| L’IMPRENDITORE LÈTTONE SOLLECITA UN INCONTRO DIRETTO
Basarins: «Ora basta
Voglio guardare
negli occhi Cimminelli»
«Il Toro mi interessa ma lui mi sfugge e non tratterò più con i fax
Credo nel calcio italiano, sogno campioni come Henry, Vieri e Totti»
21 aprile 2004
di Marco Ansaldo
Da quello che si è capito, Aleksandrs Basarins non possiede le ricchezze spropositate di Roman Abramovich, il magnate del Chelsea che ieri si godeva il sole a bordo del suo panfilo gigantesco, ormeggiato al largo di Montecarlo: sulla banchina i buttafuori della polizia privata e le guardie del Principato scoraggiavano chiunque pensasse di salire su un barchino per avvicinarlo.
Basarins, per fortuna, è di un'altra dimensione. Al «Negresco», l'hotel più esclusivo di Nizza e della Costa Azzurra, dove ha bloccato tre suites, non è stato difficile incontrarlo. Gentile, disponibile, curioso. E parecchio seccato per gli intralci che Cimminelli pone nella trattativa per l'acquisto del Torino. «Ne ho trattati tanti di affari ma non è normale quello che sta succedendo con il padrone del Toro».
Cosa c'è di speciale?
«Io voglio una cosa sola: poterlo incontrare per guardarci negli occhi. Poi affideremmo il resto agli avvocati e ai consulenti finanziari, ma la prima cosa è guardarci negli occhi e con Cimminelli non è stato possibile. L'unico referente è il suo avvocato, Rossotto. Mi dicono che era all'estero, spero che con il rientro in Italia si faccia un passo avanti».
Quando ha provato ad incontrarlo?
«Sono a Nizza da qualche giorno per concludere altri affari e speravo che la vicinanza con Torino favorisse un incontro. Oggi (ieri per chi legge, ndr) avevo preparato due possibilità: ero pronto ad andare a Torino oppure a far venire lui a Montecarlo, prima della partita di Champions League. Ho aspettato, invano. E purtroppo devo ripartire, mi aspettano assolutamente a Riga».
Perché non si ferma a vedere l'amichevole del Toro a Nizza?
«Perché è solo una partita di vecchie glorie».
No, guardi. Qualche giocatore del Toro forse gioca come una vecchia gloria, ma a Nizza ci sarà la prima squadra.
«Davvero? Venerdì qualcuno del Toro, forse Rossotto, ci avvertì che era un incontro tra ex giocatori, per questo ho fissato la partenza. Altrimenti sarei rimasto. Episodi come questo mi fanno pensare che non ci volessero qui, contemporaneamente alla squadra».
Comincia a credere che Cimminelli non voglia vendere?
«A volte sì. L'importante è dirlo. Cimminelli ha chiesto ufficialmente alla Banca di Lettonia qual è la mia posizione finanziaria, ha voluto informazioni sui miei conti. Io invece non ho ancora saputo da lui se è davvero disposto a vendere e cosa vende: il capitale del Torino è costituito solo dai giocatori o c'è altro? E cosa?».
Può chiederlo a Rossotto.
«Potrei anche andare avanti a colpi di fax. Però una trattativa con i fax può durare tutta la vita, io invece ho fretta».
Forse dovrebbe averla anche il Toro, visto che i programmi per il futuro andrebbero chiariti subito.
«Il tempo è contro di noi, tra un po' comincia la campagna acquisti, vanno preparati i piani».
Pensa di dare un ultimatum?
«Sono contrario agli ultimatum, preferisco che ci si trovi per guardarsi negli occhi. O sì o no ma con chiarezza. Quindi non metto un limite per la risposta. Si sappia soltanto che il Torino è la prima scelta, mi sono innamorato della sua storia, è il mio obiettivo. Però mi tempestano di offerte, altri club della serie A, squadre francesi. E venerdì, al Delle Alpi, quelli del Vicenza mi chiedevano ‘’perché vuole il Toro e non noi?”».
Diciamo di più. Perché vuole entrare nel calcio italiano, adesso che è in crisi?
«Perché dopo le crisi ci sono le grandi risalite e io, per quel momento, voglio esserci».
In questi giorni su di lei si è scritto di tutto, l'hanno descritta persino come una specie di Superman che si diverte in gare impossibili. Ma il calcio che piace a Basarins, qual è?
«In questo momento credo che il calcio più forte sia quello inglese. Insieme a quello italiano difende meglio, in Spagna giocano di più per l'attacco».
Ma se potesse avere nella sua squadra i giocatori che le piacciono chi prenderebbe?
«Ieri Maradona, oggi Henry, Totti, Kakà».
Insomma lei è per il calcio frizzante?
«Sono per una squadra equilibrata e con grandi giocatori. E sono convinto che i grandi giocatori nascano ovunque, anche in Lettonia, che è tra le sedici finaliste del campionato d'Europa e che sogno in finale con l'Italia. Io non sono molto favorevole a comprare all'estero: meglio avere il maggior numero possibile di giocatori della stessa nazione e l'Italia ha tanti talenti».
In questa chiave chi porterebbe al Toro?
«Vieri, perché è un grande giocatore e perché ci è nato. Ovviamente questo non basta a farlo ritornare: capisco che una squadra in B non richiami i campioni. Ecco perché sarebbe importante riportarla in fretta in serie A, far riconquistare al Toro il posto che le compete: la mia speranza è di trovarmi tra qualche anno a Monaco per una semifinale di Champions League, come questa volta, ma per vedere il Toro, non il Chelsea».
CIMMINELLI PORCO BASTARDO,VENDI!!!!!!!!!!
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