29 compagni, mentre altri sette alla ricerca della fuga vennero orrendamente ammazzati da una folla di paesani, incalzati da un prete. Depredati dei loro averi, i cadaveri di Padula furono sepolti in una fossa comune nella chiesa della Santissima Annunziata, quelli di Sanza vennero invece cremati.



Tre anni dopo, passando di lì la spedizione dei Mille, un gruppo di garibaldini calabresi catturò, seviziò e ammazzò quanti, più direttamente, erano stati coinvolti nella triste vicenda: in particolare, il capo della guardia urbana Sabino Laveglia, che si era vantato di aver personalmente fatto fuori Pisacane, il fratello Domenico, lo speziale Filippo Greco Quintana e la guardia carceraria Giuseppe Citera.

La spigolatrice di Sapri
di Luigi Mercantini

Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Me ne andavo un mattino a spigolare
quando ho visto una barca in mezzo al mare:
era una barca che andava a vapore,
e alzava una bandiera tricolore.
All'isola di Ponza si è fermata,
è stata un poco e poi si è ritornata;
s'è ritornata ed è venuta a terra;
sceser con l'armi, e noi non fecer guerra.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Sceser con l'armi, e a noi non fecer guerra,
ma s'inchinaron per baciar la terra.
Ad uno ad uno li guardai nel viso:
tutti avevano una lacrima e un sorriso.
Li disser ladri usciti dalle tane:
ma non portaron via nemmeno un pane;
e li sentii mandare un solo grido:
Siam venuti a morir pel nostro lido.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Con gli occhi azzurri e coi capelli d'oro
un giovin camminava innanzi a loro.
Mi feci ardita, e, presol per la mano,
gli chiesi: - dove vai, bel capitano? -
Guardommi e mi rispose: - O mia sorella,
vado a morir per la mia patria bella. -
Io mi sentii tremare tutto il core,
né potei dirgli: - V'aiuti 'l Signore! -
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Quel giorno mi scordai di spigolare,
e dietro a loro mi misi ad andare:
due volte si scontraron con li gendarmi,
e l'una e l'altra li spogliar dell'armi.
Ma quando fur della Certosa ai muri,
s'udiron a suonar trombe e tamburi,
e tra 'l fumo e gli spari e le scintille
piombaron loro addosso più di mille.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!
Eran trecento non voller fuggire,
parean tremila e vollero morire;
ma vollero morir col ferro in mano,
e avanti a lor correa sangue il piano;
fin che pugnar vid'io per lor pregai,
ma un tratto venni men, né più guardai;
io non vedeva più fra mezzo a loro
quegli occhi azzurri e quei capelli d'oro.
Eran trecento, eran giovani e forti, e sono morti!




Fratelli Bandiera
ovvero Attilio (Venezia 1818 – Vallone di Rovito, Cosenza 1844) ed Emilio Bandiera (Venezia 1819 – Vallone di Rovito, Cosenza 1844) furono dei patrioti italiani.

Baroni, figli di un nobile, mentre erano ufficiali della marina austriaca aderirono alle idee di Giuseppe Mazzini e fondarono una loro società segreta, l'Esperia (nome col quale i greci indicavano l'Italia antica) e con essa tentarono di effettuare una sollevazione popolare nel Sud Italia.

Il 13 giugno 1844, i fratelli Emilio e Attilio Bandiera partirono da Corfù alla volta della Calabria seguiti da 17 compagni, dal brigante calabrese Giuseppe Meluso e dal corso Pietro Boccheciampe.

Il 16 giugno 1844 sbarcarono alla foce del fiume Neto, vicino Crotone e appresero che la rivolta del 15 marzo 1844 era già stata repressa nel sangue e al momento non era in corso alcuna ribellione all'autorità del re.

Il Boccheciampe, appreso la notizia che non c'era alcuna sommossa a cui partecipare, sparì e andò al posto di polizia di Crotone per denunciare i compagni.

Pur non essendoci alcuna rivolta i fratelli vollero lo stesso continuare l'impresa e partirono per la Sila.

Subito iniziarono le ricerche dei rivoltosi ad opera delle guardie civiche borboniche aiutati da comuni cittadini che li credevano dei briganti, e, dopo alcuni scontri a fuoco, vennero catturati (meno il brigante Giuseppe Meluso, buon conoscitore dei luoghi, che riuscì a sfuggire alla cattura) e portati a Cosenza, dove i fratelli Bandiera con altri 7 compagni vennero fucilati nel Vallone Rovito il 25 luglio 1844.

Il re Ferdinando II ringraziò la popolazione locale per il grande attaccamento dimostrato alla Corona e la premiò concedendo medaglie d'oro e d'argento e pensioni generose.

Estratto da "http://it.wikipedia.org/wiki/Fratelli_Bandiera"




Rosa Luxemburg,

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Donna politica e rivoluzionaria tedesca di origini polacche ed ebraiche, nasce a Zamosc (Polonia) il 5 marzo 1870. Fu una figura di primo piano del comunismo europeo e mondiale. Nel corso della sua breve vita e militanza marxista riceverà notevoli dimostrazioni di affetto da importanti uomini politici del tempo, Gramsci e Lenin su tutti, che guardavano con simpatia all'ascesa politica di una donna.

Ancora prima di compiere venti anni, Rosa Luxemburg sente il bisogno di interessarsi in prima persona dei problemi del mondo: diviene ben presto una militante del movimento di sinistra "Proletariat", ma a causa delle repressioni che spesso questo movimento subisce, viene costretta nel 1895 ad abbandonare la nazione natìa, emigrando prima in Svizzera e poi in Germania, dove sposerà un tedesco senza amarlo. Il matrimonio di comodo tuttavia le permetterà di ottenere nel 1898 la cittadinanza tedesca.

Anche nella grande capitale tedesca Rosa Luxemburg vuole continuare le sue battaglie: si iscrive all'SPD (Partito socialdemocratico tedesco). Con passione e radicalità, si oppone con fermezza e decisione alle teorie revisioniste di Bernstein, auspicando un ritorno all'originale pensiero di Marx.

Alcuni avvenimenti le faranno leggermente cambiare idea su quest'ultimo punto: quando nel 1905 scoppia la prima rivoluzione russa, Rosa Luxemburg torna in Polonia per parteciparvi. Il progetto rivoluzionario per il momento fallisce e viene arrestata.

Poco dopo il rilascio torna in Germania dove tra il 1907 e il 1914 insegna Economia politica. In questa veste si differenzia da Karl Marx su un punto: secondo la Luxemburg anche se il capitalismo fosse entrato in crisi, sarebbe riuscito a "salvarsi" grazie alle immense risorse derivate dal colonialismo, pratica cui lei fu sempre contraria.

Non mancarono, soprattutto dopo la stesura del suo libro più famoso "L'accumulazione del capitale", piccole polemiche anche con Vladimir Lenin, di cui lei non condivideva l'idea di un partito formato solo dall'elite proletaria, e con Josif Stalin, perché secondo lei la rivoluzione non doveva abbattere la democrazia ma doveva estenderla.

Profondamente pacifista, poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, abbandona la carriera di insegnante ed inizia quella di attivista: compie in quel periodo molte manifestazioni contro la guerra, e viene arrestata per ordine del kaiser Guglielmo II.

Nel 1916, ancora in pieno conflitto, esce dalla SPD e fonda, con il suo migliore amico Karl Liebknecht, dapprima la "Lega di Spartaco" ed in seguito il primo Partito Comunista Tedesco.

Sia la Lega che il Partito si diedero un'organizzazione imperniata sul progetto di rivoluzione e nel gennaio 1919, approfittando del periodo di turbolenza che c'era in Germania dopo la sconfitta nella prima guerra mondiale, tentarono un'insurrezione armata.

Soffocata con inaudita crudeltà da parte dell'esercito, la rivolta si concluse il 15 gennaio 1919, con la fucilazione a Berlino di Rosa Luxemburg insieme al compagno Liebknecht.

Nonostante fosse poco considerata dai bolscevichi russi che fecero la rivoluzione del 1917, la figura di Rosa Luxemburg continua ad essere studiata da storici e biografi, che ne rimarcano il coraggio e l'altruismo. Il suo ricordo viene onorato ancora oggi dai milioni di tedeschi (spesso giovani e giovanissimi) che continuano a commemorarla nel giorno della sua morte.

Ardito Desio

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geologo, geografo, esploratore
Nato a Palmanova, in provincia di Udine, il 18 aprile 1897. Partecipò, prima come volontario ciclista, poi come ufficiale degli Alpini, alla prima guerra mondiale. Laureatosi in Scienze Naturali a Firenze nel 1920, prestò servizio come assistente negli Istituti di Geologia delle Università di Firenze, Pavia e Milano. In quest'ultima università fondò l'Istituto di Geologia che poi diresse come professore ordinario dal 1927 al 1972,quando andò in pensione per raggiunti limiti di età e fu nominato Professore Emerito. Dal 1930 al 1967 fu Professore incaricato di Geologia Applicata all'Ingegneria al Politecnico di Milano. La sua attività scientifica è documentata da oltre 400 pubblicazioni che illustrano i risultati delle ricerche svolte in Italia ed in vari Paesi dell'Asia e dell'Africa. Organizzò e diresse una quindicina di spedizioni scientifiche , fra le quali quella che scalò per prima il K2, la seconda cima del mondo per altezza. Progettò e realizzò un laboratorio scientifico in una piramide di acciaio, alluminio e vetro, in grado di funzionare come laboratorio di ricerca ad alta quota, che nel 1990 fu installata a 5050 metri d'altezza, sotto la cima dell'Everest.
Ma i maggiori risultati delle sue ricerche li ottenne in Libia fra il 1926 e 1940. Oltre al rilevamento e alla pubblicazione della carta geologica di questo vasto territorio ed al rinvenimento di acquedolci sottorranee nel sottosuolo in numerose località, nel 1932 scoprì un giacimento di sali potassici nell'Oasi di Marada e soprattutto l'esistenza del petrolio nel sottosuolo di quel Paese.
E' stato membro dell'Accademia Nazionale dei Lincei e socio onorario di molte società scientifiche italiane e straniere. Fu il primo Presidente dell'Associazione Nazionale dei Geologi Italiani e Presidente del Comitato Geologico per sette anni. Ha scritto su alcuni dei maggiori quotidiani e periodici italiani. Fu Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine della Repubblica Italiana.
Ardito Desio si è spento serenamente il 12 dicembre 2001 all'età di 104 anni.

 
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Hellas Army
view post Posted on 26/9/2006, 13:58     +1   -1




MICHEL FOUCAULT

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Michel Foucault (Poitiers 15 ottobre 1926 - Parigi 26 giugno 1984) è uno storico e un filosofo.
I lavori di Foucault si concentrano su un argomento simile a quello della burocrazia trattato da Max Weber. Egli ha studiato lo sviluppo delle prigioni, degli ospedali, delle scuole e di altre grandi organizzazioni sociali. Sua è la teorizzazione che vede il modello del Panopticon, ideato da Jeremy Bentham, applicabile alla società moderna.
Importanti sono anche gli studi sulla sessualità di Foucault, secondo il quale non è sempre esistita così come la conosciamo noi oggi e così come soprattutto ne discutiamo. Solo con la modernità, la sessualità ci appare come una caratteristica intrinseca al sé, a tal punto da sentire il bisogno di dichiarare una "identità sessuale" e addirittura le poprie scelte sessuali. Per Foucault è errata la visione di una sessualità repressa nei secoli che solo ora, attraverso lotte di emancipazione, viene ad esprimersi. Egli anzi mette in guardia proprio da questa esigenza discorsiva: si tratterebbe in realtà di una pratica confessionale che persevera in maniera blanda ma per questo diffusa la volontà di potere e di sapere istituita con la modernità dalle istituzioni prima religiose e poi secolari. Secondo il pensatore francese infatti, il sapere è un mezzo per sorvegliare la gente e controllarla. Con una precisa evoluzione, però. Dapprima il potere è stato disciplinare e repressivo, potere di controllare, estirpare fino a dare la morte. Poi però è divenuto qualcosa di più funzionale, riproduttivo e pervasivo. Ecco allora che Foucault arriva a elaborare l'attualissimo concetto di biopotere, potere cioè che costruisce corpi, desideri, i modi fondamentali della stessa vita.
La sua produzione può essere divisa generalmente in due periodi: il primo relativo alle teorie raccolte nelle opere "Storia della follia nell'età classica", "Nascita della clinica", "Le parole e le cose" e "L'archeologia del sapere". In queste opere Foucault propone un'analisi ch'egli definisce "archeologica", dei processi di costituzione e di formazione del 'sapere' di un certo momento, in un certo luogo, per una certa disciplina. In particolare Foucault analizzerà il formarsi del campo di studi delle "scienze umane". Per la realizzazione di quest'analisi egli introdurrà, tra gli altri, il concetto di "episteme", col quale indicherà l'insieme delle formazioni discorsive performanti per i sistemi concettuali di una determinata epoca storica, in un determinato contesto geografico e sociale. A partire dall'episteme, secondo Foucault, diviene possibile che solo certi "giochi di verità" abbiano luogo e non altri.
Un esempio di disciplina che, nella nostra epoca e cultura, fornisce epistemi, è la psicanalisi freudiana che ricorre spesso nell'opera dell'autore oltre che come esempio di scienza in grado di produrre conoscenza, anche come fonte di esercizio di potere nel limitare la libertà critica, sfruttando la propria autorità di disciplina consolidata.
Il secondo periodo della sua produzione è invece direttamente interessato all'esercizio del potere e al suo funzionamento. Visse il '68 fuori dalla Francia, ma partecipò alla temperie culturale seguente, come pensatore di prestigio oltre che accademico riconosciuto.
Risente della cultura Marxista, ma ribalta completamente il discorso sul soggetto della storia. Non c'è una classe repressa portatrice inevitabile di sviluppo, come in Marx. Foucault parla di una microfisica del potere, risentendo chiaramente del dibattito strutturalista e poststrutturalista, nonché della nietszsche renaissance che a lui deve molto. Il concetto di potere espresso da Foucault è profondamente attuale, essendo una sorta di campo relazionale mai gestito da qualcuno (il capitalista, il prete...). E' prima di tutto un discorso (una proliferazione di discorsi) portato verso una direzione in seguito a stratificazioni di un senso piuttosto che un altro. Qualcosa che condiziona ma che lascia margini di gioco, di distorsione, di sviluppo.
Il tema della conoscenza è centrale nel pensiero di F., che ad essa lega la storia stessa della cultura dell'occidente con riferimenti all'esercizio del potere tramite la gestione della verità effettuati ad esempio dalla Chiesa o dalla scienza positiva. Una rivoluzione della conoscenza e della "verità" porta inevitabilmente dei cambiamenti forti nella essenza stessa della società e della sua cultura. Cosicché la storia si viene a delineare come costituita da momenti di grave crisi delle "verità" seguiti da periodi di relativa stabilità in cui una serie di "discorsi" domina su altri. Il "discorso", quindi, si viene a delineare come una costruzione basata su degli epistemi tramite il quale viene esercitato un potere e rispetto al quale, per la difesa di questo discorso, esistono una serie di tecniche e procedure, tra cui l'interdetto ossia il divieto per certi argomenti ad essere trattati: la creazione dei tabù, oppure il rapporto con i discorsi dei folli, che in quanto tali non vengono presi in considerazione oppure caricati di valori misteriosi, ma mai trattati come discorsi reali e valutabili in quanto tali (da ciò il procedimento inverso, ossia il considerare folli coloro che fanno dei discorsi inaccettabili e al limite bruciarli al rogo!)




LUCKY LUCIANO

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Salvatore Lucania (Lercara Friddi, 24 novembre 1897 - Napoli, 26 gennaio 1962), alias Salvatore Charles "Lucky" Luciano ma meglio noto semplicemente come Lucky Luciano è stato un criminale italo-americano affiliato alla mafia.

È considerato uno dei personaggi più potenti e importanti della mafia americana (Cosa Nostra) e fu capo indiscusso della "Commissione", il "padrino". Il soprannome Lucky (che in inglese significa "fortunato") gli fu attribuito quando un giorno venne catturato in un agguato organizzato dal boss della Famiglia Maranzano. Allora Luciano era ancora un picciotto e lavorava per Joe "The Boss" Masseria, rivale della famiglia Maranzano. Nell'agguato, Salvatore Luciano, fu aggredito e torturato dagli uomini di Maranzano in un magazzino, sfigurandolo a vita (da cui l'occhio destro semichiuso che tanto caratterizzò il suo volto rendendolo inconfondibile). Successivamente gli tagliarono la gola da parte a parte e lo appesero per la schiena ad un gancio da macellaio. Credendolo morto, lo lasciarono sanguinante in fin di vita. Luciano tuttavia riuscì a sganciarsi e a raggiungere i soccorsi. I poliziotti quella sera dissero che aveva avuto una fortuna sfacciata ad essere ancora vivo.

Luciano, allo scopo di prenderne il posto, organizzò l'assassinio del suo boss Joe Masseria. Andò a cena con il boss e la sua guardia del corpo in un ristorante italiano e, dopo il pasto, mentre Luciano si era alzato per andare in bagno, entrarono i suoi killer che uccisero entrambi gli uomini.

Durante la notte del 10 settembre del 1931, conosciuta come la notte dei vespri siciliani, Luciano fece eliminare tutti coloro che erano rimasti legati alle due famiglie dei Maranzano e dei Masseria. Non si conosce il numero reale di morti assassinati in quella sera, dato che i corpi non furono mai ritrovati, ma si crede siano circa 40. Si diede così fine alla cosiddetta guerra Castellamarese e Luciano divenne il capo indiscusso. Istituì il sindacato nazionale del crimine o Commissione che riuniva le principali e più importanti famiglie mafiose degli Stati Uniti per decidere e risolvere questioni sulla divisione del territorio e sugli affari criminali.

Meyer Lansky e Benjamin Siegel detto Bugsy, i due amici di infanzia di Luciano, furono due mafiosi ebrei che comandarono per molto tempo sul ghetto.
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Lucky Luciano si è reso responsabile di numerosi omicidi, sia come esecutore che come mandante, ed ebbe una condanna per il racket della prostituzione. L'omicidio del famigerato gangster Dutch Shultz, il sabotaggio del transatlatico più veloce del mondo e la collaborazione con i servizi segreti per lo sbarco degli americani in Sicilia hanno costruito la sua sinistra leggenda, rendendolo uno dei più importanti padrini, insieme ad Al Capone e John Gotti.

La mafia siciliana e la camorra napoletana, pur vivendo organizzate secondo analoghe strutture, in regioni quasi limitrofe ed in situazione socio-economiche molto simili, non avevano mai intrattenuto rapporti di collaborazione, nemmeno quando ciò sarebbe risultato ad entrambe molto utile. Tra i boss della mafia e i camorristi c'era un abisso nei comportamenti e i primi avevano un'idea tendenzialmente negativa dei secondi (soprattutto per quanto riguarda lo sfruttamento della prostituzione dei più giovani). A creare le condizioni per la riappacificazione e la collaborazione fra napoletani e siciliani, sia in Italia che in America, fu proprio Lucky Luciano. In realtà non era ben visto dai mafiosi siciliani, i quali si dichiararono molto spesso scandalizzati al pensiero che potesse diventare membro della società mafiosa americana un soggetto dal comportamento tanto diverso da quello generalmente adottato e condiviso. Al di là di queste notevoli opposizioni, Lucky riuscì a creare una estesa catena di bordelli ed una organizzata rete di spacciatori.

I palermitani, dal canto loro, furono costretti ad accettare la situazione di collaborazione con la camorra che diventava sempre di più la vera protagonista dei traffici da e per l'America.

Lucky Luciano morì all'aeroporto internazionale di Napoli per un attacco cardiaco. Le sue ceneri furono trasferite al cimitero del quartiere Queens di New York.
 
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BianconeroNato
view post Posted on 27/9/2006, 08:04     +1   -1




UN MIO IDOLO ASSOLUTO, SIA PER DOVE SI è FORMATO (IL DAMS DEGLI ANNI 70) SIA AHIMè PER COME CI HA LASCIATO (OVERDOSE DI EROINA DOPO CHE AVEVA SMESSO...)

Un grande, da pelle d'oca, uno degli Italiani più importanti del '900

Genio assoluto del fumetto (ma con lui questa parola assume un significato restrittivo), Andrea Pazienza, nasce a San Benedetto del Tronto il 23 maggio 1956. Passa l'infanzia a San Severo, un paese nella piana pugliese.

A tredici anni si trasferisce a Pescara dove frequenta il Liceo Artistico (aveva già iniziato gli studi a Foggia) e partecipa al Laboratorio comune d'arte "Convergenze". E' già praticamente un genio del disegno e pochi intorno a lui faticano ad accorgersene, anche perchè Andrea è un tipo esuberante e vulcanico, dalla creatività incontenibile. Terminati gli studi liceali si iscrive al DAMS, a Bologna.

Nella primavera del 1977 la rivista "Alter Alter pubblica la sua prima storia a fumetti: Le straordinarie avventure di Penthotal.

Nell'inverno 1977 partecipa al progetto della rivista underground "Cannibale". E' tra i fondatori delle riviste "Il Male" e "Frigidaire", e collabora alle più importanti testate giornalistiche del panorama italiano, da Satyricon de "la Repubblica", a Tango de "l'Unità", al quindicinale indipendente "Zut", mentre continua a scrivere e disegnare storie per riviste quali "Corto Maltese" e "Comic Art".

Disegna inoltre manifesti di cinema e di teatro, scenografie, costumi e abiti per stilisti, cartoni animati, copertine di dischi, pubblicità. Nel 1984 Pazienza si trasferisce a Montepulciano. Qui realizza alcune delle sue opere più importanti, come Pompeo e Zanardi. La prima delle tre. Collabora a varie iniziative editoriali fra cui L'Agenda Verde della Lega per l'Ambiente.

Andrea Pazienza muore improvvisamente a soli trentadue anni, il 17 giugno 1988 a Montepulciano, fra lo sconcerto dei suoi cari e dei suoi collaboratori, lasciando un vuoto davvero incolmabile; non solo artistico, ma anche di vitalità, fantasia, sensibilità e gioia di vivere.
 
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LaHinchadaQueNuncaAbandona
view post Posted on 28/9/2006, 21:55     +1   -1




Subcomandante Marcos image

Il subcomandante Marcos è un rivoluzionario, portavoce dell'Esercito Zapatista di Liberazione Nazionale (EZLN) in Messico.

Esistono, secondo una stima approssimativa, 76 comandanti, ma un solo subcomandante. Questo perché i comandanti hanno un mandato affidato loro dalle assemblee popolari e in qualsiasi momento il loro titolo potrebbe essere revocato; il subcomandante invece comanda l'esercito e per questo motivo si trova un gradino più in basso.

Oltre al passamontagna, porta generalmente un fazzoletto rosso legato al collo ed una pipa in bocca. È identificabile rispetto agli altri comandanti zapatisti da questi due elementi.

Il bastone con il quale talvolta appare è il bastone del comando della milizia dell'EZLN, affidatogli dai comandanti. Attualmente vive in clandestinità con la milizia, sulle montagne del Chiapas.

Il nome "Marcos" sarebbe l'acronimo di alcune delle municipalità occupate dagli zapatisti nel gennaio 1994: Margaritas, Altamirano, Rancho Nuevo, Comitán, Ocosingo, San Cristobal (anche se Comitán non fu conquistata dagli zapatisti. Secondo una versione simile, la "C" identificava la comunitá di Chanal).


L'identità di Marcos secondo il governo messicano
Sebbene Marcos (o il sup) compaia pubblicamente soltanto con il volto coperto da un passamontagna, il governo messicano il 9 febbraio 1995 ha dichiarato di averlo identificato nella persona di Rafael Sebastián Guillén Vicente, un ex-ricercatore dell'università di Città del Messico.

Guillén è nato in Messico; figlio di immigrati spagnoli, ha studiato in una scuola gesuita a Tampico. In seguito si è trasferito nel distretto federale, dove si è laureato in filosofia all'Universidad Nacional Autónoma de México (UNAM) con una tesi dal titolo "Filosofía y educación: prácticas discursivas y prácticas ideológicas en libros de texto de primaria". Il seguito ha lavorato come professore all'Universidad Autónoma Metropolitana.

Marcos ha sempre negato di essere Rafael Guillén . La famiglia di quest'ultimo ha affermato di ignorare dove esso si trovi e si è rifiutata di confermare o smentire l'identificazione fatta dal governo. Durante la grande marcia, che nel 2001 ha portato gli zapatisti nel Distretto federale, Marcos ha visitato l'UNAM e nel suo discorso è risultato evidente che era già stato in precedenza in quei luoghi.

Come molte persone della sua generazione, Marcos fu influenzato dalla Strage di Tlatelolco nel 1968 e entrò in una organizzazione maoista, passando posteriormente allo Zapatismo.

Comunque, l’incontro con i movimenti indigeni del Chiapas trasformò la sua ideologia avvicinandola a visioni rivoluzionarie più postmoderniste. Altre idee che ha esposto nei suoi discorsi o azioni sono più collegate con gli ideali marxisti revisionisti dell'italiano Antonio Gramsci, molto popolari in Messico quando lui studiava all'università.


Marcos scrittore
Un elemento non secondario della grande capacità comunicativa di Marcos - capacità che costituisce forse la ragione principale per cui il caso Chiapas è da oltre un decennio all'attenzione dei mass media - è la sua scrittura. I suoi comunicati, le sue lettere sono di pregevolissima fattura. Con lui il comunicato politico è uscito dall'angusto ambito politico per entrare in quello letterario. Vanno ricordati soprattutto due personaggi da lui creati: il vecchio Antonio e Don Durito della Lacandona. Il primo rappresenta il lato indigeno della sua cultura, mentre il secondo è espressione della cultura occidentale. Don Durito infatti è uno scarafaggio che, similmente a Don Chisciotte, pensa di essere un cavaliere errante e tratta lo stesso Marcos come fosse il suo scudiero. Di Don Durito il Premio Nobel per la letteratura Octavio Paz, certo non molto affine politicamente a Marcos, ha detto che si tratta di "un'invenzione letteraria memorabile". Affermazione cui il Subcomandante Marcos ha replicato, con il suo personale gusto per il paradosso, "lui non è un'invenzione, è reale. Io, semmai, sono un'invenzione".

Nel 2004 il quotidiano messicano La Jornada ha pubblicato a puntate un romanzo intitolato Morti scomode (manca quel che manca) (Muertos incómodos) e scritto a quattro mani da Marcos e Paco Ignacio Taibo II. Pubblicato in Francia da Libération e in Italia da Carta (con traduzione di Pino Cacucci), doveva in origine avere come autore anche Manuel Vázquez Montalbán ma l'improvvisa scomparsa di quest'ultimo non ha annullato il progetto; anzi, come ha detto lo stesso Marcos, "a causa della sua assenza abbiamo concepito la nostra parte come un piccolo omaggio a don Manuel". Nel 2005 il romanzo è stato pubblicato in Italia in volume da Marco Tropea Editore.



 
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view post Posted on 29/9/2006, 22:57     +1   -1
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classe&decadenza.

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Nessuno ha citato Italo Balbo? io pur non essendo di destra lo stimo molto.

Bravo chi ha ricordato Giovanni Falcone, io da siciliano posso dire che ha lottato veramente!
 
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Hellas Army
view post Posted on 30/9/2006, 11:00     +1   -1




giustissimo. Quelle persone potevano veramente definirsi dei rivoluzionari.
 
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Weizenbock
view post Posted on 30/9/2006, 12:24     +1   -1




:B):
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Una donna, una leggenda. Inutile nasconderlo, Moana Pozzi, la pornostar più famosa di tutti i tempi (insieme a Ilona Staller, alias "Cicciolina"), è diventata, grazie alla sua classe e alla sua indubbia intelligenza, non solo un'icona dell'erotismo ma anche una donna da ammirare per il suo coraggio e la sua spregiudicatezza morale ed intellettuale. Tanto da farne, paradossalmente, quasi il simbolo di un nuovo modello di femminismo. Questione di punti di vista, naturalmente.

Non c'è dubbio, comunque, che Moana Pozzi abbia incarnato il tipo di donna misteriosa e sensuale capace di far perdere la testa agli uomini, esercitando un indubbio potere, un'influenza ammaliante su chi la circondava. C'è anche chi si è arrovellato sull'origine del suo nome, arrivando ad ipotizzare che fosse una traslitterazione dall'inglese "to moan", che significa "gemere".
In realtà, "Moana", scelto dai genitori rifacendosi a luoghi mitici cercati sull'atlante geografico, significa semplicemente, in lingua polinesiana, "il posto dove il mare è più profondo".

Un nome, ad ogni modo, su cui molti hanno ricamato leggende intorno alla "diversità" congenita della bionda attrice, sul suo irrimediabile destino di emarginata (per quanto famosa, una pornostar non è mai realmente accettata dai benpensanti). Invece la vita di Moana, a dispetto delle apparenze, è sempre stata quanto mai lineare e serena, nella sua "anormalità". Persino la morte improvvisa e prematura non ne fa un'eroina "maudite", ma la trasforma in un'icona da venerare con malinconia e rispetto.

Nata in una famiglia genovese cattolicissima (il padre ingegnere, lavorava in un centro di ricerca nucleare mentre la madre era una semplice casalinga), Moana Pozzi studia presso un istituto delle suore Marie Pie e Scolopie. Frequenta il liceo scientifico e studia per sei anni chitarra classica in conservatorio. A diciotto anni, già ragazzona alta e formosa con un sorriso disarmante, è in cerca di libertà e trasgressione: sente il bisogno di sganciarsi dall'ambiente per lei troppo formale della sua famiglia. Comincia a partecipare a concorsi di bellezza, posa nuda per pittori e fotografi e si trasferisce a Roma per frequentare gli ambienti del cinema.

I genitori rimangono traumatizzati quando scoprono che la figlia gira pellicole erotiche. La loro reazione iniziale è drastica e arrivano a rompere qualsiasi rapporto con lei per un anno. Fortunatamente, passato il periodo di choc, la frattura si ricompone e anzi padre e madre si prodigheranno, quando si presenterà la necessità, in aiuti, supporti morali e materiali.
Anche se la scelta di Moana non sarà mai da loro del tutto accettata (vani, in particolare, i continui tentativi del padre di farle studiare teatro).

Intanto il nome di Moana Pozzi comincia a farsi notare nell'ambiente. Non solo in quello dell'hard, ma anche in quello più istituzionale. La sua vèrve e il suo carisma le permettono di affrontare tranquillamente le sempre più numerose apparizioni televisive, in cui viene sempre chiamata con lo scopo di aggiungere un po' di "pepe" al condimento generale e generalista.

Nel 1981 lavora a Raidue per la trasmissione per ragazzi "Tip Tap 2", mentre un paio di anni dopo ottiene qualche comparsata in film "normali". E' la ragazza che esce nuda dalla vasca di Manuel Fantoni in "Borotalco" di Carlo Verdone; appare addirittura in "Ginger e Fred" (1985) di Federico Fellini.

Il 1986 è l'anno dell'esplosione come pornostar. Entra nella nota scuderia di Riccardo Schicchi e gira numerosi film che producono incassi da capogiro. Il genere di mercato ormai è quasi totalmente orientato all'home video, e così Moana entra nelle case di milioni di italiani.

Nel 1987 conduce insieme a Fabio Fazio "Jeans 2" su Raitre, programma pomeridiano per ragazzi. La Federcasalinghe va su tutte le furie e costringe Moana Pozzi a ritirarsi. Passano pochi mesi e Antonio Ricci la ingaggia per "Matrjoska", in onda su Italia 1. Viene registrata una puntata in cui Moana compare completamente nuda: ancora polemiche, grida di censura e la trasmissione viene sospesa. Ricci cambia allora il titolo del programma in "Araba fenice" e riesce a far trasmettere Moana come valletta nuda, che diventa, manco a dirlo, un personaggio nazionalpopolare, oggetto di dibattiti ed editoriali, nonché di analisi da parte di intellettuali e scrittori, polemisti ed editorialisti. Tutti a sottolinearne la bellezza, il suo ruolo di fenomeno di costume ma anche la sua classe, la sua totale mancanza di volgarità nel porsi. Per molti è la donna ideale: dolce, attenta ma anche decisa e all'occasione dominatrice.

Il 1991 è l'anno di un altro scandalo, conclusosi con uno dei casi di censura occulta più incredibile dei nostri giorni. Esce infatti quella sorta di memoriale che è "Filosofia di Moana", un libro della pornostar in forma di dizionario. E' una carrellata di pensieri, gusti e inclinazioni, ma soprattutto di descrizioni di relazioni con uomini famosi "conosciuti da vicino", che fa molto scalpore. Moana non si esime dall'elargire delle vere e proprie pagelle relative alle rispettive qualità amatorie di cantanti, attori e comici: nessuno è risparmiato, tanto meno qualche politico che con Moana ha avuto commercio più o meno lecito.
Il libro a tutt'oggi è introvabile. Nello stesso anno sposa a Las Vegas Antonio Di Ciesco, suo ex autista, a quanto sembra l'unico uomo che è stato capace di tenerla legata a sé.

Sempre nel 1991 Moana Pozzi realizza insieme a Mario Verger un film d'animazione intitolato "Moanaland", che insieme a "I Remember Moana", dopo esser stato presentato al Palazzo delle Esposizioni e raccogliendo l'attenzione di Enrico Ghezzi per "Blob" e "Fuori Orario", fu l'unico cartoon premiato con la Menzione speciale all'International Erotic Film di New York. Oggi le due pellicole, conservate in Rai, sono un vero piccolo cult per gli ammiratori di Moana.

L'anno dopo è la volta della sua prima avventura "politica": si presenta alle elezioni politiche con il Partito dell'amore, sorta di "braccio politico" dell'agenzia Diva Futura di Schicchi. L'operazione fallisce, ma il tasso di celebrità balza alle stelle. Moana Pozzi è ormai una macchina che produce denaro. Compra un attico da due miliardi a Roma, vive una vita all'insegna del lusso e della ricchezza.

Nel 1993 lo stilista Karl Lagerfeld la fa sfilare in passerella a Milano. Gli stilisti si infuriano, ma lui replica: "Le donne si muovono come Moana, mica come una top model".
Sabina Guzzanti ne fa un'imitazione spassosa ad "Avanzi". E' l'apoteosi.

Il 17 settembre 1994 arriva la notizia terribile: Moana Pozzi è morta il giorno 15 in una clinica di Lione per un tumore al fegato. I funerali vengono svolti in forma privata, nessuno riesce a fotografare il corpo. Subito si scatenano le ipotesi più svariate: Moana sarebbe ancora viva, ma non vuole che qualcuno la ritragga moribonda e mette in atto un'uscita di scena anticipata; altri sostengono invece che si sia ritirata dalle scene fuggendo in India.

Di certo c'è solo la battaglia legale tra i genitori e il marito per l'eredità miliardaria. Spunta un testamento olografo senza firma, quindi non valido. L'appartamento dell'Olgiata viene svaligiato da ignoti e rimane da allora disabitato.
I fan non la dimenticano.
I suoi video continuano ad essere tra i più venduti e sui muri di Roma compaiono scritte e graffiti in sua memoria.
Finita la storia, inizia la leggenda di Moana, la donna che ha sdoganato il porno.

A 10 anni dalla sua scomparsa è uscito il libro illustrato "Moana" (2004, di Marco Giusti), un volume-diario che ripercorre con immagini, documenti e dichiarazioni la vita di questo personaggio scandaloso e contraddittorio. E' anche un viaggio nel mondo del porno visto con gli occhi della sua protagonista più eccellente, nonché uno sguardo indiscreto sulla vita privata dei tanti personaggi dello spettacolo e della politica che non hanno saputo resistere al suo fascino.

Nel febbraio del 2006 alla trasmissione tv "Chi l'ha visto" (RaiTre) Simone Pozzi, fino ad allora ritenuto fratello di Moana, ha affermato di essere il figlio. Nell'occasione ha aggiunto di avere maturato la decisione di dichiarare la sua identità e di raccontare la vicenda in un libro dal titolo "Moana, tutta la verità".
 
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Hellas Army
view post Posted on 30/9/2006, 13:46     +1   -1




si parlava di personaggi storici comunque...
 
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ILBRIGANTE
view post Posted on 30/9/2006, 13:57     +1   -1




Giordano Bruno
[WIKIPEDIA]

Giordano Bruno, conosciuto anche come Bruno Nolano o Bruno da Nola (Nola, 1548 - Roma, 17 febbraio 1600) è stato un teologo e filosofo italiano; condannato per eresia dalla Chiesa Cattolica, morì sul rogo.

Vita
Nato a Nola, in Campania, da un soldato di nome Giovanni Bruno, il suo vero nome era Filippo. Prese il nome di Giordano quando divenne frate Domenicano al monastero di San Domenico, vicino a Napoli. Nel 1572 fu ordinato sacerdote.

Pare che avesse una memoria prodigiosa, e si applicò nel campo della filosofia, attratto soprattutto dalle idee appena riscoperte di Platone e di Ermete Trismegisto.

Nel 1576 lasciò Napoli per sfuggire all'attenzione dell'Inquisizione. Per la stessa ragione, lasciò anche Roma, lasciando pure l'ordine domenicano. Si recò a Ginevra, dove diventò Calvinista per un breve periodo, prima di essere scomunicato e costretto a riparare in Francia.

Rimase in Francia per sette anni, sotto la protezione di alcuni potenti mecenati. In quel periodo pubblicò venti opere, incluse alcune inerenti le tecniche mnemoniche, fra cui il trattato "De umbris idearum" e, nel 1584, la "Cena de le Ceneri" e "De l'Infinito, Universo e Mondi".

Nella Cena difese le teorie di Copernico, per quanto in modo piuttosto confuso. Nell'Infinito sostenne che le stelle che vediamo di notte sono simili al nostro Sole, che l'universo è infinito e contiene un numero similmente infinito di mondi, e che tutti sarebbero abitati da esseri intelligenti (vedi anche Equazione di Drake).

Nel 1586, dopo una violenta lite riguardo "uno strumento scientifico" lasciò anche la Francia alla volta della Germania, ma giunto ad Helmstadt fu presto scomunicato dai Luterani. Nel 1591 accettò un invito a recarsi a Venezia, ma fu arrestato dall'Inquisizione ed estradato a Roma nel 1593 per essere processato.


Roma - Statua a Giordano Bruno in Campo dei FioriDopo altri sei anni di prigione, nel 1599 fu processato; il procedimento venne presieduto dall'inquisitore Cardinal Bellarmino. Rifiutando di abiurare le proprie convinzioni, Bruno fu dichiarato eretico, consegnato al braccio secolare l'8 gennaio 1600 e bruciato sul rogo in Campo dei Fiori (una piazza di Roma) il 17 febbraio di quello stesso anno.

Si è spesso sostenuto che Bruno sia stato bruciato per via della sua adesione alla teoria di Copernico, ma ciò non può essere affermato con certezza, poiché le sue idee in campo teologico erano sufficientemente eterodosse per una condanna da parte della Chiesa cattolica dell'epoca, che lo processò piuttosto per docetismo.

Tutte le sue opere furono messe all'Indice nel 1603.

Insieme con la successiva abiura di Galileo Galilei, la sua condanna segnò uno dei momenti più bui della Controriforma cattolica, e la figura di Giordano Bruno è spesso associata con la difesa della libertà di pensiero.

Quattrocento anni dopo la sua esecuzione la Chiesa cattolica ha condannato l'uso del rogo, ma confermando il suo giudizio sulla figura di Bruno. Per bocca del cardinale Angelo Sodano, la Chiesa afferma che la condanna di Giordano Bruno "costituisce oggi per la Chiesa un motivo di profondo rammarico".


La Cosmologia
Giordano Bruno pose le basi filosofiche della Rivoluzione astronomica. Rifacendosi a Nicola Cusano, ma sostendo con più decisione di costui l’infinità dell’universo, Bruno argomenta che l’universo è infinito proprio perché in esso si rispecchia l’infinità del Creatore: il mondo è effetto di Dio, che è la sua causa; ma Dio è causa infinita; dunque il mondo, come effetto di Dio infinito, dev’essere anch’esso infinito, poiché Dio non è solo causa dell'universo, ma principio immanente in esso, ovvero sostenne che la causa permane nell'effetto. L’infinità del mondo è spiegata da Bruno in due direzioni: sia nella direzione di un’assenza di limiti esterni dello spazio cosmico, sia nel senso del numero infinito dei mondi esistenti, cioè da infiniti "Soli" e pianeti, abitati da infiniti esseri intelligenti. Bruno accetta inoltre la teoria dell’astronomo Copernico (1473-1543), espressa nell’opera "De revolutionibus orbium coelestium" (1543), secondo la quale è la Terra a girare intorno al Sole, e non il Sole a girare intorno alla Terra. Tuttavia la visione cosmologica di Bruno non si riduce al Copernicanesimo. Sviluppando le intuizioni di Cusano, Bruno fa saltare i confini del mondo che Copernico considerava ancora finito. Il nostro sistema planetario eliocentrico non è che un’infinitesima parte dell’universo, dove ci sono infiniti altri sistemi con altri pianeti abitati come la Terra, tutti composti dai quattro elementi, tutti irradianti luce, e nessuno inferiore agli altri per dignità. Cosicché l'universo non possiede né centro né circonferenza, non è né alto né basso. Secondo Giordano Bruno, inoltre, il movimento cosmico non è dovuto a un motore immobile, come nel sistema astronomico aristotelico, ma a princìpi interni ai corpi celesti (dato che l’universo è infinito e quindi non c’è nulla “fuori” di esso): tali princìpi sono le anime dei singoli mondi, che muovono gli astri con la stessa spontaneità con cui la nostra anima dirige il nostro corpo verso il fine desiderato; perciò, il movimento è intrinseco nella natura stessa dell'universo. Dio non è altro che l’Anima delle anime, la Forza infinita presente nella natura, che imprime vitalità e ordine a tutta la materia (infinita) dell’universo, anche perché solo una forza infinita potrebbe muovere una massa infinita.


Dio
Bruno concepisce il mondo come un gigantesco "essere", la cui anima è Dio, che viene definito da lui anche "Mens insita omnibus" (cioè "Mente posta in tutte le cose"), e tale sarebbe la visione immanente di Dio, ovvero la concezione del Divino che è il Tutto, e del Tutto che è il Divino. Infatti, aggiunge Bruno, la morte è solo apparenza, in quanto la materia, seppur muti aspetto, permane sempre come materia, e dunque in Dio; egli afferma:

«Tutto muta e nulla si annihila.»


Infatti, ogni cosa è partecipe della vita, perlomeno come materia. La visione religiosa di Bruno appare dunque, per certi aspetti, panteista. Il panteismo è appunto una tesi filosofico-religiosa che identifica Dio e il mondo. Sennonché, accanto alla nozione panteista di un Dio immanente nell’universo, Bruno presenta anche un altro concetto della divinità (più affine a quello della religione cristiana), ovvero quello della "Mens super omnia" ("Mente sopra tutte le cose"). Tale è invece la visone trascendente di Dio, manifestato come "Forma" o "Intelletto" universale, che ogni cosa subordina e governa. Alcuni studiosi hanno visto in questa dottrina un’adesione di Bruno alla teoria della «doppia verità». Secondo Bruno, bisognerebbe inoltre distinguere fra verità filosofica e verità religiosa: per il filosofo e lo scienziato Dio è immanente nel mondo, e addirittura si identifica con esso, mentre per il popolo Dio è trascendente, cioè rimane distinto e separato dal mondo. Si può dire che Bruno concepisca la religione come fatta per la massa degli uomini comuni, che sono privi di cultura e di dottrina. Rispetto a questa massa degli uomini, la religione svolge due funzioni: in primo luogo offre agli uomini comuni l’unica raffigurazione della divinità di cui è capace la loro rozza intelligenza; in secondo luogo, serve come insieme di norme morali che guidano il loro comportamento pratico.


L'uomo e l'infinito
Significativo è l’atteggiamento filosofico di Bruno di fronte alla nuova concezione di un mondo infinito: la "perdita" da parte della Terra della sua posizione centrale nell’universo non è da lui avvertita come una degradazione per l’umanità, cioè come una diminuzione della sua importanza. Al contrario, la nuova cosmologia gli sembra esaltare la dignità dell’uomo, perché pone la Terra in Cielo, elevandola al rango delle stelle nobili (invece, nel sistema aristotelico, la Terra era il regno dell’imperfezione, della nascita e della morte, mentre il Cielo era il regno dell’eternità e della perfezione assoluta). Inoltre, il crollo dei limiti del mondo è annunciato da Bruno con l’entusiasmo del prigioniero che vede cadere le mura del carcere in cui è stato a lungo rinchiuso. Fra l’altro, sulla scorta delle scoperte effettuate dall’astronomo danese Tycho Brahe (1546-1601), Bruno nega l’esistenza delle sfere cristalline , solide e trasparenti teorizzate da Aristotele, che, secondo l’astronomia tradizionale dell'epoca, circonderebbero la Terra, e in cui sarebbero "incastonati" gli astri nel loro moto circolare. Nella "Cena delle ceneri", il filosofo, non certo avaro di elogi verso sé stesso, si presenta come colui che, infrante le illusorie sfere celesti, cioè le mura esterne dell’universo in cui si pensava che l’uomo fosse rinchiuso, si porta al di là di esse per mostrare «quello che lassù veramente si ritrovasse» (ossia per mostrare quello che veramente c’è nel Cielo). Circa l’atteggiamento intellettuale dei filosofi successivi a Bruno nei confronti dell’infinità dell’universo, bisogna fare, comunque, la seguente considerazione. Se è vero che la distruzione del cosmo aristotelico-tolemaico suscitò l’esaltazione di Bruno per l’abbattimento delle mura esterne dell’universo e per la fine del dualismo fra Cielo e Terra, è altrettanto certo che l’idea di un mondo infinito, col passare del tempo, sarà destinata a provocare anche una «ferita» al «narcisismo» umano (per usare la terminologia proposta da Sigmund Freud nella sua opera intitolata "Introduzione alla psicoanalisi"), cioè un’umiliazione che deprime l’orgoglio della nostra specie. Il narcisismo è per Freud l’amore dell’individuo per la propria immagine, cioè per sé stesso. Il narcisismo dell’umanità ha portato l’uomo a supporre che il mondo fosse stato creato per lui. Infatti, l’astronomia pre-copernicana testimoniava all’uomo la sua importanza nel cosmo e il valore dei suoi atti: la Terra, posta al centro dell’universo, nel Medioevo era considerata il teatro del dramma umano, in funzione del quale Dio aveva creato i cieli. L’infinitizzazione del mondo fa invece apparire il nostro pianeta un insignificante corpo celeste e mette in crisi l’immagine di un universo antropocentrico, cioè costruito per l’uomo. Freud, nell’"Introduzione alla psicoanalisi", afferma che l’uomo ha dovuto sopportare tre grandi mortificazioni che la scienza ha recato al suo ingenuo amore di sé. La prima l’ha subita, appunto, quando ha appreso che la nostra Terra non è al centro dell’universo, bensì è una minuscola particella in un universo infinito. La seconda mortificazione si è verificata, poi, quando Charles Darwin, nell’Ottocento, ha messo in crisi la pretesa posizione di privilegio dell’uomo nella Creazione, avanzando l’ipotesi della sua provenienza dal regno animale. Infine, la terza mortificazione è stata inflitta alla megalomania dell’uomo da parte della stessa psicoanalisi freudiana: infatti la psicoanalisi pretende di dimostrare che l’Io «non è padrone a casa propria», che, cioè, l’Io è costretto a subire le pulsioni dell’inconscio, senza rendersene conto, e senza poterle controllare coscientemente. L’Io crede di essere libero nelle sue scelte, mentre, secondo Freud, non lo è. Ritornando al tema dell’infinità del cosmo e all’angoscia che tale infinità può suscitare nell’animo umano, ricordiamo che circa sessant’anni dopo la morte di Giordano Bruno, il filosofo francese Blaise Pascal (1623-1662) rappresenterà nei suoi "Pensieri" lo sgomento dell’ateo di fronte all’impossibilità di comprendere il significato dell’universo infinito emerso dalla rivoluzione scientifica. Nel seguente pensiero di Pascal, e in altri simili, trova il suo spunto iniziale anche il famosissimo «idillio» di Giacomo Leopardi, "L’infinito":

«[...] Vedo quei paurosi spazi che mi serrano e mi trovo gettato in un canto di quella vasta distesa, senza sapere perché sia collocato lì piuttosto che altrove, né perché il poco tempo che mi è dato da vivere mi sia assegnato in questo più che in qualsiasi altro punto di tutta l’eternità che m’ha preceduto e di quella che mi segue. Vedo solo delle infinità da ogni parte, che mi serrano come un atomo e come un’ombra che non dura più che un istante, senza ritorno. Tutto quel che so è che dovrò presto morire; ma ciò che ignoro più di tutto è proprio questa morte, che non posso evitare. [...]»
(Blaise Pascal, I Pensieri, 194)

La ricerca della verità

La morale
Nei suoi due scritti morali ("Lo spaccio della bestia trionfante" e "Gli eroici furori") Bruno pone come punto di convergenza sempre l'uomo, che è appunto finitamente infinito, e in questa sua duplice e, per certi aspetti, contradditoria natura, può e deve tendere all'infinità potenzialità, per renderla atto. Più precisamente, Bruno dice che la vita è una guerra perenne del bene contro il male, poiché:

«[...] la giustizia non ha l'atto se non dove è l'errore, la concordia non s'effettua se non dove è la contrarietade. [...]"»


Cioè, non c'è bene se non nella vittoria sul male, ed il mondo è il "campo di battaglia" dove gli uomini sono chiamati e tenuti a combattere tale guerra, intellettualmente e fisicamente (ovvero con le buone opere). Egli incolpa dei vizi umani le superstizioni, generate soprattutto dalle religioni che si vogliono fondare sulla superstizione stessa, invece che sulla Verità di Dio. Dunque, propone dei nuovi valori, che dovrebbero essere sostituiti ai valori superstiziosi, che lasciano nascere i vizi. Tali valori sono:

la Verità, intesa come principio assoluto e supremo;
la Prudenza, cioè il riflesso della Provvidenza divina che dà ordine al mondo;
la Sofía (o Sapienza), che è l'inseguimento umano della verità;
la Legge, che regola le società umane.
Vi sono altri numerosi valori da lui sostenuti (magnanimità, fortezza, filantropia, ecc.) che provengono dalla tradizione umanistica e che dovrebbero condurre l'uomo alla verità, sul sentiero della virtù.


Gli "Eroici Furori"
Nella sua seconda opera morale, invece, Bruno descrive tre "furori", ovvero tre "amori":

l'amore per la vita dedita al piacere;
l'amore per la vita attiva;
l'amore per la vita contemplativa.
I primi due "furori", secondo Bruno, sarebbero quelli per gli uomini "di barbaro ingegno", mentre il terzo è in realtà l'unico furore "eroico", poiché esso ha come fine ultimo e supremo la contemplazione della bellezza divina che si manifesta nell'universo intero. Tuttavia, tale amore per la contemplazione può nascere solo attraverso una "conversione" della mente (come quella di Plotino), intesa come conversione della divinità nell'uomo e dell'uomo nella divinità. Ciò avviene solo distaccandosi dalle cose inferiori, contemplando le cose superiori e, soprattutto, contemplando Dio stesso: infatti, ciò porta ad una ascesa di amore supremo, che si compie ultimamente nella cosiddetta "morte di bacio", ovvero l'annullamento totale di sé (dei propri sensi e della propria immaginazione) nell'infinità bellezza di Dio. Quella di Bruno è dunque una elevazione mistica verso la "Mens super omnia" e attraverso la "Mens insita omnibus", ma, poiché l'infinito, per definizione, non può mai essere raggiunto totalmente, l'"eroico furore" è dunque una passione del conoscere, per avvicinarsi sempre più (anche se mai davvero) a Dio, causa e fine di tale "furore".






" E SE GIORDANO BRUNO.. FOSSE CAMPATO NUN ESISTEREBBE PIU MANCO IL PAPATO "

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A.C.A.B.
view post Posted on 1/10/2006, 21:45     +1   -1




Andreas Hofer

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Il Tirolo, che comprendeva le attuali province del Trentino e dell’Alto Adige, dopo la pace di Presburgo (1805) venne ceduto dall’Austria a Napoleone che l' assegnò all’alleata Baviera. Il Tirolo cadde così in mano al governo massonico degli Illuminati che in breve tempo sovvertì le antiche istituzioni e perseguitò in tutti i modi la Chiesa. Alla ripresa della guerra nell’aprile del 1809 tutto il Tirolo insorse. Malgrado l’Austria fosse costretta, dopo pochi mesi, ad un armistizio, i Tirolesi di lingua italiana e tedesca guidati da Andreas Hofer, oste della Val Passiria, che nel frattempo era stato scelto quale Comandante supremo, continuarono nella lotta e sconfissero l’esercito francese che dovette sgombrare l’intera regione.

Abbandonato al proprio destino dopo la pace di Schönbrunn(ottobre 1809) il Tirolo venne investito da un intero Corpo d’armata francese e, malgrado una disperata resistenza, dovette capitolare. Hofer si rifugiò con i familiari in una baita di montagna ma, tradito da un compaesano, fu condotto a Mantova e, per ordine di Napoleone, processato e fucilato il 20 febbraio 1810.

Andreas Hofer ha combattuto solo in difesa della sua patria, che era l'Impero austriaco (fino a tre anni prima il millenario Sacro Romano Impero), e della fede cattolica. A prova di ciò stanno i suoi proclami, le sue parole, le sue lettere, la sua morte. Riguardo a questo personaggio la migliore definizione l'ha data, a nostro giudizio, Francesco Mario Agnoli, nel titolo di un libro a lui dedicato:

"Andreas Hofer, eroe cristiano".

Proprio in quanto eroe cristiano, meglio, cattolico, il suo significato, la sua persona, il suo operato, acquistano un valore che travalica la meravigliosa terra del Tirolo, per coinvolgere tutti coloro che in Andreas Hofer si riconoscono, in fede, in idee, in spirito. Per questo ci onoriamo di porlo nel nostro lavoro sulla Contro rivoluzione italiana; perché con lui hanno combattuto e sono morti migliaia di italiani, ma soprattutto perché, come ogni vero eroe, Hofer non ha confini, neanche quelli delle meravigliose montagne tirolesi, ma è universale. Vale a dire, appunto, cattolico.
 
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Weizenbock
view post Posted on 2/10/2006, 09:24     +1   -1




CITAZIONE (Hellas Army @ 30/9/2006, 12:00)
giustissimo. Quelle persone potevano veramente definirsi dei rivoluzionari.

moana è storica :lol:

e poi qualcosa di un pò "free", giusto per fare due risate
 
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Hellas Army
view post Posted on 12/10/2006, 16:01     +1   -1




ERRICO MALATESTA

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Nasce nel 1853 a S.Maria Capua a Vetere (provincia di Caserta) da famiglia di proprietari terrieri. Fin da giovane manifesta il suo spirito ribelle militando tra i mazziniani. Alla nascita del movimento anarchico aderisce entusiasticamente alla nuova corrente,e per questa, abbandonerà anche gli studi di medicina. E' organizzatore di alcuni tra i moti insurrezionalisti che si hanno in Italia, tra cui quello avvenuto nel Matese nel 1877. Nel 1879 lascia l'italia per ritornarvi 4 anni dopo, ma nel per evitare una nuova condanna deve espatriare nuovamente verso l'america latina, dove rimarrà fino al 1889 . al suo ritorno viene nuovamente confinato nell'isola di Lampedusa. Da qui fugge, prima in Tunisia, poi in Inghilterra, infine negli Stati Uniti. Tornato a Londra rimane lì fino al1913. In questo periodo partecipa a vari congressi anarchici, tra cui il celeberrimo congresso di Amsterdam del 1907. Nel 1913 torna in Italia, ma dopo i fatti della "Settimana Rossa", è costretto nuovamente a rifugiarsi in Inghilterra da ove farà ritorno solo nel 1919. Il suo ritorno in Italia è salutato da tutto il movimento operaio, socialista e anarchico, quale un segnale di riscossa, ma Malatesta rifiuta il ruolo di guida, pur continuando nel suo sforzo di organizzazione del movimento anarchico. Nel 1920 fonda e dirige "Umanità Nova". L'avvento del fascismo non piega l'attività di Malatesta che dal 1924 al 1926 dà vita alla rivista "pensiero e Volontà".Confinato nella sua casa, strettamente controllata da agenti dell'Ovra, Malatesta morirà a Roma nel luglio del 1932 .

Malatesta è stato uno dei maggiori organizzatori, ma anche pensatori rivoluzionari, tuttavia, la sua vita avventurosa (per vivere ha fatto di tutto, compreso l'elettricista o aggiustare biciclette) non lgi ha permesso di dedicarsi con assiduità alla ricerca intellettuale. Tuttavia la sua produzione, distribuita in molltissimi opuscoli e giornali, rimane notevole.
 
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Hellas Army
view post Posted on 16/10/2006, 09:46     +1   -1




MUHAMMAD YUNUS

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È nato e cresciuto a Chittagong, principale porto mercantile del Bengala. Laureato in Economia, ha insegnato nelle Università di Boulder, in Colorado, e alla Vanderbilt University di Nashville, Tennesse; ha poi diretto il Dipartimento di Economia dell'Università di Chittagong. Nel 1977 ha fondato la Grameen Bank, un istituto di credito indipendente che pratica il microcredito senza garanzie. Grazie alla geniale intuizione di prestare soldi ai poveri, soprattutto donne, senza richiedere nessuna garanzia, ha notevolmente migliorato le condizioni di vita del suo paese e ha operato una notevole rivoluzione economica.
 
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Hellas Army
view post Posted on 16/10/2006, 10:04     +1   -1




EZRA POUND

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Cresciuto all'interno di una famiglia di forte estrazione religiosa, l'enigmatico poeta è nato il 30 ottobre 1885 a Hailey nell'Idaho stabilendosi fin da piccolo nei pressi di Filadelfia. Qui ha vissuto fino al suo trasferimento in età matura a Rapallo, nel 1929.
Già nel 1898 compì un viaggio in Europa con la famiglia, tornando folgorato ed entusiasta per le meraviglie elargite dal Bel Paese.

Iscrittosi all'Università di Pennsylvania, studia le lingue romanze e scopre i poeti provenzali cui in seguito dedicherà numerosi studi e traduzioni. Nel 1906 ottiene una borsa di studio che gli permetterà di viaggiare nuovamente in Europa dove, oltre a tornare nuovamente nell'amata Italia, visita anche la Spagna.

Tornato in America lo attende una sgradevole sorpresa: la borsa di studio non gli viene rinnovata. Dopo quattro mesi di insegnamento come docente di letteratura spagnola e francese in un'Università dell'Indiana, è invitato a dare la dimissioni perché il suo stile di vita è ritenuto troppo fuori dalle regole.
Nel 1908 s'imbarca nuovamente per l'Europa con pochi dollari in tasca, una decisione dettata non solo dalla necessità ma anche da una precisa scelta di vita. Pound era dell'opinione che per dare il meglio fosse necessaria qualche restrizione e che per viaggiare dovesse stare tutto in non più di due valigie.

Una volta giunto in Europa visita tutti i principali centri culturali: Londra, Parigi, Venezia. Finalmente pubblica anche i suoi primi libri di poesia. Ma al vulcanico Pound questo non basta.
Conosce ed aiuta in tutti i modi artisti di tutti i settori, compresi i musicisti.
Pound è anche un assimilatore innovoro. Nel 1913 la vedova del grande filologo Ernest Fenellosa gli affida i manoscritti del marito, stimolo principale per il suo approccio al cinese che lo porterà alla trasposizione di numerose liriche di quel lontano paese.

Nel 1914 diventa segretario del poeta irlandese Yeats, altro gigante del Novecento e infaticabile sostenitore di James Joyce, e impone la pubblicazione delle prime poesie di Eliot. Intanto la sua attenzione poetica si concentra sull'elaborazione di quelli che diventeranno i leggendari "Cantos" (o "Canti pisani").

Nel 1925 si trasferisce da Parigi a Rapallo dove resterà stabilmente fino al 1945 dedicando le sue energie alla stesura dei "Cantos" e alle traduzioni di Confucio. Negli anni 1931 1932 intensifica gli studi economici e la sua polemica contro le manovre economiche internazionali.

Nel 1941 il suo rimpatrio viene ostacolato ed è dunque costretto a rimanere in Italia, dove fra l'altro tiene una celeberrima serie di discorsi alla radio, riprendendo spesso il tema di conferenze già svolte alla Bocconi di Milano nelle quali insiste sulla natura economica delle guerre.

Com'era prevedibile nel clima infuocato di quello scorcio di secolo, quei discorsi venivano apprezzati da alcuni mentre altri li osteggiavano. Il 3 maggio del 1945 due partigiani lo prelevano per conurlo al comando alleato e da lì, dopo due settimane di interrogatori, viene trasferito a Pisa nelle mani della polizia militare.

Per tre settimane è rinchiuso in una gabbia di ferro, esposto al sole di giorno e agli accecanti riflettori di notte. Trasferito poi sotto una tenda, gli viene concesso di scrivere. Finisce di comporre i "Canti Pisani".

Viene trasferito a Washington e dichiarato traditore; viene richiesta per lui la pena di morte. Al processo viene dichiarato infermo di mente e rinchiuso per dodici anni nel manicomio criminale di Saint Elizabeth.

Incominciano a circolare petizioni da parte di scrittori ed artisti da tutte le parti del mondo e si fanno sempre più insistenti le proteste contro la sua detenzione. Nel 1958 viene liberato, si rifugia presso la figlia a Merano.
In tutto il mondo si moltiplicano le edizioni dei suoi "Cantos" e partecipa invitato a numerose attività artistiche e letterarie, mostre, convegni a livello internazionale, accolto con tutti gli onori.
Il giorno 1 novembre 1972 Ezra Pound muore nell'adorata Venezia dove è tuttoggi sepolto.
 
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171 replies since 25/8/2006, 13:14   24393 views
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